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Concetti fuori tema

Gli scienziati sono filosofi o matematici?

18 Ottobre 2016 Giusto Buroni Concetti fuori tema 259

Gli scienziati sono filosofi o matematici?

Per evitare che anche questa serie di articoli diventi un romanzo (ma ormai non c’è scampo: lo è), mi limito dunque a dividere i campi della ricerca scientifica in due sole categorie: quella fisica-matematica (e ingegneristica), di cui ho parlato in precedenza, e quella biomedica. Più o meno inconsciamente i cosiddetti “scienziati” (all’inizio del mondo si facevano chiamare tutti “filosofi” e il filosofo si vantava di riuscire a coprire tutti i campi del “sapere”, senza rendersi conto della difficoltà di definire anzitutto il concetto di “sapere”) basavano la “ricerca” su ciò che oggi chiamiamo “statistica”: vedi uno stesso fenomeno un paio di volte e cominci a sospettare di avere visto “la regola”; lo vedi tre volte e credi di avere scoperto la regola, anche se il ricercatore coscienzioso incomincerà a vedere le differenze dei dettagli e a porsi le giuste domande sulle cause che producono tali differenze o sulla effettiva somiglianza fra i due o tre fenomeni considerati uguali. Naturalmente quanto più numerosi saranno i casi somiglianti esaminati, tanto maggiore sarà la confidenza nei risultati delle osservazioni sul fenomeno, il che equivale a dire che ci si sentirà tanto più autorizzati ad aspettare effetti coincidenti quanto più saranno simili e numerose le cause (chiamate a volte “condizioni al contorno”) che si pensa contribuiscano a produrre tali effetti. Dalla ricerca “osservata” si passa poi, con molta cautela, alla ricerca per l’innovazione che mostrerà altri fenomeni che verranno studiati e porteranno , se possibile, a scoperte e innovazioni grandiose. Si badi che queste sono le uniche “spiegazioni” che si possono dare dei fenomeni fisici o biologici. Filosofi e Papi insisteranno nel dire che è la matematica che spiega tutto (che “l’Universo è tutto matematica”, che “la matematica è in tutte le manifestazioni naturali”, che praticamente “la matematica è Dio”); ma purtroppo hanno sprecato anni di studi, se mai hanno studiato, se non si sono accorti che la matematica è solo un utilissimo, indispensabile e ingegnoso strumento per sintetizzare e collegare fra loro le osservazioni scientifiche (ha intuito questo perfino un certo Chomsky, che ha cercato di inventare una matematica applicabile alla linguistica, impresa tanto ardua che all’età di ormai oltre 90 anni gli viene spesso voglia di gettare la spugna). Sempre più numerose sono le osservazioni scientifiche che sono state suggerite, trovate, analizzate grazie alle sintesi permesse dalla simbologia, dalla “grammatica” e “sintassi” matematiche, le quali sono ovviamente imperfette, e sempre lo saranno, ma sufficienti a seguire e precisare meglio il progresso della ragione umana alle prese con quei  fenomeni dell’Universo che sono accessibili ai sensi  della fisiologia, o direttamente o con intermediazione degli strumenti costruiti a poco a poco dall’Uomo. A riprova di ciò (e cioè che la matematica di per sé non spiega niente, ma è solo una schematizzazione molto pratica e utile dei fenomeni osservati) esiste un libro di Bertrand Russel  (Principia Mathematica) che in 700 pagine “racconta e spiega” la matematica senza usare una sola formula della matematica corrente. Ma forse la dimostrazione più evidente della mia affermazione è che la matematica elaborata a tutt’oggi dai maggiori cervelli “si adatta” apparentemente a solo il 7% dell’Universo “conosciuto” e conoscibile, mentre al rimanente 93% si riesce per ora solo a dare un nome: “materia oscura” o “energia oscura”, ma non una connotazione ancorché approssimativa. Sembra evidente e necessario quindi operare una rivoluzione straordinaria sulla matematica attuale per descrivere i misteri dell’Universo, oppure riconoscere i limiti della comprensione umana e fermarsi ad affinare quella “corrente”, in paziente attesa di ingegnosi sviluppi per  quella futura. In questo processo si incontreranno paradossi e contraddizioni, che saranno sempre più appianati dai  necessari adattamenti della matematica. Forse è il caso di ricordare che Leonardo da Vinci, il meno “istruito” fra i grandi scienziati della storia occidentale (e proprio per questo il più geniale e innovativo e il meno superstizioso), non aveva timori reverenziali per  la matematica: si faceva dare i concetti essenziali da un amico fidato, l’insigne inventore della matematica commerciale: Luca Pacioli, che parlava e scriveva in volgare, come Leonardo (che non sapeva il latino) ma poi procedeva col suo proprio metodo di analisi, che era quello del disegno, concepito come la “fotografia”, realizzata a matita, di un fenomeno istantaneo ma significativo per capire certi meccanismi naturali.

False previsioni sul clima
È quindi un errore madornale pretendere (forzando anche disonestamente i risultati della ricerca) che appaia un certo fenomeno fisico solo perché deducibile da teorie matematiche “vigenti”, mentre è obbligatorio verificare con cura le condizioni al contorno, applicate alla matematica e alla logica che governano quell’argomento, e le eventuali interpolazioni e estrapolazioni ricavabili. I “ricercatori” dell’IPCC (i famosi 2000 allegri compagnoni  “verdi” dell’ONU, a cui è stato assegnato anche un Premio Nobel per la Pace, costituendo la corte del mecenate e ambientalista Al Gore) per esempio operano proprio nel modo errato e hanno prodotto finora decine di previsioni contraddittorie (o piuttosto fantascientifiche) sul clima, e tutte catastrofiche, sia per innata insipienza, sia perché così è stato loro imposto dalle autorità economiche e politiche: nel fare ciò negano o ignorano alcune evidenze, come per esempio la crescita imprevista dei ghiacciai antartici  in contrapposizione alla benvenuta decrescita di quelli artici, dimenticando di avere predetto anni prima  che il buco nell’ozono, che si dice essere più vasto al di sopra della calotta antartica, a causa dei caldi raggi ultravioletti che lo penetrano avrebbe proprio fatto sciogliere per primi i ghiacciai del Sud. E dopo aver criticato gli scienziati dell’IPCC e tutti i loro seguaci (intendo gli pseudoclimatologi come Rifkin e Gore, adesso anche Zuckerberg e i nostri bellicosi L. Mercalli , M. Tozzi e V. Rossi Albertini), passo alle ricerche parascientifiche degli astuti cinematografari catastrofisti.

Il Papa e le “profezie cinematografiche”
La TV vaticana SAT2000, per esempio, credendo di far fare bella figura all’ingenua e pretenziosa enciclica papale “Laudato Sì”, ci ha mostrato uno sconosciuto interminabile film francese, intitolato in Italia “2075” (“Les Temps Changent”, Francia 2008) che pretende di ricostruire ciò che deve aspettarsi l’Umanità, nel 2075 appunto, se non farà giudizio da subito. Chissà se il Papa se ne è accorto (speriamo che lui guardi la RAI o Mediaset, anche se non sono un gran che) ma è la più grande accozzaglia di cretinate pseudoscientifiche che io abbia mai visto sull’argomento, aggravata da inammissibili ingenuità tecniche e cinematografiche; basti dire che in un periodo di scarsità di energia, cibo, acqua e sovrappopolazione mostra che la tecnologia ha fatto ciononostante enormi progressi, curando in particolare le prestazioni dei telefoni cellulari (divenuti videoproiettori in 3D), dei treni ad altissima velocità (che però sostituiscono del tutto il trasporto su gomma), e dei dirigibili, anch’essi superveloci, che soppiantano gli aerei, i quali sono stati tutti smontati pezzo per pezzo e allineati in perfetto ordine sulle spianate di immensi aeroporti: di riciclo dei preziosi materiali non si parla nemmeno. Insomma, si sostiene che il riscaldamento globale provocato dall’esaurimento dei combustibili fossili non ha impedito lo sviluppo di generi voluttuari come i telefonini; e inoltre che il surriscaldamento dell’acqua ne abbia aumentato il volume più di quanto non sia diminuito a causa dello scioglimento totale dei ghiacci, sommergendo così decine e decine di grandi metropoli costiere, che sfoggiano tuttavia confortevolissimi grattacieli dotati di abbondante aria condizionata. Il pubblico (e, sospetto, anche veri ricercatori in cerca di ispirazione, come del resto hanno sempre fatto moltissimi scienziati di successo del secolo XX ispirandosi ai libri di Verne e Wells) metabolizza in un attimo tutte queste sciocchezze, ne esce terrorizzato e, se sente che un aspirante “premier” gli promette un Ministero dell’Ambiente che eviterà queste sofferenze, lo vota immediatamente e così ci si ritrova con ciò che abbiamo da oltre 20 anni, ossia con la spesa per la ricerca  e per la lotta contro i cambiamenti climatici che supera ogni limite e impedisce, come si è detto in articoli precedenti, di risolvere le emergenze davvero prioritarie, quali quelle medico-sanitarie. Ciò mi ricorda come sempre la saggia critica scritta dal cardinale milanese Federico Borromeo fin dai primi del ‘600, che testimoniava che i mezzi per studiare cause e rimedi della famosa peste manzoniana ci sarebbero stati, se non fossero stati sperperati dai ricercatori e autorità di allora per individuare processare e giustiziare (vedi “La Storia della Colonna Infame del Manzoni”) i presunti untori, creati dalle insinuazioni dei politici impotenti e incapaci, accolte dalla fantasia del popolino tenuto nell’ignoranza (e in questo caso ridotto alla disperazione), esattamente come quattro secoli dopo (cioè oggigiorno), quando la disperazione del popolino è sostituita dalla noia degli “intellettuali”, che dopo 70 anni di relativa pace non si divertono più a vedere la gente che campa fino a 85 anni senza dovere affrontare vicende e situazioni drammatiche. Ma forse allora (nel 1600 circa) le Istituzioni o sedicenti organizzazioni benefiche non andavano poi a piagnucolare ogni quarto d’ora nelle case della (povera) gente per chiedere “solo 9 euro al mese” per sovvenzionare ulteriormente ricerche a livello mondiale, non coordinate, non finalizzate a scopi precisi (racconterò in un prossimo articolo come viene trattata scientificamente una “malattia rara”) e gravate di un sacco di spese per la raccolta e improbabile distribuzione (in molti casi l’accantonamento e il furto sono stati dimostrati); ossia, diciamocelo, soldi sprecati in favore di politicanti, personaggi dello spettacolo e dello sport e perfino della scienza medica, per  i quali è tutta pubblicità più che gratuita (se qualcuno, ma ne dubito, fosse in buona fede, è ora che glielo si faccia capire: rimarranno delusi e saranno costretti a dirottare altrove i loro buoni sentimenti, ma non saranno più complici di truffe, estorsioni e rapine).

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