Per quasi un secolo vivere a Torino è equivalso a “vivere FIAT” che controllava ogni cosa, dalle presse delle carrozzerie agli asili nido per i figli dei dipendenti, nonché il più diffuso quotidiano locale e persino la squadra di calcio. Ed ugualmente avveniva in regione: le vernici della Ivi finivano su auto FIAT, i motorini della Way Assauto avviavano i motori FIAT e avanti così in tutti gli altri settori produttivi. Persino i proiettili della MINO erano stati sparati da cannoni FIAT. Benché in Italia sia un antico vezzo delle classi dominanti tranquillizzare e rasserenare le classi subalterne per cui “il bicchiere è sempre mezzo pieno e domani si starà meglio di oggi e dopodomani ancora di più”, e avanti così, delirando menzogne, anche quando palesemente negate dall’evidenza. Il trasferimento negli Stati Uniti della FIAT è stata una tragedia senza pari e per la maggior parte degli economisti autentica campana a morto per il futuro del Piemonte. I dati demografici ed economici del 2015 ne sono la dimostrazione più evidente ed incontestabile nonostante l’ottimismo becero di gran parte dei politici locali. Non occorreva avere studiato ad Oxford per capire quanto stava avvenendo. Tutti i dati, si sottolinea tutti, che riguardano il Piemonte nell’anno 2015 non sono positivi, a partire dalla popolazione scesa di ben il 21,6% in 24 anni,circa quattro punti al di sotto della media nazionale. È un dato terrificante che indica un crollo delle possibilità di lavoro. E c’è di più. Ciò che resta della popolazione piemontese è invecchiato con circa due anziani ogni giovane con il tragico aumento, di ben 15 punti percentuali. A peggiorare il dato è la palese differenza di qualità culturale e di livello sociale di chi è emigrato rispetto a chi è immigrato. Alcune migliaia di ingegneri, operai specializzati, laureati vari e tecnici di alto livello non equivalgono da un punto di vista sociale ed economico ad un uguale numero di immigrati dal Terzo mondo, per lo più senza qualifica e con crescente costo per i bilanci pubblici. Anche il reddito delle classi subalterne si sta separando dalle necessità di vita. Ne è dimostrazione l’aumento della mortalità poiché i poveri non hanno più i soldi per curarsi adeguatamente. Complessivamente nel 2015 la popolazione si è ridotta di circa 18.000 unità, calo dovuto anche ad un’evidente riduzione della natalità, anch’essa provocata da motivi economici. Per il quinto anno consecutivo la fecondità è scesa, arrivando a 1,35 figli per donna. Ciò che stupisce, preoccupa ed indigna, è che nessun gruppo politico abbia tenuto presente questi dati e nemmeno si sia premurato di capirne il perché. Sconcerta poi il fatto che molti politici, Renzi in testa, si siano affrettati ad applaudire il trasferimento della FIAT e cercato di spostare l’attenzione dell’opinione pubblica sulle pur pregevoli attività culturali e di tempo libero di Torino. In questa situazione catastrofica è facile prevedere che, nel volgere di qualche anno, quando sarà finito l’apporto delle pensioni degli anziani, Torino, già capitale d’Italia, si trasformerà in una seppur gradevole città “secondaria” con gli impieghi pubblici prima fonte di lavoro come già avviene nel Meridione. Per mantenere l’apparenza di un prestigio ormai impossibile, Torino si è pure indebitata alla morte con bilanci svincolati dalle sue attuali e future possibilità economiche. Si è così bruciata ogni riserva che poteva servire per un suo rilancio. Un fuoco di paglia che non ha convinto i torinesi e se ne sono viste le conseguenze elettorali. La vera ricchezza di Torino, anche ai tempi dei Savoia, erano l’industria e la ricerca ad essa collegata. Alcune scoperte piemontesi cambiarono il mondo, come la nitroglicerina dovuta al casalese Ascanio Sobrero (i pacifisti pronti ad indignarsi su qualsiasi invenzione riguardi la guerra in questo caso perderebbero tempo: solo poco più dell’1% è impiegato a livello militare, il restante serve per costruire canali, ponti, gallerie, estrazione di minerali, ecc.). L’unica speranza di risorgere che può avere Torino è legata al Politecnico e alle sue facoltà scientifiche. Sarebbe quindi opportuno dedicare alla ricerca ogni nostro sforzo, ma non lo si farà. Anziché potenziare l’Università costruiranno un nuovo costosissimo campo da calcio. Come in tutti i periodi di decadenza, obiettivo primario del potere è distogliere l’opinione pubblica dalla tragica realtà dei fatti.
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