Alessandria (a.g.) – Bisogna subito dire che sull’aggressione alla supplente dell’Istituto Vinci (periti tecnici e commerciali) di Via Trotti s’è fatta molta confusione e montata la panna su fatti, gravi ma non rari, comunque avvenuti quasi due mesi fa. Infatti l’aggressione risale all’8 febbraio, denunciata dall’allievo di una classe diversa da dove si è verificata, uno studente di quinta che, transitando in corridoio, aveva sentito degli schiamazzi, è entrato e ha visto la supplente (che è disabile) sulla sedia con alcuni studenti che la schernivano e le appiccicavano addosso dello scotch mentre qualcuno scriveva parolacce sulla lavagna. È intervenuto con decisione ed ha messo fine a quel triste spettacolo. Sarà premiato dal preside Salvatore Ossino con un attestato di merito. Per contro qualcuno ha filmato un video che è stato postato su Instagram dove è rimasto fino a quando il preside non s’è rivolto alla polizia postale per farlo rimuovere.
C’è già polemica sulla punizione dei responsabili di quei fatti: per alcuni un mese di sospensione è troppo poco, anche se non si sa con certezza come siano andate le cose e neppure quanti e quali siano stati i responsabili. C’è una certa omertà.
Qualcuno pretende un anno di sospensione che appare eccessivo, anche perché ormai in Italia gli studenti sono intoccabili, mentre i professori no.
Si tratta dell’ennesimo atto di bullismo da parte di chi nessuno educa più. Né la famiglia né la scuola.
Prima di questo, avevamo scritto di un altro episodio che ha visto in azione una banda di minorenni. Si tratta d’una rapina in tabaccheria risalente al 15 dicembre 2017. Erano le cinque e mezzo del pomeriggio quando un gruppo di ragazzini faceva irruzione nella tabaccheria di Via Arzani 48 (rivendita di tabacchi n. 30) e, approfittando del fatto che era presente solo l’anziana titolare di 73 anni, mentre uno fungeva da palo all’esterno e un altro teneva bloccata la porta interna che divide il retro con lo spazio aperto al pubblico per impedire alla titolare – che cercava di entrare – di poter intervenire, faceva velocemente razzia delle stecche di sigarette presenti sugli scaffali. La titolare, non senza fatica, ad un certo punto riusciva ad aprire la porta e ad entrare in negozio ma i giovani rapinatori se la davano a gambe portando via le poche stecche che riuscivano a nascondere sotto i giubbotti e abbandonando il grosso della refurtiva sul pavimento. La donna tentava di bloccare uno di loro afferrandolo alle spalle ma il teppista riusciva a divincolarsi gettandola a terra per cui, a causa della caduta, l’anziana donna riportava una frattura alla gamba a seguito della quale subiva il ricovero in ospedale a Tortona. Sulla scorta delle descrizioni acquisite e degli elementi investigativi raccolti nell’immediatezza avevano luogo le ricerche dei possibili autori con servizi di osservazione e controllo nei luoghi potenzialmente frequentati dai sospettati e nei pressi delle loro abitazioni. Finalmente, nella mattinata di sabato 16 dicembre, dopo molte ed approfondite ricognizioni, i carabinieri procedevano ad accedere nelle rispettive abitazioni dove, in presenza dei genitori o di altri parenti, trattandosi di soggetti minorenni, identificavano i responsabili della rapina e procedevano all’esecuzione degli atti di polizia giudiziaria che portavano al rinvenimento e al sequestro di una parte della refurtiva, consistente in numerosi pacchetti di sigarette. Tutti i minori confermavano la loro partecipazione al “colpo” indicando ruoli e compiti di ciascuno, tanto da confermare che l’episodio delittuoso fosse stato pianificato e organizzato allo scopo di impossessarsi dei tabacchi. I minori in questione sono quattro italiani ed un lituano, tutti residenti in città, rispettivamente di 14 (2), 13 (2) e 12 (1) anni, tutti iscritti in una scuola media di Tortona. Dagli accertamenti svolti è emerso che alcuni di loro sono già seguiti dai servizi sociali. I due quattordicenni sono stati denunciati in stato di libertà per il reato di rapina, mentre gli altri tre minorenni, non imputabili, in quanto non ancora quattordicenni, saranno comunque segnalati alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Torino. Al termine delle operazioni tutti i minori sono stati affidati ai rispettivi familiari da parte dei Carabinieri di Tortona. Anche in quel caso la scuola non è praticamente intervenuta e quei ragazzini continuano a frequentare senza essere stati oggetto di adeguate e auspicabili misure di correzione.
È chiaro che siamo di fronte al fallimento della scuola e di una società ormai allo sbando.
Il relativismo imperante ha demolito i punti cardinali di una forma moderna e liberale di convivenza civile in cui il concetto di libertà cosciente e non selvaggia sia l’aspetto più importante che dovrebbe essere garantito dall’applicazione della legge per favorire comportamenti civili e quelle che una volta si chiamavano buone maniere.
Il fenomeno delle mini gang è in crescita, e l’ultima moda è il knockout game: incontri qualcuno per strada, gli assesti un bel cazzotto e scappi. Le conseguenze possono essere anche fatali. I magistrati dei Tribunali dei minori avvertono: il fenomeno è in aumento e si può arrivare fino all’omicidio.
Massimo Recalcati: la famiglia è esplosa perché il padre è evaporato e i giovani sono allo sbando
A questo proposito, in una bella intervista di Famiglia Cristiana, il professor Massimo Recalcati ha messo a fuoco la figura del padre. “I padri latitano, si sono eclissati o sono divenuti compagni di gioco dei loro figli”. Questa la tesi dello psicoanalista milanese secondo il quale l’assenza della figura paterna sta causando sconquassi senza precedenti nella famiglia e nella società. E il teppismo dilagante che coinvolge soggetti sempre più giovani ne è la dimostrazione. “Il padre – secondo lo studioso – è la stella polare della famiglia e se manca diventiamo orfani di un punto di riferimento, di una Legge condivisa e condivisibile, capace di orientare il nostro agire. Dopo l’evaporazione del padre ci siamo finalmente messi in cammino per capire che cosa fare in sua assenza, come riempire il vuoto anche perché abbiamo sperimentato – spiega Recalcati – nelle nostre esistenze e, in scala maggiore, nei grandi fenomeni mondiali che determinano il destino delle nazioni che la ribellione, la trasgressione edipica contro il padre e la legge non hanno prodotto nulla di durevole, lasciandoci più soli e smarriti che mai. Come pure non ha risolto i nostri problemi la chiusura narcisistica in noi stessi, in una sorta di autismo che, negli ultimi anni, ha preso la forma dell’immersione nei social network”.
Da tempo lo psicanalista Massimo Recalcati studia e, attraverso l’incontro con i pazienti, ascolta le voci del disagio, di quel male di vivere che si è impossessato di noi orfani, ormai disillusi rispetto all’efficacia della trasgressione e già stanchi di specchiarci in noi stessi.
Telemaco è un nuovo modo possibile di essere figli
“L’idea di fondo – spiega lo psicologo – è che Telemaco, il figlio di Ulisse che resta in attesa del padre per ristabilire la legge sull’isola di Itaca, usurpata dai proci possa suggerire un nuovo modo di essere figli, e quindi di essere uomini nell’epoca della morte del padre. Se Edipo definiva la sua essenza nella volontà di uccidere il padre, Telemaco è in attesa del suo ritorno: esprime cioè una radicale invocazione del padre, scaturita dalla presa di coscienza che senza legge non c’è senso, non c’è felicità. Certo, il padre atteso e invocato da Telemaco non potrà più essere il padre padrone, il padre-eroe, il padre-dio: l’epoca del padre come legge assoluta è finita, per sempre e per fortuna, considerate le ricadute negative che ha generato”.
Per Recalcati, quindi, siamo alla ricerca di un padre nuovo, un padre testimone, non più in grado – come la storia si è incaricata di dimostrare – di incarnare il senso, la legge, la verità, bensì di testimoniare con la propria vita e le proprie scelte un senso possibile, una legge possibile, una verità possibile. Il segreto di tutto ciò, secondo Massimo Recalcati, è di far intuire al figlio che desiderio (cioè felicità) e legge non sono incompatibili: al contrario, sono l’uno essenziale all’altro, mentre la pretesa di un godimento illimitato, senza freni e senza legge, si rivela effimero e ci lascia vuoti.
All’inedita figura paterna dovrà corrispondere un’inedita figura di figlio
Non più l’Edipo che non riconosce limiti ed elimina chiunque li rammenti, né il Narciso che crede di bastare a se stesso. È Telemaco a insegnarci chi è, oggi, il figlio autentico, l’erede giusto, perché sa riconoscere il debito insuperabile che lo lega ai genitori, trovandovi il germe del limite che, se rispettato, dà senso alla vita. Ma per educare i giovani d’oggi non è più sufficiente un padre-testimone di cui siamo alla ricerca, di cui abbiamo bisogno, i genitori che ci hanno messo al mondo, ma anche un professore, uno zio, un amico, un’esperienza di conoscenza che abbiamo incontrato. Una conoscenza che fa della legge il perno del suo essere.
“La vita – spiega ancora Recalcati nell’intervista – per umanizzarsi deve poter incontrare lo spigolo duro del limite. Il padre è il simbolo della legge perché rappresenta proprio l’incontro beneficamente traumatico con questo spigolo. D’altra parte l’esperienza del limite non ha come finalità quella di mortificare la vita. Un padre non è un domatore di leoni, piuttosto l’esperienza del limite rende possibile l’esperienza del gioco del desiderio. Senza limite non c’è possibilità di giocare, lo sanno bene i bambini. Il desiderio sorge dall’incontro con una soglia”.