TROPPO CARO PRODURRE IN ITALIA: LA KME TORNA IN GERMANIA. A RISCHIO COMPLESSIVAMENTE QUASI 300 POSTI DI LAVORO TRA SERRAVALLE E FORNACI.
di Anna Briano
Serravalle Scrivia (AL) – La tensione tra i lavoratori Kme è alle stelle. Dopo che ieri l’azienda ha confermato il piano industriale che prevede lo spegnimento di un forno nello stabilimento di Fornaci di Barga (Lu) e il drastico ridimensionamento di Serravalle Scrivia (Al), con il conseguente rischio di licenziamenti a catena, domani scatta un primo sciopero di due ore per ogni turno. La decisione è stata presa dopo che la Fiom Cgil ha varato altre 16 ore di sciopero in risposta alle posizioni dell’azienda che nell’incontro fiorentino non è scesa a patti. I sindacati continuano a contestare alla dirigenza il mancato riscontro agli accordi già presi che prevedevano un potenziamento degli stabilimenti in Italia. Il destino dell’azienda tedesca sembra segnato e pare che la dirigenza non voglia fare dietro front, intenzionata com’è a riportare la produzione in Germania. I costi di produzione sono troppo alti in Italia e la crisi internazionale impone dei tagli. Al terzo incontro di ieri pomeriggio a Firenze nelle sede di Confindustria Kme ha ribadito ai sindacati l’intenzione di provvedere a 275 esuberi sui 1.364 dipendenti di Kme in Italia, di chiudere l’officina Lime di Campotizzoro (Pt), di spegnere uno dei sei forni fusori esistenti. La situazione delle attività italiane dell’azienda specializzata in rame, secondo quanto spiegato, dal 2007 ad oggi vede perdite per oltre 130 milioni di euro e un calo di fatturato del 35%. Nello stesso periodo la capogruppo industriale in Italia ha sostenuto investimenti per 90 mln e aumenti di capitale per oltre 190 mln. L’azienda si è quindi appellata ”al senso di responsabilità dei sindacati per gestire insieme questa fase cruciale” cercando soluzioni come la Cig a zero ore ”che consentano di ridurre al massimo le conseguenze sociali, e nel contempo di sfruttare al massimo le sinergie di gruppo e di riportare alla competitività le attività italiane”. All’incontro i sindacati hanno subito risposto indicendo sedici ore di sciopero. L’iniziativa è unitaria e si oppone ai 275 esuberi annunciati, alla chiusura dell’officina Lime di Campotizzoro e alla fermata di un forno fusorio. La Fiom-Cgil ha dichiarato in una nota: ”Consideriamo questo un atto grave che configura il non rispetto dell’accordo firmato in data 28 giugno 2012 dove, in cambio di un aumento della produttività tramite la saturazione degli impianti, c’era l’impegno dell’azienda a non chiudere nessun sito produttivo e a rispettarne le vocazioni produttive. La conferma dei licenziamenti e delle chiusure degli impianti sopra richiamati smentiscono clamorosamente l’accordo e minano la credibilità dell’azienda”. Inoltre la Fiom si chiede quale possa essere la fiducia ”verso un’azienda che non mantiene i patti sottoscritti”. Tuttavia il piano industriale presentato ai sindacati conferma l’ulteriore consolidamento della produzione di barre d’ottone a Serravalle Scrivia, altro comparto di eccellenza del gruppo grazie alle alte competenze sviluppate nel riciclo dei rottami; il recupero di competitività del settore tubi. Per i sindacati invece occorre mantenere in attività anche il forno di Fornaci di Barga che alimenta anche lo stabilimento di Serravalle in quanto il trasferimento della produzione in Germania rischia di portate inevitabili aggravi dei costi di trasporto.
Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.