Alessandria (Louis Cyphre) – A leggere l’articolo su Amag pubblicato dal solito foglio della Fiat, mi sono venuti i capelli dritti. Ecco le prime righe: “Mauro Bressan, ad dell’Amag, l’ammiraglia delle partecipate che gestisce luce, gas e acqua (ed ora mira pure alla filiera dei rifiuti), presenta il nuovo sportello per il pubblico (l’inaugurazione lunedì alle 11,30 in via Damiano Chiesa 18): ci sarà il customer service, un front end e un back office, addetti che lavoreranno per le promozioni, e una montagna di brochure colorate sul pianeta Amag. Bressan illustra il pacchetto all inclusive mentre alle spalle scorrono slide e al piano terra gli operai mettono a punto gli ultimi ritocchi”. In queste poche righe si viene a sapere che esiste un ad, che sta per amministratore delegato, è un po’ lungo ma vale la pena scriverlo per esteso. Poi ci si imbatte in una filiera, termine ormai abusato un po’ da tutti che indicherebbe l’insieme delle principali attività produttive, distributive o dei servizi, mentre in italiano filiera è un utensile per filettare le viti e i bulloni. Meglio sarebbe scrivere “sistema”. Ma se per ad e filiera si può chiudere un occhio, risulta invece molto fastidioso leggere una serie eccessiva di termini presi in prestito dalle lingue anglosassoni (inglese a americano), e dal francese, come customer service, front end, back office, brochure, all inclusive, slide. Per tutte queste espressioni, ovviamente, v’è la corrispondente italiana. Infatti invece di all inclusive si può scrivere “tutto compreso”, invece di customer service sarebbe meglio scrivere “assistenza clienti”, invece di front end “accettazione”, invece di back office “gestione”, invece di brochure “pieghevole” o “opuscolo”, invece di slide “diapositiva”. Non dico certo di imitare il Duce che voleva italianizzare tutto, perfino il cognac che ha ribattezzato arzente, e ha tentato, senza riuscirci per la sollevazione popolare del posto, di italianizzare Chatillon in Castiglione, ma diamine, tutto ha un limite! Cerchiamo di rispettare l’italiano che è la lingua più musicale e bella del mondo e, dov’è possibile, usiamo termini italiani. Affidiamoci a quelli stranieri solo nel caso estremo che non esista una traduzione accettabile.
MA BRESSAN È FRANCESE? ALLORA CHIAMIAMOLO MAURICE BRESSAN, C’EST PLUS FACILE!

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