Milano (tratto da Il Fatto Quotidiano) – “Se avessi il Ciccio dalla mia parte si fa tombola in un minuto”. Così, giusto un anno fa, Giulio Burchi, uno dei principali protagonisti dell’inchiesta Lupigate coordinata dalla Procura di Firenze, ex direttore generale di Metropolitana Milanese, ex presidente del cda di Italferr ma, soprattutto, ex membro del Cda di Itinera (Gruppo Gavio) parla al telefono con Cinzia Gelati responsabile dei rapporti per la stampa con MM (Metropolitana Milanese) citando “Il Ciccio” che è Fabrizio Palenzona da Pozzolo Formigaro, provincia di Alessandria, Vicepresidente di Unicredit nonché capo indiscusso dell’Associazione Italiana Società Concessionarie Autostrade e Trafori (Ascat). Burchi punta a diventare amministratore delegato di F2i (Fondo 2 per le Infrastrutture) creato da Vito Gamberale nel 2006 e per farlo tira in ballo Palenzona. Intanto, anche se Gamberale è stato assolto dal tribunale di Milano nell’inchiesta di turbativa d’asta per l’acquisto del 29,75% delle quote di Sea (la società pubblica che gestisce gli aeroporti milanesi), deve lasciare temporaneamente il posto a Renato Ravanelli, ex di A2a (leader nazionale nel settore del teleriscaldamento con 2.382 GWht venduti ai clienti finali). Nella stessa telefonata del 27 marzo 2014 Burchi fa cenno proprio alla vicenda di Gamberale e dice: “Mi ha chiamato con urgenza l’avvocato, l’ho messo in relazione con le dimissioni di Gamberale”. L’avvocato in questione è Giuseppe Guzzetti presidente a vita della Fondazione Cariplo nonché grande azionista di Banca Intesa, lo stesso che, in qualità di Presidente dell’Associazione delle Fondazioni Bancarie, ad inizio febbraio 2015 ha fatto pervenire una lettera tramite la sua segretaria alla Fondazione Cassa di Risparmio di Tortona con la quale la invitava a prendere qualche provvedimento per rinnovare la gestione della Casa di Riposo Lisino, di sua proprietà, dopo i tristi avvenimenti del dicembre 2013 quando, poco dopo Natale, morì avvelenata un’anziana ricoverata e altri cinque rischiarono la stessa fine. Secondo quanto dice al telefono Burchi, Guzzetti è uno che, sulla banca “ha l’artiglione pesante perché da vecchio democristiano quando ci sono le nomine arriva la lista da Banca Intesa, le fa lui sui dei post-it gialli”. E, a proposito di vecchi Dc non poteva mancare “Ciccio” Palenzona che compare tra gli sponsor di F2i con Unicredit, insieme a Banca Intesa ed alla Cassa Depositi e Prestiti, nel cui azionariato c’è anche la Fondazione Cariplo di Guzzetti. Ecco che si chiude il cerchio mentre Buzzi gioca di sponda: “Adesso forse mi mettono nel comitato di gestione della banca, con questo Messina vado bene” dice a Cinzia Gelati riferendosi all’ad di Intesa, e punta proprio su “Ciccio” Palenzona e su Unicredit che in quel periodo, attraverso il suo ad Federico Ghizzoni, sta mediando la successione ai vertici del fondo. Burchi fa pressione anche su Paolo Affronti, ex deputato mastelliano dell’Udeur, già segretario particolare del ministro Donat-Cattin e, quindi, molto vicino a “Ciccio” Palenzona di cui Donat – Cattin è stato il pigmalione. E poco prima che sia dimissionato Gamberale da F2i Burchi telefona ad Affronti: “Io ho bisogno di vedere Ciccio perché Gamberale viene mandato via da F2i (…). Chi si deve occupare della cacciata di Gamberale è questo Ghizzoni che immagino sia uno che ha buoni rapporti col Ciccio perché se Ciccio è il vicepresidente di Unicredit…”, e si propone implicitamente, ma neanche troppo, come sostituto di Gamberale con l’appoggio di Ciccio e di Guzzetti. Poi Burchi fa l’allungo con Affronti: “Tu sei in grado di prendermi un appuntamento?” e Affronti gli dà il cellulare personale di Palenzona. Il primo aprile Burchi invia l’sms. Non è uno scherzo, e scrive: “Ciao Fabrizio, potrei vederti tra mercoledì e giovedì? Saluti Giulio Burchi”. Anche se Burchi non riuscirà nel suo intento, la vicenda è emblematica di un certo modo di operare nel sottogoverno italiano.
QUANDO PALENZONA DIVENTA IL “CICCIO” PER UNA RACCOMADAZIONE DI BURCHI A GUZZETTI

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