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NOVI: DIFENDIAMO L’ACQUA DALL’ACQUA

20 Ottobre 2014 REDAZIONE Dentro la notizia, RUBRICHE 42

NOVI: DIFENDIAMO L’ACQUA DALL’ACQUA

Negli acquedotti italiani apparentemente scorre acqua, in realtà  scorre oro. Se non si ruba in modo furibondo e smodato nessun acquedotto italiano può essere in perdita. Il perché è presto spiegato. Gran parte degli impianti sono stati ammortizzati da decenni, e alcuni anche da secoli, come gli acquedotti di Roma costruiti ai tempi dell’Impero Romani o dai vari cardinali susseguitisi al potere nello Stato Pontificio, e tuttora funzionanti benissimo. Per dire quanto siano alti gli utili vi sono acquedotti che talvolta tollerano perdite di distribuzione superiori al 30%, come a Genova, perché l’acqua all’origine non costa niente e piove dal cielo. Tutt’al più la si deve pompare.  L’acqua, come è noto a tutti, è un bene assoluto a cui è impossibile rinunciare e gli acquedotti, sia pubblici che privati, viaggiano in regime di monopolio e sono loro stessi, a totale discrezione, a fissare i prezzi praticati all’utente. Anche nei casi in cui siano da rifare o ampliare gli impianti di distribuzione, l’utile è tale da ammortizzare presto la spesa. L’unica cosa che si richiede a chi li gestisce è la qualità delle acque. Ossia  non avvelenare gli utenti o diffondere  malattie. Per questo in tutta l’Italia il controllo sulla qualità delle acque è efficace, specie nel nord. Nel caso vi siano contaminazioni batteriche, fenomeno molto più frequente di quanto si creda, all’acqua viene additivato cloro, la sostanza antibiotica più potente che si conosca, che la rende  potabile per l’uomo e per gli animali. Il problema degli acquedotti italiani è la gestione, proprio per il fatto di essere miniere d’oro anziché essere gestiti da tecnici, come si dovrebbe fare in un paese civile, sono per lo più gestiti  da furbetti e per questo il loro controllo è assai ambito dagli italici politici. Il problema dell’acquedotto di Novi è cosa antica ed è originato dal fatto che i pozzi di approvvigionamento  attingono  acque alimentate dallo Scrivia e si trovano in aree soggette ad alluvioni. Nessuno si è mai preoccupato di impermeabilizzare, o di proteggere in qualsiasi modo, la bocca dei pozzi di captazione dalle acque di piena esondate che finiscono così nell’acquedotto. Il rischio non è dato, in questi casi, dalla presenza di fango che le rende di colore marroncino, assolutamente non pericoloso anche se sgradevole alla vista, bensì dalla presenza di liquami fognari che provengono da fuori Piemonte, dal genovesato che non ha allacciato i propri scarichi all’efficiente  depurazione collettiva presente nello Scrivia dal confine ligure in avanti. Pure assai pericolosa può essere la presenza negli scarichi di metalli pesanti d’origine industriale provenienti dai territori liguri, contenenti nichel, cromo, piombo, cadmio di per sè insapori, ma dannosissimi per la salute dell’uomo. Per questo vanno ricercati con la massima cura. In compenso nelle gestioni incapaci degli acquedotti spesse volte ci si preoccupa per l’alluminio ed il ferro presenti nelle acque. L’alluminio è assolutamente innocuo per la salute tant’è vero che viene usato in polvere finissima per colorare d’argento le mentine di liquerizia ed il ferro è in forma di ossido di ferro, ossia banalissima ed innocua ruggine. Il problema di Novi è semplicissimo e sarebbe ora di risolverlo impedendo il ripetersi di inaccettabili cadute della potabilità delle acque distribuite ed il farlo è assai facile in una zona ricca d’acqua come il Novese. Le soluzioni possono essere diverse: creare nuovi punti di approvvigionamento  in zone non esondabili, impermeabilizzare in modo totale e certo l’imboccatura degli attuali pozzi, creare degli invasi sulle vicine colline. Occorre solo verificare quale sistema è il più semplice ed il meno costoso da attuare e da gestire nel tempo. I soldi per farlo certamente non mancano attingendo dagli utili dell’acquedotto stesso.

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