(2a parte)
Se un tale con in tasca solo 2 euro, dichiara di avere dei soldi, dice la più assoluta verità, ma in realtà mente rendendo possibile ogni equivoco sulla sua reale ricchezza. Un’analoga ambiguità ha caratterizzato la recente politica, peraltro unitaria, di un furbastro paese africano. I membri, sia del governo che dell’opposizione, non si sa fino a che punto in buona fede, dopo la chiusura del nucleare iniziarono ad affermare, con grande dovizia di mezzi, la possibilità di produrre energie rinnovabili tramite impianti solari o mossi dal vento ed anche alimentati da vegetali. Il che era vero ma, nella realtà, le possibilità produttive erano minime rispetto alla domanda reale mentre i costi di produzione inaccettabilmente alti. Ma gli aborigeni africani, che non brillavano certo per conoscenza scientifica, caddero facilmente nella trappola. Del resto un analogo giochetto era già stato fatto con i carburanti, quando si era narrata alle masse la favoletta di poter sostituire il petrolio con l’alcol prodotto dalla distillazione di vegetali di vario genere. Fu un’ubriacatura collettiva (l’alcol fa questo effetto) di cui oggi più non si parla poiché per produrre una sola caloria di alcol bisogna spenderne 3-4 di petrolio. Ma pare che, in quel bizzarro paese tropicale qualcuno continui a godere di sostanziosi finanziamenti pubblici a riguardo. Finita la sbornia dell’alcol, si pensò di incrementare la produzione di energia elettrica di origine solare, ovviamente fatta da privati, tramite un’altra bella, ma assai pericolosa pensata. Lo Stato si impegnò ad acquistare l’energia elettrica prodotta con il solare ad un prezzo sei volte superiore a quanto vendeva quella da lui stesso prodotta. Il tutto ovviamente con scarsi o nulli controlli, secondo le migliori tradizioni locali. Avvenne così che alcuni furbetti cedettero alla fin troppo facile tentazione di rivendere allo Stato la sua stessa corrente dopo averla nascostamente prelevata dalla rete distributiva normale spacciandola per energia solare da loro prodotta. Secondo alcuni tecnici africani ciò spiega la rapidissima proliferazione degli impianti anche in aree del paese ove di sole ce n’è poco ed abbondano la nebbia ed il cielo coperto (il solare funziona con la luce). Analoga cosa avvenne con il vento. Nel sud del paese africano abbondano gli impianti eolici, benché il vento vi scarseggi, esattamente come il sole a nord o vi sia presente solo saltuariamente. Ma nel geniale paese africano questo è un particolare secondario di nulla importanza. Benché le grandi giranti alte decine di metri siano quasi sempre ferme, e questo tutti lo possono verificare senza fatica, la corrente si produce ugualmente non si sa se per merito dei loro stregoni o delle locali e venerate madonne. La verità è un segreto più inviolabile di quello di Fatima. In tutto il paese africano sono poi giacenti domande per aprire centinaia di centrali termoelettriche alimentate a legna. I malpensanti, che abbondano in quel paese africano, sostengono che la gran parte sono solo forni di incenerimento rifiuti tossici camuffati. Per dire quanto è esteso il fenomeno basta pensare che in una regione identica all’italico Piemonte, le concessioni già rilasciate sono ben 12. Neanche durante la guerra si fecero centrali elettriche a legna per non desertificare il territorio. Se entrassero in funzione, nel volgere di pochi anni, nell’intero paese africano non esisterebbe più nemmeno un albero compresi quelli dei giardini pubblici. In tutto il paese gira la voce con sempre maggiore insistenza che dietro a molti impianti alternativi ci sia la mafia, sempre abilissima e pronta ad impossessarsi dei finanziamenti pubblici tramite ottimi legami politici consolidati nel tempo. Dopo aver visto quanto sta avvenendo in questo stato africano dal futuro incerto, un solo pensiero è rimasto a consolare il vostro angosciato cronista: meno male che noi viviamo nella ridente Italia in cui certe cose non sono mai capitate, non capitano e non capiteranno mai.
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