Alessandria (Andrea Guenna) – Sono stati nominati i nuovi membri del Cda di Aral, la società di smaltimento rifiuti che raggruppa 32 Comuni, tra cui Alessandria e Valenza. Presidente l’ingegner Flavio De Lucchi e consiglieri il ragionier Ernesto Sassone e la commercialista Antonella Colona. Ma se si rinnova il Cda, al suo posto resta il direttore generale Piercarlo Bocchio, 68 anni, che, essendo in pensione, con buona pace della stizzita bernarda, per la legge dell’11 agosto 2014, n. 114 (Misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari) è un abusivo. Nonostante ciò, è il dirigente pubblico alessandrino più pagato di tutti dall’alto dei suoi 240.000 euro all’anno, e dire che i rifiuti sono una risorsa non è mai stato pertinente come in questo caso, anche perché Bocchio fino a poco tempo fa era anche direttore di Amiu, la partecipata della nettezza urbana da cui s’è dimesso solo nel novembre del 2012. Dimesso da Amiu, ma non dal Consorzio di Bacino Alessandrino dei Rifiuti Urbani di cui è presidente. Quindi, riassumendo: per un certo periodo, fino al 2012, era presidente del Consorzio, direttore di Amiu e direttore di Aral e nelle sue tasche finivano oltre 300.000 euro lordi all’anno. Oggi è “solo” direttore di Aral e presidente del Consorzio, e nelle sue tasche finiscono poco meno di 300.000 euro lordi all’anno. Insomma il “Re mandrogno dei rifiuti” guadagna più del Presidente Napolitano. Niente male per un abusivo. Che abusivo era già nel 2013 quando rivestiva contemporaneamente le cariche di presidente del Consorzio e direttore di Aral. L’incompatibilità è prevista già nello statuto del Consorzio all’articolo 20 comma 3 dove si legge: “Il Presidente ed i Consiglieri sono scelti dall’Assemblea fuori dal proprio seno, tra coloro che hanno i requisiti di eleggibilità a Consigliere comunale e posseggono una speciale competenza tecnica o amministrativa, o per studi compiuti, o per funzioni disimpegnate presso aziende pubbliche o private, oppure per uffici ricoperti, debitamente documentati” dove per “funzioni disimpegnate” s’intende che il diretto interessato per essere eletto presidente avrebbe dovuto dimettersi (disimpegnarsi) da cariche in aziende che abbiano relazione col consorzio stesso. Non basta perché nel decreto 39 del 2013 all’articolo 7 comma 2 si vieta ad un presidente di ente pubblico comunale (Consorzio) di assumere l’incarico di amministratore (direttore) di ente in controllo pubblico provinciale o comunale (Aral). Si legge infatti che “a coloro che siano stati (nell’ultimo anno, n.d.r.) presidente o amministratore delegato di enti di diritto privato in controllo pubblico da parte di province, comuni e loro forme associative della stessa regione, non possono essere conferiti (…) gli incarichi di amministratore di ente di diritto privato in controllo pubblico da parte di una provincia, di un comune con popolazione superiore a 15.000 abitanti o di una forma associativa tra comuni avente la medesima popolazione”. Signora Prefetta Romilda Tafuri, fa finta di niente anche stavolta?
BOCCHIO: IL MANAGER SUPER ABUSIVO DEI RIFIUTI

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