Novi Ligure (a.g.) – Nel corso dell’incontro di oggi tra i sindacati e la proprietà della Pernigotti, i rappresentanti del gruppo turco Toksoz, dal 2013 proprietario della storica azienda dolciaria novese, hanno reso nota la decisione di chiudere lo stabilimento in viale della Rimembranza. A nulla è valsa l’ultima proposta avanzata dai sindacati di sfruttare la cassa integrazione straordinaria per la ristrutturazione dell’azienda. I turchi terranno il marchio e la rete commerciale ma i prodotti usciranno da stabilimenti esterni e la chiusura dello stabilimento di Novi Ligure si tradurrà nel licenziamento di un centinaio di persone, la metà impiegata nella produzione e il resto negli uffici amministrativi e in parte del commerciale.
S’è conclusa così la storia di Novi, la piccola Genova, superba capitale della finanza, della tecnologia, del commercio. La seconda tipografia d’Italia era quella dei fratelli Girardengo del XVI secolo dopo la tipografia Manuzio di Venezia. Tra le prime Fiere di cambio d’Europa c’era quella di Novi del XVII secolo, una sorta di borsa delle merci. Nel 1745 nasceva a Novi la quarta Loggia Massonica d’Italia, la Confiance. Una Novi con tre banche e l’industria siderurgica più potente d’Italia. Nel XIX secolo proprio a Novi nasceva l’Ilva delle famiglie Bonelli e Cavanna, a Novi c’erano tre aziende produttrici di lampadine quando tutto il mondo illuminava le vie, le piazze e le case con la lampade a olio. E poi l’industria dei riduttori di velocità con la Carlevaro e Cattaneo, quella delle scarpe con la Zavaglia, quella dei vetri flessi per l’industria automobilistica come la Catariflex della famiglia Peloso, quella dell’industria farmaceutica come la Biondustria della famiglia Caraccia. Come la Dellepiane regina mondiale del velluto. A Novi c’era il secondo aeroporto d’Italia e la squadra di calcio, la Novese, vinceva il primo scudetto della Figc nel 1922. Con la chiusura della Pernigotti, storica e potente industria dociaria, Novi è morta. Novi non c’è più. Ha vinto chi gridava più forte e non ascoltava le ragioni di chi lavorava più forte. Ha vinto la politica becera dei comunisti che hanno scelto di ammazzare una borghesia geniale e laboriosa in nome dell’ideologia più inutile ed inattuabile che la mente umana abbia mai concepito. Ed ora che l’ultima azienda se n’è andata a Novi rimane il ricordo e l’ovvietà di una classe dirigente che non ha mai buttato il cuore oltre l’ostacolo per poi andarselo a riprendere come hanno fatto i liberali novesi che hanno dato vita ad una città che da secoli era un esempio straordinario di inventiva, di lavoro, di risparmio e di ricchezza. Mentre da domani altre cento famiglie novesi non possono più contare su unostipendio guadagnato alla Pernigotti.
La Pernigotti chiude e se ne va l’ultima azienda di una Novi grande che non esiste più
