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LEGAMBIENTE E LA MOLTIPLICAZIONE DELLE TROTE NEL LEMME

1 Ottobre 2014 admin_AG Ambiente, ATTUALITÀ 235

LEGAMBIENTE E LA MOLTIPLICAZIONE DELLE TROTE NEL LEMME

Gavi (AL) (Franco Traverso) – Sul Terzo Valico si possono avere opinioni diverse ed ugualmente apprezzabili in quanto il dibattito sulla grande opera vede confrontarsi, a certi livelli, motivazioni logiche, fondate e articolate. Ma quello che, da un po’ di tempo a questa parte, e non solo in merito al Terzo Valico, dicono gli esponenti di Legambiente, l’associazione fino a poco tempo fa socia di Sorgenia e comproprietaria di Sorgenia Menowatt (vedere schema sotto), lasciano perplessi. A questo proposito si viene a sapere che, durante un’assemblea, l’esponente di Legambiente della Val Lemme Aldo Orlando avrebbe messo in guardia gli esterrefatti gaviesi in quanto sarebbe in pericolo la sopravvivenza delle trote del torrente Lemme a causa dei lavori del Terzo Valico. A chi scrive risulta che nel Lemme di trote ce ne siano poche o non ve ne siano punto, ma quelle poche, se ci sono, sono concentrate nel tratto tra Gavi e Carrosio, quindi fuori portata dei cantieri che, nella zona di riferimento, sono a Fraconalto, Voltaggio, Arquata, Serravalle, Novi (nella foto, tratta dal Web, il cantiere di Fraconalto nell’ex cava della Cementir). Inoltre le semine nelle acque convenzionate con la Fipsas, iniziate questa primavera, hanno concentrato l’immissione di trote nei torrenti Stura e Orba (450 chili) tra Gnochetto e Carpeneto, tra Molare e Battagliosi e, a valle, a Casal Cermelli; nel Piota (200 chili) dal ponte della Cirimilla alla località Rocchette; stessa quantità, 200 chili, anche nell’Erro da Cartosio a Malvicino, più 100 chili nei torrenti Borbera e Scrivia. Ma Orlando insiste, e dichiara che nel Lemme e nel rio Traversa, vicino ai cantieri di Voltaggio e di Castagnola (Fraconalto) ci sono un sacco di trote che sguazzano nelle abbondanti acque del torrente. Infatti è noto a tutti che in quei luoghi vi siano schiere di pescatori che tornano sempre a casa con ceste ricche di pesce. Per la verità a chi scrive non risulta che nel Lemme ci siano banchi sterminati di salmonidi guizzanti controcorrente, e non risulta esistere il pericolo di un disastro ecologico, mentre è dimostrato il disastro ecologico di Tirreno Power che gestisce la famigerata centrale a carbone di Vado Ligure (non è tanto distante, solo 65 chilometri da Ovada), società del Gruppo De Benedetti di cui, fino alla scorsa primavera, faceva parte proprio Legambiente (ma va?) che, oltre tutto, deteneva il 10% di Sorgenia Menowatt, una Esco (Energy Service Company) che opera nel settore energetico, tra le partecipate di Sorgenia Spa che, a sua volta, detiene una quota di minoranza proprio di Tirreno Power. Due pesi e due misure quindi per Legambiente che, tramite il suo rappresentante, punta il dito contro i presunti disastri di Cociv e dimentica bellamente i disastri certi e persistenti di Tirreno Power che, coi suoi fumi venefici, ha inquinato la zona per anni. Infatti non risulta da nessuna parte che per l’inquinamento di Vado Legambiente si sia mai sognata di organizzare manifestazioni in difesa dell’ecosistema e della pulizia dell’aria, forse perché Legambiente, fino a qualche mese fa di proprietà di De Benedetti & C., faceva parte a vario titolo dello stesso gruppo cui appartiene Tirreno Power che gestiva la centrale termoelettrica più inquinante d’Italia, talmente inquinante che a gennaio di quest’anno il Ministero dell’Ambiente le ha sospeso l’Aia (l’autorizzazione integrata ambientale) con un provvedimento successivo allo stop imposto dal giudice per il superamento dei limiti previsti per le emissioni. Inoltre da tempo sulla centrale di Vado Ligure gestita dalla ex socia di Legambiente, indaga la Procura di Savona in quanto, secondo l’accusa, le emissioni avrebbero causato, negli anni, morti e disastro ambientale. Come al solito Legambiente è strabica e non guarda in casa sua per guardare in casa d’altri. E i suoi rappresentanti parlano di disastro ambientale causato da Cociv che costruisce il Terzo Valico e che avrebbe determinato un inquinamento irreversibile di un torrente con pochissima acqua dove, qualcuno afferma, sguazzano migliaia di trote che ora sono a rischio estinzione.

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