di Giorgio Prinzi
La Commissione Europea si sarebbe accorta che i biocarburanti non sono affatto una soluzione “ecologica”, al limite neutra sotto il profilo del bilancio del carbonio, quindi delle emissioni di CO2. La “cantonata” sarebbe stata presa a causa di una pregiudiziale ideologica, di cui sembrano essersi finalmente accorti i tecnici dell’Agenzia Europea per l’Ambiente (AEA) e che, secondo quanto riferisce un lancio Ansa delle ore 9,01 di lunedì 19 settembre dovrebbe rivoluzionare le attuali direttive europee in tema di agroenergie. Forse sarà anche la fine della cosiddetta primavera araba, sempre più un malinconico autunno se non un vero e proprio tempestoso inverno, innescata più che da vaghi aneliti di libertà sul modello occidentale, dall’impennata dei prezzi di generi alimentari che in quelle società sono la voce più importante di spesa per le famiglie, causata proprio dalla loro rarefazione a causa della falsata domanda, persino incentivata, per produrre biocarburanti.
Che quella dei biocarburanti fosse una delle tante madornali bufale ideologiche dei talebani dell’ecoambientalismo è cosa arcinota da tempo, che in tanti hanno ribadito e ripetuto, nel migliore dei casi, sotto il censorio silenzio della stampa omologata, con, in primis, gli eredi dell’Agenzia “Stefani” che oggi fanno lo “scoop” della scoperta dell’acqua calda, nei casi meno edificanti e nella prassi delinquenziale dell’estremismo “mafionazimarxecologista”, con atti intimidatori, quali quelli di cui è stato fatto segno il professor Franco Battaglia, o di esplicite minacce di morte, come avvenuto per Vittorio Sgarbi.
Chi scrive ha trattato in maniera specifica dei biocarburanti già in un suo volume del 1982, del quale ha riportato due illustrazioni a pagina 19 degli Atti del recente convegno del 27 luglio scorso, svoltosi nell’ambito delle iniziative di approfondimento de “L’Opinione delle Libertà” su specifici temi di attualità.
Nessun altro commento da aggiungere, se non quello che le cosiddette “fonti rinnovabili” sono, ad esclusione dell’idraulica che è l’unica fonte tecnologicamente valida, solo meri abbagli ideologici estremamente costosi, perniciosi come un cancro dalle mille metastasi per il sistema elettrico e l’economia produttiva di cui distruggono reali posti di lavoro con il miraggio di un aleatorio numero di “ecomantenuti”, alla stregua dei forestali di una certa regione meridionale, foraggiati in bolletta dal cittadino utente.
Di cantonata in cantonata, non c’è pertanto affatto da meravigliarsi se gli antinucleari, come avvenuto il 12 e 13 giugno scorsi, abbiano finito con il volere a tutti i costi votare un referendum per loro controproducente, che “ha abrogato l’abrogazione del nucleare” (comma 1) e la farraginosa prassi (comma 8) dettata da una serie di sentenze della Corte Costituzionale in tema di conflitto tra i poteri a vario livello, che di fatto avrebbe reso arduo al Governo rivedere l’intera questione, quando deciderà per la ripartenza.
Forse questi concetti relativi alle recenti vicende referendarie sono stati tradotti in molisano, lingua più familiare al leader dei referendari, che avendo colto il significato della cantonata che ha preso tace e finge di ignorare queste nostre puntualizzazioni. Giuridicamente si chiama “silenzio assenso” che, tradotto nell’idioma tratto dalla saggezza popolare, significa “chi tace acconsente”.
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