Alessandria – Cinque minuti. Un lasso di tempo brevissimo ma che per Ingrid Vazzola (nella foto) sarebbe stato importantissimo.
La donna originaria di Bruno d’Asti e residente ad Oviglio con il marito Stefano Mantelli e una bambina di tre anni, è morta la scorsa settimana all’Ospedale di Alessandria assieme alla bimba che aveva in grembo.
Aveva un’infezione in atto, documentata dalle analisi del sangue, ma l’esito non è stato visto prima di dimettere la paziente dal pronto soccorso e mandarla a casa con terapia di “riposo e Tachipirina 1000”.
Quando è ritornata in ospedale, due ore dopo, con sofferenze lombari, debilitazione, vomito e febbre, la situazione era ormai troppo compromessa.
Stamane alle 10 ad Oviglio si sono tenuti i funerali della quarantunenne, insegnante di inglese a Nizza Monferrato.
Una tragedia sulla quale ancora ci sono dei punti oscuri che dovranno, ovviamente, essere chiariti.
Ingrid a luglio avrebbe partorito un’altra bambina, la gravidanza era andata bene, non si poteva pensare ad altro che ad un parto felice.
La relazione dei periti Luca Tajana e Carlo Bulgheroni, incaricati dal pm Andrea Trucano non arriverà prima di fine agosto o inizio settembre e anche i consulenti delle parti (Valter Declame e Antonio Osculati per i sette medici indagati, difesi da Piero Monti, Tino Goglino, Giuseppe Cormaio e Roberto Cavallone, e Roberto Testi per la famiglia, rappresentata da Francesco Sangiacomo, Gabriella Angela Massa e Vittorio Spallasso) formuleranno proprie conclusioni sulle cause del decesso.
È stato fatto tutto il possibile per salvare Ingrid? Lo vorrà sapere il magistrato in base alle linee guida e, al di là dei protocolli, anche tenendo conto delle condizioni obiettive in cui si presentava la paziente.
Quello che è certo è che un’infezione c’era. Alla donna era stato fatto un prelievo di sangue nella notte tra lunedì 17 e martedì 18 giugno.
Il risultato, però, doveva ancora essere comunicato e la donna, al contempo, la mattina del 18 giugno era stata dimessa.
E, quindi, non sarebbe stato visto, e, presumibilmente, dopo le dimissioni, non c’era più motivo di consultare la cartella clinica informatica. Altrimenti ci sarebbe da domandarsi perché non sia stata richiamata indietro.
Insomma, quello di Ingrid, a parere dell’Ospedale di Alessandria, era un caso chiuso.
Ora, invece, restano interrogativi ai quali si dovrà cercare di dare una risposta: se l’esito dell’esame del sangue fosse stato letto e si fosse intervenuti già alle 10 del mattino con una terapia antibiotica Ingrid ce l’avrebbe fatta? E ancora: è stato fatto tutto il possibile da parte dei medici?
Una domanda che spalanca una tragedia, ormai irreversibile, ma saranno i consulenti, della procura e delle parti, a dare delle risposte più precise.
Aveva un’infezione in atto ed è stata dimessa cinque minuti prima dell’esito del referto Ingrid Vazzola, la donna morta all’Ospedale di Alessandria assieme alla bimba che aveva in grembo
