Alessandria – Forse in pochi lo sanno, ma se a Maurizio Grassano, il leghista amico di Tino Rossi, condannato ieri in cassazione per truffa ai danni dello Stato, fu tolto l’assegno da parte del Comune di Alessandria, è grazie all’ex sindaco del Pdl Piercarlo Fabbio. Infatti, dopo molti anni, i rimborsi a Grassano, che i giudici hanno stabilito essere fasulli, da parte del Comune, iniziati con la sindaca Francesca Calvo, anche lei come Tino Rossi molto amica di Grassano che era nella sua maggioranza dal 1994, e proseguiti con la sindaca Mara Scagni, si sono interrotti con l’insediamento della Giunta retta da Piercarlo Fabbio. “Avevo a più riprese convocato Grassano già dai tempi della Giunta Calvo – ci ha detto al telefono Fabbio – quando ero presidente del consiglio. Addirittura, nel lontano 1999, ebbi modo di convocare una capigruppo per stabilire se fosse opportuno proseguire coi rimborsi o meno, ma tutti hanno stabilito che i rimborsi erano congrui. Solo nel 2008, a pochi mesi dall’insediamento della Giunta di cui ero sindaco, sono riuscito a fare approvare l’interruzione dei conferimenti all’allora presidente del consiglio leghista Maurizio Grassano”. Ieri la Corte di Cassazione ha confermato in terzo grado la condanna nei confronti dell’ex consigliere comunale ed ex deputato della Lega Maurizio Grassano condannato per truffa ai danni dello Stato e falso. Insieme a lui è stato condannato anche l’imprenditore novese Sergio Cavanna che figurava come suo “datore di lavoro”. Maurizio Grassano era stato arrestato dalla Guardia di Finanza nel settembre 2009 per truffa aggravata e continuata ai danni del comune di Alessandria per cui era stato condannato in primo grado a quattro anni e mezzo. Poco dopo beneficiava della vacanza del seggio lasciato libero in Parlamento da Roberto Cota nel frattempo eletto governatore del Piemonte e, in qualità di primo degli esclusi della Lega, passava dal carcere al Parlamento nell’inverno del 2011. L’inchiesta a suo carico, poi sfociata nel processo penale, riguardava le somme versate dal Comune di Alessandria a Grassano dal 2003 al 2008 a titolo di risarcimento per le assenze dal lavoro dovute a ragioni istituzionali. Grassano e Cavanna erano stati condannati anche in Appello nel marzo 2013, dove era stata operata una riduzione per via della prescrizione che aveva eliminato le condanne per i reati più vecchi fino a settembre 2005, per cui la pena si era ridotta a 2 anni e 9 mesi di reclusione che, per effetto dell’indulto, si erano ridotti ulteriormente a un anno e nove mesi. Ora la Cassazione ha confermato la condanna in appello e Grassano potrebbe finire in carcere anche se i legali Luca Gastini e Alberto Genovese tenteranno di fargli dare l’affidamento in prova.
FABBIO: SONO STATO IO A REVOCARE I RIMBORSI A GRASSANO

Leave a Reply
Devi essere connesso per inviare un commento.