Non esistono le bombe d’acqua. Non esiste alcun mutamento “monsonico” del clima alessandrino. Esiste un giornalismo miserabile complice di una classe di potere incapace. Esistono tecnici che mistificano il reale per compiacere i propri padroni politici. Esiste una classe politica disonesta che usa l’inganno e la menzogna per coprire le proprie malefatte. Basta consultare i dati storici delle precipitazioni sul territorio di Alessandria per verificare come piogge simili a quelle cadute nella nostra città in questi giorni siano normali nel tempo e talvolta anche di maggiore intensità. Affermiamo queste cose con sicurezza poichè per anni siamo stati consulenti sui problemi ambientali della Provincia e spesse volte anche del Comune. I problemi idraulici della nostra città dovuti alle piogge sono semplici fino alla rozzezza ed anche un bambino sarebbe in grado di risolverli. Il rio Lovassina che costeggia il rettilineo di Novi, ricoperto nel suo tratto finale, negli anni ha esondato nel sobborgo di Spinetta per decine di volte per un solo motivo: mancanza di manutenzione e per questo in presenza di detriti ostacolanti il deflusso delle acque. Quando noi ce ne occupavamo avvenne persino una esondazione causata da un cinghiale che si era infilato nella parte coperta del rio e, sorpreso da una pioggia improvvisa, era annegato facendo da diga. In questi giorni è andata bene poichè non è piovuto tantissimo nel suo bacino a monte a differenza di quanto avvenuto nei territori alessandrini. Già ai nostri tempi per risolvere definitivamente il problema esistevano due soluzioni: o costruire uno scolmatore che bypassasse Spinetta, o ingrandire la portata della parte ricoperta. Erano due scuole inconciliabili per motivi non confessabili perchè sostenute da due differenti fazioni politiche. Se nei lavori ci guadagnava una non ci guadagnava l’altra e così non si fece mai nulla. Invece i ricorrenti allagamenti alla rotonda di via Mazzini dipendono dall’avere qualcuno risparmiato troppo nella costruzione della sottostante fogna che presenta una portata inferiore al dovuto. Errore grossolano che non trova giustificazione confessabile. Se sopra terra, ove è facile controllare, si è rubato tutto il possibile, potete immaginare cosa è avvenuto sotto terra ove è impossibile vedere. Ugualmente il sottopasso di via Vecchia dei Bagliani va sott’acqua con regolarità ad ogni precipitazione poichè figlio di una progettazione sbagliata . Evidentemente chi l’ha progettato non si rendeva conto che l’acqua va in discesa e per questo trovandosi il sottopasso alcuni metri sotto il livello stradale sarebbe diventato un bacino di raccolta delle piogge. Occorreva quindi provvedere ad un sistema adeguato per pompare via le acque che si accumulavano nel suo punto più basso. Gli altri mini allagamenti alessandrini, variamenti distribuiti nell’intera città, dipendono da un motivo ancora più banale: mancata manutenzione dei tombini. Anzichè incaricare il Presidente dell’ARPA di elaborare nuove teorie meteorologiche, che se fossero vere meriterebbero un premio Nobel, sarebbe meglio si badasse a queste ordinarie manutenzioni. Mi si dirà che non ci sono i soldi. Vero! I soldi se li stanno spendendo per rifare per ben la terza volta il penoso e sofferto progetto del ponte Meier dopo un accorato scambio di lettere, assai preoccupate per la stabilità dello stesso tra i vari progettisti alternatisi al suo capezzale e la ditta incaricata dei lavori. La cosa è talmente grave che lo studio Meier ha mandato dall’America un suo esperto a verificare la qualità dei lavori, dei materiali e persino delle saldature. Le modifiche al progetto sono state sostanziali ed hanno riguardato l’inclinazione dell’arco che sorregge il ponte ed altri particolari della struttura nonchè l’eliminazione di alcuni pregi estetici su cui si era fatto grande affidamento. In altre parole Alessandria con la costruzione del ponte Meier ha fatto la figura di un’arretrata città del centro Africa, che solo a gran fatica, dissanguandosi finanziariamente è in grado di fare costruire un banalissimo ponte a traliccio. Il tutto sta facendo ridere gli esperti di settore di mezza Italia e non ha certo elevato il prestigio di cui godiamo. Se il saperlo può consolarci, le vicende dovute alle piogge nella modesta e provinciale Alessandria sono assai simili a quelle avvenute a Milano, la capitale morale d’Italia, la città più europea del Paese, imperituro esempio di civiltà, progresso, efficienza, la città da bere a cui tutti dovevamo rifarci come esempio di un radioso futuro, ecc.ecc.ecc. come per vent’anni ci hanno imbibito con martellante pubblicità di ogni genere. Da sempre Milano ,se piove un pochino più della media, è soggetta ad alluvioni del Seveso, del Lambro e dell’Olona, descritti come fiumi nei libri di scuola, ma in realtà fogne a cielo aperto ricoperti nei loro tratti finali e trasformati in strade di grande traffico mentre sotto scorrono le acque. Dopo l’alluvione dell’ottobre 1976 del Seveso si decise di costruire uno scolmatore per portare le sue acque nel Ticino bypassando la città. Il farlo sarebbe costato 5 miliardi di lire, ossia il costo di un giocatore di punta dell’Inter o del Milan secondo i prezzi dell’epoca. Di giocatori ne hanno comperati più di uno, ma per questa opera utile non si trovarono mai i soldi nonostante l’alternarsi al governo della città di vecchi e nuovi partiti sia di destra che di sinistra. Non sarebbe il caso di cominciare a vergognarsi di vivere in città, a parole piene di prosopopea, ma in realtà profondamente invivibili ed inefficienti e sempre più simili a quelle di un paese sottosviluppato?
A STRARIPARE NON È L’ACQUA MA L’IGNORANZA

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