Alessandria (Andrea Guenna) – È di oltre 1,3 milioni l’importo annuo che la Prefettura (cioè lo Stato, cioè i cittadini che pagano le tasse) mette a disposizione per ospitare 120 profughi nella nostra provincia. Si tratta di trenta euro al giorno per ogni profugo, ospitato in appartamenti arredati, assistito da educatori, interpreti, infermieri. E, mentre diamo i soldi ai profughi che, diciamoci la verità, data la situazione, non siamo in grado di accogliere e neppure di mantenere, dopo interminabili tavoli sindacali in prefettura, licenziamo d’emblée 193 lavoratori della partecipata della nettezza urbana che non prenderanno né Tfr né tredicesima, e sfrattiamo i residenti in ritardo con l’affitto che sono sbattuti bellamente in mezzo a una strada. Ci piacerebbe sapere cosa pensano di questa situazione kafkiana quei 22 manifestanti del Movimento per la Casa che la mattina del 12 settembre sono entrati a Palazzo Rosso per protestare contro la cacciata d’una rumena dal suo appartamento, sito al secondo piano del palazzo all’incrocio tra via Mazzini e Via Savonarola, che la Polizia ha scaraventato in cortile alle sei della mattina perché era in ritardo con l’affitto. E per questo motivo si sono beccati una bella denuncia dal questore. Difendevano solo una povera donna, titolare di un bar, che non ha chiesto nient’altro che di poter lavorare e vivere una vita decorosa – i soldi però erano sempre di meno, il bar non lavorava più come prima e lei non riusciva più a pagare l’affitto. Ma per lei non c’è stata la solidarietà della prefetta Tafuri o del questore.
Ci piacerebbe anche sapere cosa ne pensano i quattromila valenzani che la settimana scorsa si sono visti recapitare altrettante raccomandate dal Comune di Valenza che sollecita il pagamento della tassa rifiuti 2010 senza accorgersi che c’è un errore nella segnalazione del Consorzio Rifiuti.
E resta da chiedersi come mai la prefetta Tafuri non faccia mai niente per sanzionare politici e pubblici amministratori abusivi, mentre è sorprendentemente sollecita ad appaltare (con quale gara?, con una procedura prevista dalla legge o così, a casaccio?) all’Ipab Borsalino del Comune di Alessandria la gestione dell’emergenza. E dà tutti quei soldi (circa 45.000 euro al mese) a Giovanni Maria Ghé, presidente dell’Ipab Borsalino, che mette 5 o 6 profughi alla volta in appartamenti del centro, arredati (ma con che criterio li ha scelti?), dotati di ogni conforto. Forse la prefetta Tafuri, per non avere grane e vincere facile, s’è rivolta a Ghé in quanto è “uno che conta”, amico di molti politici di sinistra, egli stesso iscritto al Pd e proveniente dal vecchio Pci, vicepresidente della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, frequentatore dei salotti radical chic della città dove, mollemente sprofondati su morbide poltrone, si discute amabilmente sul dramma dei disperati che aumentano. Tutto ciò lascia per lo meno perplessi anche perché l’attività di intermediazione immobiliare (alla fine di questo si tratta) non è prevista dal piano di accoglienza del governo italiano. Inoltre esiste un problema di competenza per cui il presidente di una casa di riposo pubblica (l’Ipab Borsalino è del Comune di Alessandria) dovrebbe prendersi cura degli anziani e non anche dei profughi. Quindi esiste anche un problema di correttezza (ma in Italia è chiedere veramente troppo) per cui il vicepresidente di una fondazione bancaria del territorio non deve occuparsi di certe cose, perché il suo compito è gestire e non eseguire.
L’unica risposta a queste domande per ora è la brutale denuncia da parte della questura nei confronti di quei 22 manifestanti del Movimento per la Casa.
Mi immagino i commenti da salotto di certa gentaglia con l’erre moscia che passa la vita giocando e mentendo: “Vuoi metteve la diffevenza che c’è a pavlave dei povevi vagazzi del Bangladesh pvofughi in Alessandvia, vispetto ad una vumena movosa? Savà cevtamente l’avgomento di domani seva alla festa di Susy, Puccy e Tony! Ci vediamo un po’ pvima in cvemevia a pvendeve un apevitivo a base di champagne. Ciao cava, a pvesto”.
Poi nel pieno rispetto del buonismo più sdolcinato, strappalacrime e da bassa cucina la direttrice generale dell’Ipab Borsalino Anna Pagella spiega al cronista: “Sono ragazzi soli, spaventati, non hanno una casa, una famiglia, affetti. Sono esseri umani sfortunati cui forse non potremo garantire un futuro ma dare un presente di solidarietà”.
Sì, ma quanto ci costano?
LA PREFETTA TAFURI E LE CASE IMPOPOLARI

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