Alessandria (Andrea Guenna) – Dopo la sentenza dell’aprile scorso con la quale la Corte dei Conti ha dimostrato l’assoluta estraneità al dissesto della Giunta Comunale 2007 – 2012 guidata dal sindaco Piercarlo Fabbio (http://www.alessandriaoggi.info/index.php?option=com_k2&view=item&id=1814:la-corte-dei-conti-assolve-la-giunta-fabbio&Itemid=102) quello che abbiamo scoperto (a proposito, devo ringraziare i miei “segugi” che stanno facendo un lavoro incredibile) è clamoroso. Si tratta della dichiarazione della sindaca Rita Rossa rilasciata il 12 giugno 2012 davanti alla Corte dei Conti di Torino, a soli venti giorni dal suo insediamento a Palazzo Rosso, finita agli atti che noi siamo riusciti a fotocopiare e che pubblichiamo sotto. Si leggono delle cose inaudite frutto di certezze effimere quasi come se Rita Rossa, il suo assessore “tecnico” Pietro Bianchi ed il fido Zaccone (che la volta prima però era assessore di Fabbio) avessero chiara la situazione del Comune di Alessandria mentre ciò è del tutto falso. Infatti la Rossa e i suoi in quel tempo si inventavano le cose al punto che per stilare un corretto rendiconto (bilancio di chiusura) del 2012 ci avrebbero messo quasi due anni, mentre quel 12 luglio 2012 non sapevano neppure di cosa stavano parlando. E allora su quali basi è stato chiesto il dissesto?
E sì perché la Rossa quel dissesto maledetto l’ha implicitamente preteso parlando di un non meglio definito “risanamento” che sarebbe partito con la riscrittura del rendiconto 2011: “Ci siamo subito resi conto che il piano di risanamento può essere effettuato in un medio periodo: la legislatura è un tempo adatto per mettere a posto la situazione”. E invece siamo qui a parlare di un ulteriore debito fatto da Rita Rosa e i suoi di circa 60 milioni di euro in due anni, mentre loro dicono a tutti (e quelli del foglio della Fca ci hanno creduto e l’hanno anche scritto a più riprese, poverini…) che hanno risanato.
Ma non basta perché nell’audizione del 12 giugno 2012 la sindaca ha citato anche la banca Barclays titolare di un contratto di factoring sottoscritto da Amiu nel 2011 cui ha venduto le fatture non pagate dal Comune di Alessandria. La Rossa in quella circostanza ha detto che “tutti i soldi messi dal Comune per AMIU erano vincolati e venivano bloccati” stipendi compresi ed invece non è vero per stessa ammissione della banca inglese che in una lettera datata 3 agosto 2012 in risposta ad una raccomandata di Amiu del 12 luglio 2012, precisa: “Non comprendiamo la vostra asserzione sull’impossibilità per la vostra società (Amiu, n.d.r.) di ricevere i flussi finanziari necessari alla propria buona gestione. Non vediamo quindi alcuna impossibilità di ricevere i flussi finanziari relativi ai crediti ceduti, a noi addebitabile”. Insomma, la banca smentiva quanto affermato dalla sindaca Rossa appena un mese dopo la sua deposizione fatta in Corte dei Conti.
Non è tutto perché questa maggioranza e la sua sindaca hanno avuto l’ardire di revocare la deliberazione della precedente Giunta del 28 marzo 2012 che approvava il ricorso al TAR presentato contro la Corte dei Conti sul possibile dissesto. Cioè, in parole povere, la precedente Giunta del sindaco Fabbio, per resistere all’ostracismo della Corte, aveva messo le mani avanti chiedendo una perizia a Viktor Ukmar economista dell’Università di Genova ed Elio Borgonovi suo collega della Bocconi di Milano, che davano parere positivo alla gestione Fabbio-Vandone e, contestualmente, facevano ricorso al Tar contro i provvedimenti presi dai giudici contabili di Torino della Sezione di Controllo, a partire dalla pronuncia del 17 novembre 2011 (n° 279/2011), nella quale si riscontravano criticità di gestione ed erano elencate le misure correttive da prendere da parte dell’Ente comunale relativamente al rendiconto 2010 e al bilancio preventivo 2011. Una seconda pronuncia (n° 12/2012) della Corte dei Conti era quella del febbraio 2012 con la quale si pretendeva di accertare la “sussistenza nella gestione finanziaria dell’Ente dei profili di criticità strutturale tali da determinare squilibri strutturali del bilancio che possono provocarne il dissesto finanziario e l’inadempimento da parte del Comune all’adozione delle misure correttive previste di legge”.
In sostanza la Corte di Torino, evidentemente condizionata da pressioni politiche per cui ha ciccato in pieno i conti come abbiamo visto in seguito, chiedeva a noi alessandrini di suicidarci tramite il dissesto e la Giunta Fabbio aveva risposo picche facendo ricorso al Tar, mentre la Giunta Rossa poco dopo annullava quel ricorso ed rispondeva che sì, ci potevamo anche suicidare dichiarando il dissesto. Un dissesto però, e qui sta il paradosso, che la stessa Corte dei Conti, mercoledì 15 aprile 2015, ha dichiarato non essere nei numeri e che la situazione di crisi era da attribuire non alla gestione della Giunta Fabbio ma, se mai, a chi c’era prima che aveva scassato le casse comunali. E chi c’era prima era una compagna di Rita Rossa, Mara Scagni che si è fidata del suo assessore sfasciacarrozze Sandro Tortarolo che ha fatto schizzare il debito di Palazzo Rosso portandolo da circa 75 milioni a circa 150.
Ma c’è dell’altro perché la nostra sindaca ha anche dichiarato ai giudici contabili di Torino che avrebbe annullato la gara per la concessone del servizio di nettezza urbana, una gara validissima che, oltretutto, avrebbe fruttato, cash, 15 milioni al Comune di Alessandria consentendo contemporaneamente il risanamento di Amiu.
Invece siamo al delirio.
E io pago.
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