Roma – Non si è fatta attendere la reazione del sindacato di polizia COISP dopo la morte per infarto del poliziotto Diego Turra mentre era di servizio a Ventimiglia. “Viva e vera solidarietà alla famiglia di Diego Turra. Il nostro collega – si legge in un comunicato sindacale – non è stato ucciso da un infarto, ma è stato stroncato, come i tanti di noi che ci lasciano la vita o la salute, dall’indifferenza di un Governo che non merita la dedizione di uomini e donne trattati come schiavi. Quella di Dego è la cronaca di una morte annunciata, come quella di tanti altri che si trascinano, giorno dopo giorno e con una resistenza al limite dell’umano, in un lavoro non riconosciuto sotto nessun profilo”. Gli agenti di polizia del Coisp dicono che il loro lavoro è diventato impossibile a causa delle mille difficoltà “non solo a causa della criminalità e della violenza dei delinquenti, ma oramai soprattutto della violenza di chi non fa che usarci come oggetti, bambole di pezza da buttare via quando sono inservibili”. In riferimento alla morte dell’agente Turra, il Coisp fa sapere che lo stress cui sono sottoposti i poliziotti ogni giorno è cosa risaputa e “in zone come Ventimiglia e molte altre sparse per l’Italia, si raggiungono livelli di stanchezza e di sfruttamento inimmaginabili. Morire di infarto è il minimo che ti può capitare se porti la divisa”. Sulla morte del Poliziotto Diego Turra, deceduto in servizio durante gli scontri dell’altro ieri a Ventimiglia in occasione della protesta dei no border, il Segretario Generale di Coisp Franco Maccari denuncia senza mezzi termini le condizioni ormai divenute intollerabili per i poliziotti in prima linea per garantire l’ordine pubblico: “Quello a noi riservato è un trattamento inaccettabile – dice Maccari -, che ci vede sempre all’ultimo posto di un’agenda politica scandalosamente menefreghista di fronte alle necessità del sistema sicurezza e dei suoi operatori. La cosa, oltre tutto, non fa che apparire ancora più grave – spiega ancora il segretario nazionale del Coisp – se vista nell’ottica dell’emergenza immigrazione che ci costringe ad ancor più sfiancanti ritmi di lavoro nell’ambito di servizi inadeguati, inefficienti, assurdi ed irresponsabili. Al nostro collega, alla sua famiglia ed a tutto il Corpo di Polizia – insiste Maccari – non serve la solidarietà e non servono le condoglianze e gli elogi di Renzi, Alfano e compagni. Sono anzi un insulto alla vita di un uomo ucciso dal suo lavoro, e di tutti gli altri che sono vittime di un dovere amato quanto ingrato. Sono un insulto a fronte della totale mancanza di impegno nei confronti del personale in divisa, mandato in strada ad un’età assurdamente alta, mandato in strada senza mezzi e senza dotazioni adeguate, mandato in strada in un numero esiguo e pericolosissimo, mandato in strada a fronteggiare e sostenere gli effetti nefasti di azioni di governo inadeguate, egoistiche, dilettantesche, che volontariamente i nostri politici e governanti fanno gravare con tutto il loro peso sulle spalle del personale in divisa, così che ogni drammatica conseguenza sulla nostra salute connessa al lavoro è praticamente frutto del loro dolo. In Italia – conclude Franco Maccari – è chi ci governa senza sostenerci, senza tutelarci, senza garantirci e senza darci i mezzi adeguati che ci uccide, uno dopo l’altro. Purtroppo, però, in Italia pagano anche per i loro errori colposi, e dunque neppure voluti, solo ed unicamente gli appartenenti alle forze dell’ordine. Tutti gli altri, compresi i delinquenti, possono dormire sonni tranquilli perché tanto per loro si fa sempre di più e gli si chiede conto sempre di meno”.
POLIZIOTTO MORTO A VENTIMIGLIA, L’IRA DEL COISP: L’HA UCCISO IL GOVERNO

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