Di Henry Jekill – E ora chi paga? La vittoria di Tsipras in Grecia mette a rischio il credito che hanno nei suoi confronti gli altri paesi europei, principalmente Germania, Francia e Italia, rispettivamente per 60, 45 e 40 miliardi di euro, seguono Spagna (26) e Olanda (12). Il 17% del credito è in mano alle banche, il 10% è del Fondo Monetario Internazionale, l’8% è della BCE. Al di là delle dichiarazioni di gioia dei comunisti europei come Gianni Pittella e Andrea Marcucci: “Grande vittoria di Tsipras”, se la vittoria di Syriza regala a Matteo Renzi l’opportunità di ottenere più flessibilità di quanta finora l’Italia non abbia ottenuto, non bisogna dimenticare che se la Grecia è ancora nella zona euro, lo deve all’enorme mole di prestiti che la comunità internazionale gli ha garantito. Sono in tutto 322 miliardi. Tsipras, da comunista incosciente quale è (e da piantapuffi come molti comunisti che reggono le sorti degli stati indebitati) ha già detto chiaramente di volere una ristrutturazione del debito di Atene; questo significa che, se passasse questa richiesta (speriamo di no) l’Italia dovrebbe rinunciare al suo credito, almeno nell’immediato. Se poi Tsipras decidesse di venir meno all’accordo siglato con la Troika, che prevede il risanamento del debito e la ristrutturazione dello Stato, per cui ha avuto tutti quei soldi, la conseguenza più probabile sarebbe l’esplodere degli spread sui titoli sovrani, a partire da quelli dei Paesi più indebitati come l’Italia e il conseguente aumento della spesa per interessi. C’è uno scenario persino peggiore, ed è quello dell’uscita della Grecia dalla moneta unica. In questo caso le conseguenze sarebbero imprevedibili. Unica, magra, consolazione è che la situazione greca farà abbassare le quotazioni dell’Euro che si avvia alla parità col Dollaro, avvantaggiando le esportazioni dei prodotti dell’UE in generale e italiani in particolare.
C’È POCO DA FAR FESTA PER LA VITTORIA DI TSIPRAS

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