Ma Rita Rossa, porta anche sfiga? Arriva allo stadio e gli ospiti segnano subito contro i Grigi.
di Enzo Fogliacchini
Alessandria – La Vice Presidente della Provincia di Alessandria Rita Rossa si presentava sei mesi fa alle Elezioni Comunali del capoluogo dopo aver sbaragliato alle primarie avversari anche di rango. Arrivava a questo appuntamento elettorale con un’immagine brillante dopo aver fatto parte delle due giunte provinciali Filippi che, al di là di ogni altra considerazione, avevano funzionato benino, al riparo da episodi di mala politica e con una decente dose di progettualità. È vero, nel turno elettorale del secondo mandato il Presidente uscente l’aveva sfangata per un pelo e se in quell’occasione il trend elettorale non era favorevole al centrosinistra le divisioni interne al centrodestra (Fabbio contro il candidato PDL Stradella) hanno dato una bella spinta alla riconferma dell’uomo politico casalese alla testa dell’Ente. Ad un annetto quindi dalla sua naturale scadenza la situazione “Sindaco” la si leggeva in sintesi così: Fabbio, l’uscente, volava nel gradimento presso il suo elettorato e i problemi sembravano lontani anni luce mentre il suo peso specifico nel partito era lievitato e pareva avviato ad una facile riconferma. Da quel momento in poi invece è successo di tutto e di più, sia a livello nazionale che locale, e certi equilibri che sembravano immutabili sono invece saltati per aria come tappi di spumante a Capodanno. Di più: tanto prendeva consistenza la candidatura di Rita a primo cittadino, quanto la giunta Fabbio traballava, colpita da disavventure di ogni tipo. L’operazione di salvataggio dell’Alessandria Calcio poi, partita un anno e mezzo fa e perfezionata tre mesi dopo, aveva ulteriormente rafforzato la figura della Rita come amministratore pubblico pragmatico. Ormai la figura su cui puntavano i poteri forti (e gli opportunisti da operetta) era lei e, benché ottenga alle elezioni quei soliti miseri ventimila voti su 75.000 elettori, era proclamata Sindaco di Alessandria. Stavolta però anche i più autocritici e tafazziani della sinistra non andavano tanto per il sottile: “abbiamo espugnato un fortino che sembrava blindato, adesso non ci resta che issare le insegne e (finalmente) governare”. Problema: situazione economica dell’ Ente sull’orlo del collasso. Soluzione Rossa: non fare niente (o quasi…) per evitare il default ; indicare il Sindaco precedente come il responsabile di tutti i mali; piazzare nella propria giunta un commercialista alle Finanze, un sindacalista al Personale, un’ostetrica fuori dai giochi da Vice, un parente a far numero e un ex Assessore alias Ragioniere Capo della vecchia maggioranza a tenere i cordoni della borsa; il tutto con il piglio della serie “ la faccia qui ce la metto io e voglio mano libera su tutto, capito compagni?”, una sorta di “Erita Peron” della Fraschetta. Nei primi 100 giorni della nuova Giunta, tra ferie, fasi di studio e defenestrazioni, tutto sembrava funzionare; vabbe’, c’era qualche problema per pagare gli stipendi ai paracomunali e per evitare licenziamenti, ma il quadro sostanzialmente reggeva. Passato agosto Erita non ne azzeccava più una ma, soprattutto, le conseguenze operative del default erano ben peggiori di quelle probabilmente prospettate da quel “trust di cervelli” finanziari che parte da Zaccone, passa da Bianchi e si allunga fino a comprendere il Monsignor Mazarino della Fraschetta Nord.
Ora per alcuni di quelli che avevano individuato nella Erita il personaggio giusto, parliamo di carrieristi, ruffiani, affaristi d’assalto, arrampicatori, speculatori e moralisti di mezza tacca, è il momento di tenere il fiato sospeso, di non scoprirsi troppo e studiare eventuali vie d’uscita comode e, soprattutto, gratis per non venire schizzati da una possibile onda di ritorno e farsi trovare lindi e immacolati per salire sul prossimo autobus. Anche nei partiti che reggono questa maggioranza l’ordine è di reggere questa giunta dal fiato corto in qualche modo fino alle elezioni politiche della prossima primavera e poi, a bocce ferme, valutare il da farsi. Peraltro, a dispetto di quel che comunemente si crede, è proprio in momenti di confusione e crisi come questo che si pensano e si organizzano i colpi più arditi ai danni del bene comune perché le leadership si indeboliscono, l’attenzione è rivolta a problemi indifferibili e ogni centro di potere, anche il più modesto, può essere attaccato da comitati d’affari senza vergogna. Ma ci sarà un altro aspetto odioso in questa vicenda: fra un po’ alcuni fra quelli che festeggiavano insieme a Rita la notte dell’incoronazione saranno quelli che, nella migliore delle ipotesi, quando la vedranno da lontano faranno finta di non averla vista.
Fra un po’ abbiamo detto, ma qualcuno che il fumo lo fiuta da lontano ha già anticipato tutti. Voci maligne infatti sostengono che domenica scorsa, nella pancia dello stadio comunale, all’interno di un gruppo di dirigenti dell’Alessandria Calcio a fine partita c’era chi sottolineava il fatto che “Erita” fosse arrivata alla partita dell’Alessandria sullo 0 a 0, avesse assistito al gol del vantaggio degli ospiti e se ne fosse andata prima della rete del pareggio alessandrino, bissando così la sua precedente incauta visita al Moccagatta, in occasione dell’unica sconfitta interna della squadra in questo campionato. Per carità, si sa che gli sportivi sono spesso un po’ superstiziosi ma fra i dirigenti del Club mandrogno ci sono personaggi che, senza meriti o competenze particolari e senza aver cacciato un euro, oggi godono di una visibilità insperata gestendo (e a volte facendo danni) sul velluto una società che è stata letteralmente strappata al curatore fallimentare un anno e mezzo fa da un intervento straordinario proprio da Rita Rossa. La riconoscenza non è di questo mondo ma l’educazione e il rispetto dovrebbero far parte del patrimonio genetico della classe dirigente e non vorremmo che anche stavolta si arrivasse a dire come si dice di Fabbio : “Non è colpa sua ma di quella gente che gli girava intorno…”.
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