Il primo accenno da cui si deduce una presenza ebraica a Castelnuovo Scrivia è una missiva ducale del 1454, indirizzata al podestà di Tortona, per esortarlo ad aiutare Elia di Tortona e il figlio -menzionato come Davide di Castelnuovo — ad ottenere il saldo dei loro crediti da parte del Comune e di privati. Il Duca scrisse due lettere dello stesso tenore, in favore di Davide, residente a Castelnuovo, anche nel 1460 e nel 1463, ma il pagamento fu procrastinato per l’opposizione del Comune e della popolazione, sinché, nel 1465, le autorità di Tortona nominarono qualcuno che rappresentasse il Comune nella sua disputa con il feneratore di Castelnuovo.
Nel 1466 Davide rinunciò ai propri diritti sull’intera somma dovutagli, accontentandosi di un terzo ed il podestà di Tortona ricevette ordine di fare pressioni sul Comune, perché estinguesse il debito.
All’incirca nel 1469, il Consciliarius ducalis scrisse al Duca da Cremona, a proposito della controversa conversione di Caracosa di Castelnuovo, tenuta in convento per ordine del vescovo della città. Dai documenti risulta che Caracosa, figlia di Davide di Castelnuovo e moglie di Salomone di Viadana, era stata arrestata su richiesta di tale Filippo Gallina, bandito di Pavia, che sosteneva che gli avesse promesso di convertirsi e di sposarlo. Appurata la falsità di quanto diceva il Gallina, Caracosa fu rilasciata, ma il Gallina la fece nuovamente arrestare e condurre a Mantova, dove il Marchese, saputa la verità, ordinava la restituzione della giovane alla sua famiglia; nel frattempo, tuttavia, il vescovo di Cremona era intervenuto, facendola arrestare nuovamente. L’Ebreo Madius (Meir) si appellò al Duca perorando i diritti di Caracosa e, poco dopo, anche il padre e il marito della ragazza si rivolsero al Duca esponendogli nuovamente i fatti e, tra l’altro, pregandolo di provvedere perché ricevesse cibo casher, mentre era segregata in convento a Cremona. Il Duca esortò il vescovo di Cremona a non forzarla alla conversione e a comportarsi conformemente alla legge.
La vicenda, dopo aver preso una piega clamorosa con la dimostrazione degli ebrei a Cremona, si concluse con la ratificazione del battesimo di Caracosa (con il nome di Arcangela) avvenuto nel frattempo e del suo matrimonio con un cristiano: pertanto, il padre (che aveva abbandonato Castelnuovo per stabilirsi a Parma) ricevette ordine di fornire alla figlia una dote nuziale pari a quella data alle altre figlie rimaste ebree. Il governatore di Castelnuovo, data per acquisita la conversione della ragazza, obbligò il Comune a consegnarle la cifra promessa, a suo tempo, se si fosse fatta cristiana.
All’incirca nel 1470, Davide e Giacobbe ebbero il permesso di fenerare a Castelnuovo, dove avevano vissuto in precedenza (Davide, infatti, era il prestatore menzionato nei primi documenti sulla presenza ebraica a Castelnuovo e il padre di Caracosa). Tra le condizioni pattuite, vi era che i due non fossero nuovamente discriminati nell’esercizio della loro attività e che pagassero una tassa speciale per ogni transazione fatta. Più tardi, Davide e Giacobbe, del fu Aronne Galli, ebbero un contenzioso con il Comune per un debito di 200 ducati d’oro non estinto, che si trascinava nel tempo.
Nel 1471, dietro protesta di Davide e Giacobbe che, in contrasto con il loro privilegio, dovevano pagare uno grosso per libra di ogni robba chessi venderano, il podestà ebbe ordine di far rispettare anche a Castelnuovo il privilegio ebraico, come in tutte le altre parti del Ducato.
Il podestà intervenne nel 1477 perché Isacco, presso cui era stata impegnata la campana di San Giovanni di Sale per 5 ducati, la restituisse (non potendo un ebreo trattare oggetti legati al culto cristiano), mentre i parrocchiani dovevano provvedere al saldo del debito.
Nel 1482 circa, il podestà, come avvenne anche in altre località, ricevette l’ordine di fare una lista segreta di tutte le famiglie ebraiche del luogo e di inviarla al Duca. Nel 1487, Raffaele, figlio emancipato della famiglia di Davide, risultava ancora risiedere a Castelnuovo.
Nel processo del 1488, risultava implicato anche Isach del fu Salomone di Parma, residente a Castelnuovo.
Nel 1522, veniva menzionato come banchiere, sempre a Castelnuovo, tale Abraam e, nel 1553, veniva rifiutata la richiesta di Raffaele di Salle che, preoccupato per l’imminenza della guerra, voleva porre i pegni in salvo in un posto più sicuro, come Pavia.
Nel 1558 risultava titolare del banco di Castelnuovo e Salle (Sale) Raffaele da Norcia, mentre, nel 1564, risultava vivere a Castelnuovo Isach de Levi, procuratore di Raffaele da Norcia, ora residente a Pavia.
Nel 1567 fu processata Laura da Volterra per non aver portato il segno distintivo: l’imputata protestò la propria innocenza e, anche in virtù dell’età avanzata, fu rilasciata. Sempre nello stesso anno, il podestà di Tortona dichiarò che viveva a Castelnuovo un solo ebreo: si chiudono con questa notizia le attestazioni della presenza ebraica a Castelnuovo Scrivia.
Gli ebrei di Castelnuovo Scrivia e la conversione di Caracosa che divenne Arcangela
