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MA L’ITALIA SARÀ SEMPRE UN PAESE DI LADRI?

19 Dicembre 2015 admin_AG Dentro la notizia, RUBRICHE 245

MA L’ITALIA SARÀ SEMPRE UN PAESE DI LADRI?

Alcuni nostri lettori sono soliti chiedere la nostra opinione sugli argomenti più disparati. Noi rispondiamo volentieri, ma un minimo di obiettività ci impone di ritenere le nostre risposte pareri personali e non certo la verità rivelata.  Recentemente ci hanno posto il seguente quesito: l’Italia rimarrà per sempre una cleptocrazia, ossia un paese governato da ladri? Che lo sia ci sono pochi dubbi, basta cliccare il nome di qualsiasi città italiana (Roma, Napoli ,Palermo, Milano, ecc.) seguito dalle parole “cosche mafiose” e appariranno sul vostro computer accurate cartine divise per settori di influenza dei vari raggruppamenti criminali. A Roma, che è la capitale d’Italia, e non un dimenticato sobborgo di Orgosolo o Montelepre, proprio nel corso di  quest’ultimo anno (2015) si è persino assistito al funerale di un capo clan di una associazione mafiosa specializzata in spaccio di droga, furti negli appartamenti, usura ed altre piacevolezze similari, con i vigili urbani a fermare il traffico, una grande orchestra che suonava la musica del Padrino e un elicottero, naturalmente abusivo, a gettare fiori sull’austera cerimonia mentre la bara era tenuta sulle teste dei partecipanti a braccia tese, come se fosse Sigfrido nella cerimonia funebre di un’opera di Wagner. Se poi esaminiamo le continue e ripetute disavventure giudiziarie delle massime autorità politiche regionali, non troviamo molto di meglio. Ad esempio il 65% degli eletti nella novella Regione Piemonte avevano “taroccato” i propri rimborsi gonfiandoli in modo abominevole e scambiando la regione con un  supermercato in cui si poteva acquistare qualsiasi cosa, con la sola differenza che veniva pagata con denaro pubblico. Il tutto fu poi sistemato con una specie di perdono generale con la scusa che “avevano sì rubato ma pochino pochino rispetto ai grandi ladri di Stato, andati ben oltre e rimasti impuniti”). Ovviamente nel farlo furono d’accordo tutti i partiti. Non parliamo poi della Mafia risalita nel dopoguerra fino alle Alpi. Poichè siamo giornalisti e non maghi è impossibile dire quanto potrà ancora durare una situazione del genere. Tutt’al più l’unica cosa fattibile è vedere se la Storia presenta altri esempi similari e come sono cambiati nel tempo. Alla fine del 1800 il paese più corrotto dell’intero pianeta in cui esistevano solo forme marginali di giustizia, tant’è vero che gran parte della popolazione circolava armata proprio per difendersi, erano gli Stati Uniti. Chi comandava le forze dell’ordine erano gli sceriffi che venivano eletti con voto popolare. Nel 90% dei casi ad essere eletti erano gli appartenenti alle varie mafie ed era del tutto normale che talvolta si alternassero gli incarichi e chi era bandito diventasse sceriffo o lo sceriffo diventasse bandito. E nelle industrie non si andava meglio. Chi costruì le grandi ferrovie ne combinò talmente tante che alla fine passò alla storia con il nome di “robber baron”. Rockefeller si procurò i primi denari svaligiando la Banca di Atlanta. E restando in epoca più recente, i  mitici e raffinati Kennedy si arricchirono durante il Proibizionismo con il contrabbando dell’alcol. Oggi gli Stati Uniti sono un paese abbastanza “onesto”. Per la borghesia, e per chi lavora, la giustizia funziona. Per il proletariato di colore molto meno. Tutta una serie di controlli molto efficaci rendono impossibili grandi truffe commerciali invece possibili in Europa. E allora, come fu possibile agli Stati Uniti di uscire dalla palude di illegalità che avvolgeva l’intero paese? Il merito fu della stampa e dell’ informazione giornalistica. Come noto, in quel Paese non c’è un giornale nazionale (il mitico New York Time è il giornale a cultura ebraico-democratica di New York) ma esistevano centinaia di giornali locali che campavano con le copie vendute e la pubblicità. Per  sopravvivere erano però indispensabili alte tirature e per ottenerle vi era un solo modo: scrivere su argomenti di grande interesse e non limitarsi a difendere il padronato, come normalmente avviene in Italia. Fu uno scontro durissimo e la carta stampata ne pagò un prezzo molto alto con tipografie distrutte dalla bombe, giornalisti uccisi ed intimidazioni di ogni genere. Ma non mollò mai scardinando granitici legami tra regimi corrotti e criminalità, come avvenne a Chicago con Al Capone, o azioni elettorali illegali, come il Watergate dei nostri giorni che costrinse un Presidente alle dimissioni. Alla stampa in questi ultimi decenni si è unita la televisione e trasmissioni molto seguite hanno importanza determinante per il mantenimento della democrazia. Negli Stati Uniti come in Gran Bretagna non è possibile la filosofia e l’etica giornalistica di pseudo democrazia propria dell’Italia: “Tu, povero scemo, scrivi pure quello che vuoi mentre io sto a Montecarlo o in Svizzera a godermi il maltolto”.

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