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PRIMO PIANO

Rifiutopoli e Terzo Valico: Alessandria è la pattumiera della Padania

30 Luglio 2017 admin_AG PRIMO PIANO 2341

Rifiutopoli e Terzo Valico: Alessandria è la pattumiera della Padania

di Tino Balduzzi – Il materiale risultante dallo scavo del Terzo Valico (il cosiddetto “smarìno”) comporta, semplificando, quattro tipi di inquinamento: quello naturale presente nel terreno scavato, in particolare amianto; quello “antropico” connesso ad attività umane, come gli additivi usati per effettuare lo scavo con la cosiddetta “talpa” meccanica; rifiuti che possono essere illegalmente aggiunti allo “smarino” durante il trasporto o direttamente nei siti di deposito; rifiuti già’ illegalmente nascosti in una’ cava o in una discarica che possono essere sepolti definitivamente con grandi quantità di “smarìno”.

Cave trasformate in discariche: una scelta criminale
Lo “smarino” del Terzo Valico finisce per lo più in cave di ghiaia dismesse che comunicano con le falde acquifere essendo, a differenza delle discariche, _prive di fondo impermeabile. La situazione è aggravata dal fatto che col Terzo Valico si pretende di affrontare con un numero ridicolo di controlli “a campione” rischi che invece richiedono controlli di tipo “esaustivo”, ovvero quei controlli che, ad esempio, sono effettuati all’ingresso delle banche, dove tutte le persone vengono controllate, e non, ad esempio, una ogni 1000. L’intelligenza criminale della mMafia dei rifiuti può aggirare qualsiasi tipo di controllo a campione. Veri controlli farebbero esplodere i 6,2. miliardi di costo del Terzo Valico, ma la perdita di falde acquifere costa molto di più.

Terzo Valico: un’opera inutile, costosissima e dannosissima
Troppi sono i rischi legati ad un’opera inutile come il Terzo Valico, come il “rischio amianto” molto elevato a causa del lungo trasporto, come la difficoltà nel separare dall’altro materiale l’amianto e gli additivi usati per lo scavo con forte probabilità che la quantità di “smarino” contaminato possa essere sottostimata, come la facilità nello smaltire rifiuti per la criminalità organizzata. Andare a smaltire in Campania comporta lunghi viaggi, scavare, sversare e subito ricoprire. Nell’alessandrino invece ci sono grandi cave dismesse e con l’enorme movimento terra proveniente dal Terzo Valico il materiale per ricoprire i rifiuti arriva di continuo. A vantaggio dell’ecomafia c’è il fatto che è praticamente impossibile controllare tutte le cave “sospette” dopo che sono state riempite di “smarino”.

I pozzi abusivi
Il Terzo Valico fa grossi danni alle falde acquifere, non solo a quelle superficiali, ma anche a quelle profonde che ricevono l’inquinamento dalle falde di superficie perché messe in comunicazione tra loro da migliaia di pozzi profondi, indipendentemente dal fatto che essi siano utilizzati o meno. Si tratta di pozzi realizzati nel secolo scorso con una tecnica ora non più ammessa. Nella maggioranza dei casi non ne è mai stata denunciata l’esistenza alle autorità competenti. Si stima che ve ne siano tra 50 e 100mila in tutta la Pianura Padana, mentre la direttiva europea 60 del 2000 obbliga a ricondizionarli imponendo di isolare le falde tra loro, con un costo medio che va da 20 e 30mila euro a pozzo. La Regione Piemonte ha imposto di ricondizionarli tutti entro il 2016, ma poi, a causa dei risultati irrisori, ha spostato il termine al 2021. Un clamoroso fallimento derivante dal fatto che l’operazione non è stata adeguatamente finanziata.

Politici ignoranti, collusi e impuniti
Il buon senso dice che salvare le falde acquifere è più importante che costruire tunnel, ma in Italia la politica dice l’opposto. Non solo. Nell’alessandrino la stessa classe politica che favorisce il Terzo Valico permette che su falde acquifere, vitali per la sopravvivenza della popolazione, si trattino rifiuti e si realizzino pericolose discariche, come avviene, rispettivamente, a Predosa e a Sezzadio. Due aspetti pochissimo noti aggravano la situazione: la lentezza delle falde di pianura, che per percorrere un chilometro ci possono mettere alcuni anni garantendo l’impunità per prescrizione agli inquinatori, è poi l’esistenza nell’alessandrino, proprio sotto le cave scelte per metterei le terre da scavo del Terzo Valico, d’una preziosissima falda acquifera che arriva fino a 1500 metri di profondità per uno spessore di circa 900 metri. Si tratta di un’invisibile riserva vitale, non solo per il Piemonte, ma totalmente indifesa da una classe politica che gioca il futuro della popolazione alla “slot machine” della “crescita”.

Numeri impietosi
Per legge nelle terre e rocce da scavo è ammessa una quantità di amianto pari all’uno per mille (1.000 mg/kg.). Ad esempio circa 8.000 tonnellate di amianto su 8 milioni di tonnellate destinate al solo Comune di Alessandria. Una quantità enorme. In molti, tra cui l’Istituto Superiore di Sanità, hanno chiesto inutilmente di ridurre del 90% (100mg/Kg) la quantità di amianto ammessa, ma siccome, in questo caso, i costi del Terzo Valico aumenterebbero di molto, il Governo ha mantenuto l’uno per mille. Ma in realtà la quantità di amianto potrebbe essere anche molto superiore perché si tratta di montagne notoriamente ricche di questo minerale. Inoltre, a causa della sua estrema volatilità, tenere sotto controllo I’amianto durante il trasporto è molto complicato e costoso. Cosi come evitare che successivamente, trasportato dal vento e dall’acqua, si sparga in un territorio vastissimo, molto abitato ed attraversato da strade e autostrade molto trafficate.

Leggi “complici” di politici in malafede
Un ulteriore problema viene dal fatto che la legge prevede limiti per l’amianto presente nell’aria ma non prevede nessun limite per l’amianto presente nell’acqua. Questo in base a teorie, ampiamente contraddette da molti casi clinici, che negano la pericolosità dell’amianto ingerito, come recentemente riaffermato dall’assessore regionale piemontese Valmaggia. Per dimostrare la malafede contenuta in tali affermazioni è sufficiente ricordare che in realtà l’acqua utilizzata per irrigare e per lavare successivamente poi asciuga, liberando le fibre di amianto in essa contenute. Inutile togliere l’amianto dai tetti quando regolarmente si lavano i pavimenti di casa con acqua contenente amianto. Non basta perché bisogna anche correre ai ripari per i danni causati dalla famigerata “Legge Obiettivo“ che ha partorito sia il Terzo Valico che la Torino-Lione. Inoltre ha concesso al generaI contractor Cociv di realizzare il Terzo Valico secondo una prassi definita “criminogena” dai magistrati come dimostrato dai fatti che hanno portato al suo commissariamento. Alla fine la “Legge obiettivo” è stata infine cancellata ed è stato previsto un “dibattito pubblico” per ogni grande opera, ma sul Terzo Valico (come pure sulla Torino-Lione), chissà perché,  un serio e approfondito dibattito non c’è mai stato, con politici e sindacalisti che sistematicamente rifiutano il confronto.

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