New York (da La Stampa) – “Dear Marines, grazie per proteggere il nostro Paese, grazie di combattere per noi. Grazie per essere forti, senza paura e super. Grazie per salvare le nostre vite e la nostra libertà. Grazie per renderci liberi”. Virginia fa la terza elementare e questo è il compitino che ha svolto qualche settimana fa quando la maestra le ha chiesto di scrivere un pensiero “a chi conta nella tua vita”. Il compitino di Virginia, nipote di un Marine, si è trasformato in uno degli stendardi con i quali si è aperta ieri la parata sulla Quinta avenue dei militari che hanno combattuto in tutte le guerre d’America (nella foto un’enorme bandiera americana srotolata ieri sulla Quinta strada di New York durante la giornata dedicata ai veterani delle Forze armate americane). In decine di migliaia si sono riuniti a Madison Square Park, sulla 23a per la cerimonia di apertura del Veteran Day, la giornata dei veterani, presieduta da Bill De Blasio. Per marciare alla volta della 52° e Quinta Avenue dove è stato allestito il villaggio dei veterani, punto di incontro per gli eroi in divisa, a due isolati dalla Trump Tower. Una marcia dell’orgoglio attraverso gli isolati dove gli anti-Trump hanno sfilato per due notti al grido di #NotMyPresident. Ieri invece è andata in onda quella che nel presidente eletto ha trovato un nuovo punto di riferimento. I militari, in divisa o in pensione, sono parte di quello zoccolo duro che ha dato vita alla maggioranza silenziosa trasversale. E ieri quel popolo ha sfilato di nuovo: 250 gruppi per un totale di oltre 20.000 persone, veterani delle guerre in Afghanistan e Iraq, reduci del Vietnam, cadetti, cornamuse e pronto soccorso. E un ospite d’eccezione Luke Watson, 92 anni combattente della Seconda guerra mondiale. Certo, loro tengono a precisare che si tratta di una celebrazione militare. “Nulla di politico, non vogliamo avere nulla a che fare con quelle manifestazioni”, spiega Tim reduce dell’Afghanistan. Ma tra i protagonisti del Veteran Day sulla Quinta Avenue non mancano cartelli Trump-Pence, bandiere americane e caschetti con adesivi “Make America Great Again”. Ci sono i motociclisti con le bandiere nere “Prisoner of War, Missing in Action” accanto a quelle a stelle e strisce. Gli stessi che avevano invaso Cleveland per la convention del Grand Old Party di luglio. “Come veterano dell’Iraq mi riempie il cuore vedere l’America che si riunisce intorno ai propri eroi – racconta Mark -. Si tratta di fratellanza, di servire la nostra patria – prosegue – e di consentire ai nostri cari di vivere sicuri a casa propria”. Un Veteran Day ancora più simbolico perché cade nel 15° anniversario degli attacchi alle Torri Gemelle e a Washington nel 25°esimo di “Desert storm”, la prima guerra del Golfo. Ed è a loro, ai veterani di queste guerre passate e presenti, prima fra tutte quella al terrorismo, che Trump ha fatto appello promettendo loro il futuro che meritano, levandoli dalle strade dove “vivono nella miseria e nell’oblio”. A loro si era rivolto in un comizio poco prima del voto spiegandogli che nessuno meglio di lui poteva capirli perché come loro era un “coraggioso” nel suo business: “E lo sarò da presidente”. Il popolo in divisa gli ha dato fiducia, ora aspetta. Senza compromessi.