È pretesa eccessiva il richiedere che i politici alessandrini, tra una manomissione e l’altra di bilanci, truffe, falsi e concussioni varie, trovino anche tempo di leggere i giornali? Attività che sarebbe anche assai utile per l’opposizione se da anni non fosse passata dal sonno alla morte senza che nessuno se ne rendesse conto. Se lo facessero si accorgerebbero che Alessandria sta morendo, con aumento dei fallimenti, chiusura di attività economiche e negozi, e gli unici a crescere sono coloro che non trovano lavoro o non sono più in grado di pagare l’affitto nonchè le bollette e si rivolgono alla Caritas per mangiare e vestirsi. E con una situazione del genere associata ad un indebitamento pubblico, anteprima di un globale fallimento, era proprio il caso di usare le ultime limitatissime energie comunali per cercare di rovinare anche la più antica piazza cittadina costruendovi un’inutile e demenziale scalinata visto che l’intera area è in piano? Delirio per delirio, potevano anche progettare di costruirvi un ponte su un fiume che non c’è. Esattamente come in passato ne avevano destabilizzaro l’antica chiesa per cercarvi sotto un inesistente Tempio di Iside, frutto della mente malata di analfabeti deliranti. Il bello è che per progettare questa demenziale banalità per cui sarebbe bastato l’intervento di un geometra, non sono stati sufficienti gli architetti alessandrini, ma si è dovuto chiedere aiuto ad uno studio di Perugia. Perché proprio di Perugia e non ad esempio di Catanzaro o di Catania? Non si sa! Altro mistero su cui occorrerebbe fare luce. Eppure, ancora in un recente passato Alessandria, senza aiuti esterni, si era fatta imperitura fama nell’italica arte di rovinare le piazze conquistando indiscussi meriti nell’affollato palmares del malgoverno urbano. Non solo ci avevano provato già un’altra volta in questa stessa piazza Santa Maria di Castello, ma anche in piazza della Libertà, la più centrale prospiciente il municipio. In merito avevano anche coniato uno slogan di delirante stupidità: “gli spazi vuoti vanno colmati”, diffuso con ogni conosciuto strumento di informazione in tutta la cerchia urbana con cui ritenevano di poter catturare il consenso ed il favore dell’opinione pubblica. Per fortuna, anche in questo caso, il pensiero della rapina e dell’idiozia fu sconfitto, ma fu uno scontro molto duro e non certo indolore, condotto dal meglio dei cittadini. E a questo punto una domanda, visto che non si è imparata la lezione da quanto avvenuto in passato e ricorrentemente si rinnovano gli attacchi ai grandi spazi pubblici: “Che fare delle piazze?” Risposta: “Niente, proprio niente, assolutamente niente, tutt’al più qualche bella pianta con panchine nella loro circonferenza esterna”. Come si è sempre fatto in tutto il mondo. Anche se i mostri mandati al potere in Alessandria continuano a far finta di non capirlo, la bellezza di una piazza consiste proprio nell’essere vuota e, più grande e vuota è, più bella e ammirevole è.
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