Novi Ligure (Franco Traverso) – Stavolta i teppisti novesi – certamente i migliori di tutta la provincia – hanno divelto un lampione della luce di Viale Saffi nella notte tra il 23 e il 24 dicembre, all’altezza della filiale della Cassa dì Risparmio di Asti (Piazza Indipendenza). Non posso dare loro torto in quanto hanno “rimediato”, a modo loro, allo sfregio compiuto una ventina d’anni fa da quello studente del liceo scientifico che nei compiti in classe di disegno architettonico amava sfumare i capitelli di rosa, e oggi, solo perché ha una laurea in architettura raccattata a Genova (le lauree in architettura, come quelle in fisica, scienze politiche, teologia e lettere moderne non si negano più a nessuno), ha avuto titolo di proporre ai reggitori del Comune (trinariciuti come lui) la sostituzione degli splendidi lampioni originali dotati di campane in vetro stondato, praticamente unici e oggi introvabili, con dozzinali lampioni, molto kitsch, fintamente a gas, prodotti da una ditta di Genova che li ha venduti in tutt’Italia, tutti uguali, tutti anonimi. Con quei lampioni, a Novi han fatto come quei cafoni che in salotto tolgono un caminetto vero per sostituirlo con uno finto, munito di una lampadina dalla tenue luce arancione – magari intermittente come nei presepi – nascosta tra il finto legno di polistirolo per simulare la brace. È chiaro che, nonostante ci scrivano indignati alcuni novesi per il fatto che diciamo le cose come stanno a proposito della loro città, irrimediabilmente danneggiata in settant’anni di comunismo, se Novi è ancora la città più bella della nostra provincia, lo si deve alla borghesia illuminata del passato che l’ha amministrata fino alla fine della seconda guerra mondiale, per cui, se si vuole vedere qualcosa di pregevole, bisogna farlo proprio con le opere del passato (ville, chiese, palazzi, giardini, viali) che certi scimmioni trinariciuti non sono ancora riusciti a distruggere insieme ai nanetti loro sodali. Perché dove sono arrivati loro hanno raso al suolo quel che han potuto, come la Novese, la squadra di calcio che ha vinto il primo scudetto della Figc, abbandonata al suo destino. Nel caso dei lampioni di Viale Saffi, quei teppisti (che non sono peggio dei trinariciuti al potere da settant’anni) non ci sembrano perseguibili in quanto, forse inconsciamente, hanno sfregiato il nulla, lampioni rifatti copiando quelli di Londra del XIX secolo. Gli è che tra le poche cose che resistono a Novi c’è la dabbenaggine, per cui perfino certi liberali, completamente plagiati da alcuni cattivi consiglieri e completamente inebetiti, hanno chiesto ai novesi di votare “Sì” al referendum (per cui sono stati trombati sonoramente). Novesi la cui indolenza è dimostrata dal fatto che, se è vero come è vero che per divellere un palo di ferro da due quintali e alto tre metri (il lampione della Passeggiata) occorre tempo, almeno un paio d’ore se non si hanno gli attrezzi, e si fa rumore, quei teppisti hanno operato indisturbati perché nessuno s’è sognato di affacciarsi alla finestra per mandarli affanculo. Forse avranno anche telefonato, ma sia i carabinieri che i vigili urbani – che ormai seguono l’andazzo della città che è completamente sovietizzata, incapace di reagire – con atteggiamento da bradipo se la sono presa comoda e sono arrivati troppo tardi.
Per fortuna esistono le telecamere di videosorveglianza della banca che potrebbero aver ripreso la scena, il che consentirebbe l’individuazione dei responsabili dell’atto teppistico.
Ah, Noeve na vòta!
Ancora teppismo a Novi, una città in totale declino
