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IL PERCHÈ DELL’ATTUALE CORRUZIONE ITALIANA

27 Novembre 2015 admin_AG Dentro la notizia, RUBRICHE 154

IL PERCHÈ DELL’ATTUALE CORRUZIONE ITALIANA

Alcide De Gasperi, uno dei pochi, o meglio dei pochissimi, uomini politici di qualità di questi ultimi cento anni della storia italiana, nacque e passò i suoi primi anni sotto l’impero austriaco. Divenne poi italiano quando quei territori, in conseguenza della guerra 15-18, furono passati al Regno d’Italia. De Gasperi nelle sue memorie rilevò questo fatto: la stazione della città in cui viveva sotto il governo austriaco aveva tre addetti e funzionava benissimo con i treni e le merci che viaggiavano in perfetto orario. Quando passò sotto l’Italia gli addetti divennero 12 mentre i treni non erano mai in orario benchè il traffico si fosse molto ridotto a causa della languente economia del nuovo governo. Questa vicenda ci spiega come i problemi dell’oggi abbiano radici antiche. Il fatto che ci troviamo coinvolti in una guerra, che in realtà combattiamo con gli altri paesi europei anche se ufficialmente neghiamo di farlo, non deve farci dimenticare gli storici ed irrisolti problemi del nostro Paese. Le guerre da quando esistono sono sempre state un grandissimo vantaggio per politici ladri, lestofanti e banditi di ogni genere. Con la scusa della guerra, e degli sconvolgimenti che inevitabilmente produce, qualsiasi controllo passa in secondo piano e le responsabilità di ogni ruberia vengono date al nemico che, per definizione e propaganda, è sempre malvagio, cattivo e disonesto. Nessuno è mai andato in carcere in Italia per le scarpe di cartone fornite agli alpini in Russia, le divise in tessuto sintetico che non proteggevano dal freddo, i cannoni che sparavano storto per le eccessive tolleranze di fabbricazione ed i sommergibili così scadenti che dopo l’8 settembre quando i tedeschi ne trovarono una trentina nei cantieri di costruzione, alcuni praticamente finiti ed in collaudo, si guardarono ben bene dall’usarli poichè erano di così basso livello tecnico che oltre al sommergibile avrebbero perso anche l’equipaggio. E volendo gli esempi potrebbero essere molti altri in quasi tutte le forniture dell’esercito. Basti pensare a riguardo che noi alla data dell’8 settembre ‘43 costruivamo ancora biplani mentre i tedeschi e gli inglesi avevano già in collaudo i primi aerei a reazione. Per capire e riuscire a combattere gli storici ed irrisolti problemi dell’Italia occorre prima cosa conoscerli fin dalle origini. Contrariamente a ciò che è scritto sui libri di storia con cui si alimentano le ingenue menti dei giovinetti, metà del territorio nazionale, Stato della Chiesa e Regno delle due Sicilie, fu occupato ed annesso al dominio del Savoia manu militari. Ed i suoi abitanti non erano per niente entusiasti del nuovo governo e, tolta un’esigua, ma veramente microscopica, minoranza di trasformisti ad elevato reddito, tutti gli altri, compresa la Chiesa che allora contava moltissimo tra le classi subalterne, erano assolutamente ostili. Ne è prova incontestabile un fatto: nella cosiddetta “guerra al banditismo”, che in realtà è stata una guerra civile condotta dal novello Stato italiano con insolita ferocia (fucilazioni, impiccagioni, stermini di interi villaggi, violenze sulle donne, saccheggi, ecc.) costò più morti di quanto fossero stati quelli delle tre Guerre di Indipendenza messe assieme. Quindi nessuno stupore se si creò un abisso tra governo e governati. Abisso che fu poi accentuato dalla guerra 15-18 in cui 650.000 uomini, per lo più appartenenti alle classi contadine (gli operai furono risparmiati poichè dovevano lavorare nelle industrie belliche), furono mandati a farsi uccidere in una guerra di cui ignoravano del tutto le ragioni e nella gran parte dei casi anche l’esistenza delle nazioni nostre avversarie (L’80-85%dei contadini erano totalmente analfabeti). In una situazione di questo genere rubare al “nemico”, ossia allo Stato italiano, non pagare le tasse e cercare di trarne tutti i vantaggi possibili non era considerato un furto, ma un onore. A questo si aggiunse una borghesia di rapina che basava le proprie ricchezze sulle forniture governative e sulla costruzione delle prime infrastrutture di uno stato moderno, come le ferrovie, le strade, i ponti e gli acquedotti. Cerchiamo di dare un consiglio che non sarà seguito: se veramente qualcuno volesse mettere mano all’attuale situazione in cui l’Italia sembra essersi trasformata in una cleptocrazia, sarebbe assai opportuno che si iniziasse con lo studiare la Storia, quella vera, e si mettessero al Governo uomini con una cultura e non solo incaricati di occupare ministeri con il preciso scopo di proseguire giochi di potere personale e di vendersi ciò che è ancora vendibile dei beni nazionali.

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