di Nuccia Bianchini (Agi) – A due giorni dall’anniversario della strage di Nassiriya, in Iraq, cinque militari italiani sono rimasti feriti nell’esplosione di un ordigno improvvisato su una strada vicino Kirkuk. I soldati, tutti appartenenti alle Forze Speciali, sono stati ricoverati all’ospedale militare di Baghdad, non sono in pericolo di vita, ma versano in gravi condizioni. Ad almeno uno, un sottufficiale dell’esercito, è stata amputata una gamba, un altro ha subito lesioni interne, un terzo, un giovane ufficiale della Marina militare, ha subito un danno al piede.
Un attentato che ricorda quello, gravissimo, accaduto il 12 novembre 2003, a Nassiriya che fece 28 morti, dei quali 19 italiani e nove iracheni. I militari italiani sono in Iraq nel quadro della missione Prima Parthica, che opera nell’ambito dell’operazione internazionale per fornire assistenza e addestramento alle forze irachene che stanano le ultime, mai completamente sopite, realtà del Daesh, l’autoproclamato Califfato.
L’Iraq è tutt’altro che pacificato e in queste ultime settimane ci sono manifestazioni antigovernative che sono le più imponenti dal 2003, quando il regime di Saddam Hussein crollò dopo l’intervento militare Usa. I manifestanti e le forze di sicurezza si sono scontrati anche nelle ultime ore nel centro della capitale, trasformato in un campo di battaglia saturo di gas lacrimogeni.
Da settimane la tensione è altissima, la disobbedienza paralizza strade, infrastrutture petrolifere e amministrazioni; e la protesta si va sempre piu’ canalizzando contro Teheran, percepito come un a presenza ingombrante per le continue interferenze nella politica interna. L’ondata di manifestazioni e violenze, cominciata il 1° ottobre, per chiedere la caduta di un governo considerato corrotto e incompetente, ha causato più di 300 morti.
Il movimento di protesta inizialmente è stato innescato dalla richiesta di lavoro e servizi migliori. Ora i manifestanti chiedono anche le dimissioni di tutti i leader politici e un totale rinnovamento del sistema politico nato dopo la caduta del dittatore.
Per cercare di placare le proteste, il primo ministro, Adel Abdelmahdi, sabato ha annunciato una serie di riforme, tra cui il dimezzamento del salario degli alti funzionari del governo: sono risorse che si aggiungeranno, ha spiegato, a quelle già approvate dall’esecutivo, che però per ora non hanno disattivato la mobilitazione nelle strade.
Abdelmahdi ha ammesso comunque che le manifestazioni sono riuscite a fare pressioni sulle forze politiche e sulle autorità giudiziarie, legislative ed esecutive perché “correggano la strada” e “accettino i cambiamenti”. I manifestanti chiedono profonde riforme in tutto il sistema di potere, che considerano corrotto e settarie. E non è detto che le ultime promesse possano bastargli.
Al momento dello scoppio, il gruppo di militari italiani coinvolto stava facendo rientro alla base di appoggio dopo l’attivita’ di mentoring e training svolta in una zona di Suleymania, nel Kurdistan iracheno. Il team italiano era impegnato a favore di forze di sicurezza locali – in particolare forze speciali dei peshmerga – che operano nel territorio. Il nucleo italiano procedeva in parte a piedi, in parte su mezzi blindati.
“L’ordigno esplosivo artigianale – dice la nota del ministero della Difesa – è detonato al passaggio di un team misto di Forze Speciali italiane in Iraq. Il team stava svolgendo attività di mentoring and training a beneficio delle forze di sicurezza irachene impegnate nella lotta al Daesh”.
“I cinque militari coinvolti dall’esplosione – si legge ancora – sono stati prontamente soccorsi, evacuati con elicotteri Usa facenti parte della coalizione e trasportati in un ospedale Role 3 dove stanno ricevendo le cure del caso. Tre dei cinque militari versano in condizioni gravi ma non sarebbero in pericolo di vita. Le famiglie dei militari sono state informate”.
Cinque soldati italiani feriti in Iraq
