Alessandria (Andrea Guenna) – Lo scontro s’è fatto durissimo, frontale. Da una parte noi a fare il nostro mestiere di cronisti, ormai soli, dall’altra i pennivendoli. Sono tanti, ben pagati, privi di senso critico, in gran parte messi lì per motivi politici o di potere o, molto più banalmente, per raccomandazione. Noi no, siamo giornalisti e basta, innamorati del mestiere più bello del mondo, e scriviamo quello che succede. Così com’è. Ed ora dobbiamo sorbirci l’ennesimo pistolotto sulla storia (inventata) di Amiu, che non è propriamente quella che ci fa intendere l’a.d. di Amag Ambiente ingegner Giuseppe Righetti (nella foto), certamente degno della massima stima, ma probabilmente vittima delle menzogne che gli hanno raccontato e che qui ad Alessandria sanno raccontare benissimo. Di recente nomina, Righetti ha incontrato ieri i consiglieri comunali della commissione ambiente e ha detto loro come ha fatto a resuscitare l’azienda della nettezza urbana (ex Amiu) mandrogna. Naturalmente ha ricordato gli errori nel passato, ma non ha specificato quali errori e quale passato, forse non lo sa neppure lui ed è convinto che quegli errori li abbiano fatti quei “fascistoni” di Fabbio e Vandone che hanno governato Alessandria dal 2007 al 2012. E invece no caro il nostro Righetti e spieghiamo subito perché. Tutto il male l’ha fatto la sindaca meno amata dagli italiani che amministra adesso la città, che è una pasionaria dell’apparato della sinistra. Infatti Amiu è stata fatta fallire da questa giunta di sinistra che poi l’ha messa nel grembo di Amag insieme ad Aral. L’unico risultato positivo, ancorché truffaldino, è stato quello di non pagare i creditori di Amiu in quanto fallita. Questi qua all’ingegner Righetti non hanno detto, o l’hanno detto ma lui fa finta di niente, che Amiu poteva essere salvata. Infatti il 28 dicembre del 2011 si chiudeva la procedura della gara di concessione dei servizi di spazzamento raccolta e trasporto rifiuti, del verde pubblico, neve, bocchette e caditoie stradali, e lotta biologica integrata indetta dal Comune di Alessandria per sé e anche per conto di altri 24 Comuni dell’hiterland, gara vinta dalla Iren di Reggio Emilia che ha subito costituito un’Associazione Temporanea di Impresa con Amiu (Iren 49% – AMIU 51%), il che avrebbe comportato un incasso (nei tempi di legge) da parte dei 25 Comuni consorziati, ma soprattutto del Comune di Alessandria che aveva oltre il 90% delle quote, di 15,1 milioni di euro da ripartire in otto anni, pari a 1,89 milioni di euro all’anno, a titolo di canone versato da Nuova Amiu per l’espletamento del servizio. L’importo previsto sarebbe stato di 2,1 milioni di euro all’anno, ma il Comune di Alessandria e gli altri, per incassare subito (regola matematica di attualizzazione), hanno fatto uno sconto del 10% per i primi otto anni, mentre dal nono in poi la tariffa sarebbe ritornata quella prevista. I detrattori hanno dichiarato che fino al 2019 i Comuni interessati al servizio non avrebbero preso più un centesimo, mentre avrebbero dovuto corrispondere ogni anno all’Associazione Temporanea di Impresa, che sarebbe diventata società, circa 16 milioni per tutti i servizi forniti che corrispondevano, più o meno, al gettito dell’allora Tia (Tarsu per i Comuni minori) la tariffa in vigore in quel momento per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti urbani. Era un debito, sì, ma attinente al giroconto di Tia, per cui i Comuni da una parte avrebbero incassato e dall’altra versato, ricoprendo il ruolo di “esattore” per conto di Nuova Amiu Spa. È chiaro che i Comuni dovevano prendersi il rischio di una fetta di insoluti (si trattava di un dato fisiologico), circa il 10% del totale, che sarebbe stato recuperato solo in parte, ma era un rischio calcolato e tutto sommato sopportabile se confrontato al vantaggio di incassare subito una somma rilevante praticamente in contanti. Era stata seguita la logica di analisi dell’equilibrio finanziario, in riferimento al medio-lungo termine (solidità) ed al breve termine (liquidità). In sostanza, dato che da un po’ di tempo gli enti locali di tutt’Italia sono senza soldi, l’allora assessore al bilancio professor Luciano Vandone (e mi creda caro ingegnere Righetti, Vandone è uno che sa quello che fa e fa quello che sa) aveva favorito giustamente un’iniezione di liquidità nelle casse del Comune ottenuta con un incentivo che era lo sconto sul canone da versare da Nuova Amiu in vent’anni, che il consorzio dei Comuni avrebbe incassato in contanti ed in un’unica soluzione per i primi otto anni. A quel punto Amiu era salva e poteva ripartire con tutti gli investimenti del caso già nel 2011, ma la sindaca Rossa ha annullato la gara senza motivo in quanto nessuno dei partecipanti aveva eccepito niente, rinunciando a quei 15 milioni (danno erariale?). Ed ecco il motivo del degrado e del fallimento, oltre che dell’azzeramento degli scatti di anzianità dei dipendenti che hanno perso in media 100 euro a testa in busta paga in quanto sono stati riassunti da una ditta nuova (Amag Ambiente) essendo fallita la vecchia (Amiu). Naturalmente la soluzione adottata oggi favorisce enormemente la gestione dei servizi a livello regionale del vero sindaco di Alessandria che è Piero Fassino per conto delle cooperative della sinistra.
CASO AMIU, OVVERO: QUANDO LA COLPA È SEMPRE DEGLI ALTRI E LA DISINFORMAZIONE PARTE DALL’ALTO (METODO SOVIETICO)

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