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Maligne Deduzioni

NON C’È PIÙ PANE? DATE LORO DELLE BRIOCHES!

30 Luglio 2014 admin_AG Maligne Deduzioni, RUBRICHE 129

NON C’È PIÙ PANE? DATE LORO DELLE BRIOCHES!

Mi hanno detto che il Guennone da un po’ di tempo a questa parte ce l’ha coi trinariciuti. Poverini, cosa gli hanno fatto? Devo andare a trovarlo perché voglio sapere cosa gli succede.
Bafometto prendi la macchina che andiamo dal mio amico Guenna.

Bafometto. Subito capo.

Arrivo, suono, apre, entro.

Louis Cyphre. Ciao Guennone come stai?

Guenna. Mah, mi sono sentito male una decina di giorni fa, poi ho preso un po’ di Aspirina e mi è passato tutto.

Louis Cyphre. Non sei un ragazzino, lavori troppo, sei sottoposto a stress. Stai attento perché per ora non c’è posto per te all’inferno.

Guenna. Certo, lo so. Ma anche se fosse, preferisco questo casino di vita all’oltretomba.

Louis Cyphre. Mi hanno detto che da un po’ di giorni mandi affanculo i comunisti. Come mai?

Guenna. Perché fanno i sapientoni e invece sono una brancata di ignoranti, credono di essere al di sopra di tutto e di tutti e invece sono dei gran bugiardi. Un po’ come certi preti.

Louis Cyphre. Eh sì, d’altronde anche Stalin ha fatto il seminario…

Guenna. Certo, era un prete mancato. Ma ha fatto tesoro dei metodi che erano adottati nel seminario dove ha studiato.

Louis Cyphre. Cioè?

Guenna. Stalin è diventato socialista proprio in seminario perché il tipo di disciplina che vi regnava lo faceva uscire dai gangheri. Inoltre era un nido di vipere e, come ha raccontato lui stesso in un’intervista, alle nove della mattina mentre tutti gli studenti, compreso lui, prendevano il tè, i preti controllavano tutti i cassetti e tutti i loro effetti personali del dormitorio. Paradossalmente, però, quell’esperienza fu molto formativa per Iosif Vissarionovic Dzugasvili in quanto forgiò la sua tempra di rivoluzionario e di futuro bolscevico, non solo perché ne fece un ribelle, ma perché fu per lui scuola di metodo nel controllo degli altri.

Louis Cyphre. Ho capito perché non digerisci i comunisti. Allora sei un borghese?

Guenna. Sei matto? Io un borghese? Io uno di quei leccaculo ipocriti dabbene che frequentano la crema della città? Io sono un liberale giacobino e la ghigliottina la voglio per gli uni e per gli altri!

Louis Cyphre. Ma tu sei più vicino ai borghesi che ai trinariciuti…

Guenna. Se andiamo a guardare bene io sono vicino a chi lavora, non mente e difende la giustizia e la meritocrazia.

Louis Cyphre. Allora sei un po’ fascista.

Guenna. Se fossi scemo sarei fascista, ma non sono scemo e sono liberale, anche perché fascismo e comunismo, come ho avuto modo di affermare altre volte, sono le due facce della stessa medaglia. Oggi i post comunisti reggono la coda a certa borghesia di merda come ieri lo facevano i fascisti.

Louis Cyphre. Ma la borgehsia non è forse alla base della rivoluzione liberale cui ti ispiri?

Guenna. Sì, ma la borghesia del settecento non ha niente a che fare con quella di oggi, ipocrita, superficiale, corrotta, utilizzatrice di tutto ciò che, al di là dei propri meriti, aiuta a sopravvivere senza farsi troppi scrupoli di lasciare indietro i veri meritevoli che hanno la sola colpa di non saper far valere le proprie ragioni perché sono onesti e dotati di amor proprio.

Louis Cyphre. Ma allora le feste, i salotti, i sorrisi smaglianti non ti incantano più?

Guenna. Non mi hanno mai incantato e mi meraviglia il fatto che ancora oggi, nel terzo millennio, ci siano ancora certi miserabili cortigiani, falsi e abietti che mi piacerebbe spazzare via, se potessi farlo.

Louis Cyphre. Ma questo mondo è così…

Guenna. Non è vero, il mondo non è tutto così. D’altronde questa crisi per certi versi è un male necessario perché spazzerà via per un po’ la mediocrità, e, per un po’, lascerà spazio al merito che è sempre unito all’intelligenza e alla comprensione della realtà.

Louis Cyphre. Ma tu provieni dai salotti, dalla società piccolo borghese, come fai a dire certe cose?

Guenna. Come Stalin ha frequentato il seminario e, avendo conosciuto certi preti, è diventato il loro peggior nemico, io, provenendo da quella classe sociale ho imparato a odiare certi borghesi, che sono sempre più attenti a salvare le apparenze, ad apparire. Sono fastidiosi ed è grazie a loro se il comunismo, che è il male assoluto, ha preso il sopravvento. È stata una reazione incontrollabile della gente. Una reazione comprensibile fin che si vuole, ma deleteria.

Louis Cyphre. Si sa, la vita comoda piace a tutti e pur di ottenerla si accetta qualsiasi compromesso.

Guenna. No, non è così. Bisogna ribellarsi. Come si fa a sopportare l’adulazione che è falsità pura, la pretesa di risolvere i problemi senza conoscerli? Come si fa a sopportare l’ipocrisia? L’altra sera ad una festa cui ero invitato, una cretina appartenente a quella classe sociale, mi ha detto che io sono un uomo affascinante. Mi vedi Louis come sono? Lo vedi che sembro un tricheco? Io non detto niente perché non c’era niente da dire, e poi guardando lei e i suoi, mi sono reso conto che la mia bruttezza non era fuori luogo. Preferisco mille volte quel teppistello che ho redarguito perché imbrattava un muro e, prima di scappare, mi ha detto: “Vaffanculo ciccione!”. Quella carampana ingioiellata invece fa parte di quella schiera di ipocriti snob – piena zeppa di radical chic e socialcomunisti arricchiti – che fingendosi amici ti fanno parlare e poi usano le tue confidenze per sputtanarti. Questo sembra essere il loro trastullo preferito di società. Vecchio come il mondo.

Louis Cyphre. Vuoi mettere la ghigliottina in piazza solo per il fatto che una carampana della Alessandria Bene ti ha preso per il culo?

Guenna. Caro Louis, devi sapere che la ghigliottina in piazza l’hanno messa soprattutto perché la nobiltà e certa classe dominante prendevano per il culo la povera gente che lavorava. Quella gente che non voleva le brioches ma il pane, nonostante l’insopportabile battuta di Maria Antonietta (nell’immagine) che, anche per quella frase, ha perso … a capa, come direbbero a Napoli.

Ho lasciato un Guenna rivoluzionario e giacobino. Non posso dargli torto. Nella crisi in cui siamo la gente non ha bisogno di brioches ma di certezze. E in molti non l’hanno ancora capito. Prima o poi però, statene certi, qualcuno glielo farà capire.

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