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DENUNCIATO IDRAULICO PER EVASIONE FISCALE: MA PERCHÉ IL PRIVATO CITTADINO NON PUÒ SCARICARE L’IVA?

10 Maggio 2015 admin_AG PRIMO PIANO 1376

DENUNCIATO IDRAULICO PER EVASIONE FISCALE: MA PERCHÉ IL PRIVATO CITTADINO NON PUÒ SCARICARE L’IVA?

Tortona (AL) Maria Ferrari – Perché quasi sempre l’idraulico, l’elettricista, ma anche il dentista ed medico, il carrozziere, il meccanico, non rilasciano né fattura né ricevuta? È proprio vero che gli italiani siano evasori incalliti o c’è qualcosa che non va nella nostra legislazione? L’argomento è sempre di attualità e non stupisce troppo che nei giorni scorsi la Guardia di Finanza abbia scoperto un idraulico che non ha mai pagato un euro di tasse dal 2009 al 2013. Non è certamente l’unico e lo sappiamo bene. È un artigiano di 50 anni che avrebbe evaso in quattro anni oltre 175.000 euro di imposte dirette e 40.000 euro di Iva. Se ribaltiamo la vicenda e ci mettiamo nei panni dei clienti, c’è da chiedersi perché mai si debba pagare un’imposta indiretta, l’Iva, che non si può detrarre. E si spiega facilmente perché tutti, o quasi tutti, gli idraulici, come gli antennisti o gli imbianchini, dicano al cliente che, se vuole la fattura paga, per esempio, 2.440 euro, mentre senza fattura risparmia i 440 euro dell’Iva e paga solo 2.000 euro. Naturalmente il cliente, che non può recuperare niente, preferisce pagare il meno possibile, quindi non vuole fattura perché risparmia ben il 22% di Iva, ma se potesse scaricare Iva e imponibile pretenderebbe la fattura. Quindi, in Italia l’evasione è naturale, automatica, perfettamente logica, proprio perché l’Iva rappresenta in gran parte un costo per i soggetti che non possono esercitare il diritto alla detrazione e quindi, in generale, per i consumatori finali. Mentre in molti paesi stranieri, in testa gli Stati Uniti, si può detrarre in toto perfino la beneficenza, qui da noi come al solito c’è un tetto, e cioè per la legge 80/2005 è possibile dedurre dal proprio reddito un importo, donato in beneficenza, fino al 10% di quanto dichiarato, con un limite massimo di 70.000 euro all’anno. La precedente normativa (decreto legislativo 460/97) che resta tuttora in vigore, consente invece di detrarre dall’imposta lorda il 19% dell’importo donato, fino a un massimo di 2.065 euro all’anno per le persone fisiche. Insomma il Bel Paese è retto da una normativa fiscale iniqua e a “detrazione controllata” per cui si favorisce l’evasione. E in tempo di crisi, francamente, risparmiare 440 euro per l’installazione, per esempio, di una nuova caldaia, non è cosa di poco conto. Ecco perché nasce sempre una “complicità” fra chi deve essere pagato e chi paga a causa di un sistema perverso di detrazione e rivalsa, per cui l’imposta grava completamente sul consumatore finale. D’altronde quell’idraulico che non fattura sarebbe danneggiato se fatturasse in quanto, facendo pagare anche l’Iva, non sarebbe competitivo nei confronti della stragrande maggioranza (per non dire totalità) dei concorrenti che non fatturano. Questa distorsione sarebbe sanata da una sentenza della Corte di Giustizia CEE per la quale il diritto alla detrazione costituisce parte integrante del meccanismo dell’Iva e, in linea di principio, non può essere soggetto a limitazioni. In particolare, in merito alle modalità di esercizio del diritto a detrazione esiste l’art. 178 della Direttiva 2006/112/CE e la giurisprudenza della Corte di Giustizia, che pongono in evidenza la prevalenza della norma comunitaria su quella nazionale. Ciò perché è assurdo considerare un cittadino imprenditore per le operazioni attive e “consumatore finale” per le operazioni passive (Cass. 6938 del 22/5/2000; Corte Europea C32/03 del 3/3/2005). Naturalmente qui da noi le direttive Cee si prendono in considerazione quando fanno comodo ai governanti e non ai cittadini. Ma è invece giusto che per il cliente finale, il privato, il padre di famiglia insomma, l’indetraibilità dell’imposta deve essere prevista solamente per gli acquisti di beni e servizi non necessari alla sussistenza vitale propria e della propria famiglia, ma una caldaia per riscaldare la casa è necessaria, se non indispensabile, per la famiglia quindi, in un paese civile, in questo caso l’Iva deve essere detraibile anche per il privato. Si eviterebbero un sacco di problemi, le famiglie sarebbero felici di pagarla perché certe di recuperarla e gli idraulici di fare regolare fattura evitando di evadere il fisco. Ma l’Italia non è un paese normale e lo vediamo tutti i giorni. Anche a Tortona.

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