di Cichinisio – Prima di parlare del posticipo Cremonese-Alessandria e di tutte le eventuali implicazioni mi permetto di dedicarmi alle cose inessenziali: la divisa di gioco sfoggiata dai Grigi in occasione del 105° compleanno. Secondo me bellissima e pure evocativa. Ma evocativa ormai per i pochi che hanno negli occhi il Mocca della Serie A. Infatti quel blu chiaro delle maglie celebrative si richiama al colore voluto ( e votato ) dagli alessandrini quando la Società nel ’57 decise di attualizzare la divisa sociale introducendo un colore vivace per bordare le casacche di allora. I colori proposti erano un rosso amaranto o, appunto, quel fascinoso punto di blu. A furor di popolo era stato scelto il blu, così Pedroni e la sua truppa sfoggiarono sui campi di tutta Italia quella mitica montura con tanto grigio ma con bordi e pantaloncini colorati. Tra l’altro il nero (colore abolito nelle nuove divise) è un colore che, se è utile alla metrica dei cori allo stadio, non è mai stato a nessun titolo un colore sociale. Inoltre i pantaloncini colorati delle divise delle squadre di calcio è stata un’innovazione arrivata nei primi anni 60’ perché prima le braghette erano solo bianche o nere, a parte qualche sparuta eccezione ( vedi Genoa ). Purtroppo con le divise, belle fin che si vuole, le partite non si vincono (e, peraltro, neppure si perdono). A ben vedere non si vincono e non si perdono le partite neppure occupando uno stadio foresto in oltre duemila tifosi entusiasti come a Cremona lunedì scorso, direte voi, ma quest’ultimo esodo alessandrino ha un valore importante perché sancisce una passione per il nostro Club che sta sedimentando tra le famiglie e gli sportivi. Adesso passiamo alla partita. Come avviene sistematicamente da due mesi a questa parte abbiamo regalato, stavolta ai disperati grigiorossi, il primo tempo. E in avvio, per una decina di minuti, ci hanno pure preso a pallonate. Adesso sentiremo parlare di “approccio alla partita” e altre minchiate simili. La verità è, secondo me, più semplice: ultimamente contro di noi le avversarie di turno osano il tutto per tutto partendo come forsennati al fischio d’inizio. Ormai ci conoscono e, se nel girone d’andata, in pochi osavano questo tipo di atteggiamento perché temevano le nostre micidiali ripartenze, oggi provano a rischiare per arrivare stremati e spappolati all’ultimo quarto d’ora di gioco, sperando che i danni collaterali siano inferiori ai vantaggi. Inoltre do una notizia: da lunedì scorso il Girone A è diventato, come gli altri della Legapro, un girone “ normale “, in questo caso fin ad oggi dominato dai Grigi. In soldoni, mancano dodici partite alla fine e ci aspettano sette turni casalinghi e cinque in trasferta. Se dovessimo quindi confermare la nostra attuale media inglese (+6) per acchiapparci le inseguitrici dovrebbero fare il pieno in casa e vincere almeno tre volte a casa altrui. Che sia possibile è palmare, sul fatto che sia probabile nutrirei qualche dubbio, visto il cammino a singhiozzo delle seconde e delle terze del girone. Poi c’è la variabile degli scontri diretti fra le inseguitrici. Livorno, Arezzo e Cremonese dovranno affrontare quelle partite guardando sì al cammino della capolista ma tenendo in debito conto le loro chance nei play off. E’ chiaro, i punti che mancano alla vittoria finale la truppa di Braglia li deve conquistare sul campo perché nessuno glieli regala. Però, vorrei aggiungere, quando la Cremonese incrocerà l’Arezzo, qualunque sia il risultato, ad una sola delle contendenti andranno i tre punti, oppure sarà un punto a testa. Nella fattispecie tre punti per ognuna delle protagoniste dello scontro diretto invece non risulta (ancora) previsto dal regolamento.
Grigi: un girone come un altro
