Alessandria – Urbano Cairo entra in Rcs e lo fa, come lui stesso ammette, «in punta di piedi». Il proprietario di La7 ha acquistato, infatti, quasi 12 milioni di azioni del gruppo editoriale raccogliendo poco meno del 3% del capitale per un investimento che sfiora i 15 milioni di euro. Il nome dell’imprenditore alessandrino è emerso prepotentemente nei giorni scorsi quando, a conclusione dell’inoptato, si è consumato il giallo su chi avesse acquistato i diritti di Via Solferino. Tra voci e, nessuna smentita o conferma, l’editore originario della provincia di Alessandria, si è limitato a dire – in un raro commento sulla vicenda – di non essere della partita. Poi, in anticipo rispetto agli obblighi di legge, è uscito allo scoperto. Nei fatti il patron del Torino, al secondo colpo ad effetto dopo aver acquistato nei mesi scorsi La7, spiega all’Ansa che si tratta di «una piccola partecipazione, circa il 2,8%», è «l’operazione di un editore puro che crede nell’editoria: ho voluto dare un contributo anch’io». E quindi aggiunge: «Entro in punta di piedi, con molto rispetto per chi c’è già». Nel dettaglio Cairo nei giorni scorsi, tramite la propria controllata U.T. Communications S.p.A., ha proceduto all’acquisto di 11.989.643 azioni ordinarie di RCS Media Group. «È un investimento a titolo personale», ribadisce Cairo, ricordando di aver acquistato 3.929.881 diritti di opzione che gli han dato diritto 11.789.643 azioni ordinarie mentre altre 200.000 azioni sono state acquistate in Borsa tra martedì e mercoledì. «C’era questa opportunità (l’acquisto dei diritti, ndr) e l’ho considerata una cosa da fare: sono affezionato a Rizzoli che nel 1996, quando ho iniziato la mia attività mi diede fiducia. Ho voluto dare un piccolo contributo anch’io». La mappa degli azionisti del gruppo che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport, si definisce in attesa della riunione del patto di sindacato (in cui ci sarà il primo contatto diretto con i nuovi pesi dei soci dopo la salita della Fiat al 20,1%) e del Cda: entrambi il 31 luglio. Entro metà settembre andranno poi date le disdette per quanti vorranno uscire dall’accordo in scadenza a marzo 2014. L’attesa è che, a fine luglio, vengano affrontate le varie ipotesi sul futuro del patto stesso, incluso uno scioglimento, anticipato o meno, o una riformulazione in versione “light”.
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