Alessandria – A pochi giorni dal processo d’appello contro la Solvay previsto a Torino mercoledì prossimo, sul sito dell’Arpa (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale) è stato pubblicato oggi un comunicato che fa il punto della situazione a proposito delle indagini analitiche su suolo e acque effettuate nel periodo 2011-2017 che “hanno confermato per il Polo Chimico di Spinetta Marengo il persistere di una importante contaminazione di suolo, sottosuolo e acque sotterranee interne ed esterne al sito”. Le analisi erano iniziate grazie ad una delibera del 2011 con la quale la giunta del sindaco Piercarlo Fabbio richiedeva una serie di verifiche da parte dell’agenzia i cui risultati sono stati oggetto di valutazione continua da parte degli Enti incaricati e hanno permesso di avviare la procedura di messa in sicurezza della zona. Già allora erano stati rilevati superamenti dei limiti tollerabili nei terreni superficiali di Cromo Esavalente, Arsenico, Piombo, DDT, DDD, DDE e Idrocarburi pesanti C>12; nei terreni profondi, di Cromo Esavalente, DDT, DDD, DDE, Idrocarburi pesanti C>12, Cloroformio. Fu allora che, grazie all’intervento del Comune retto dal sindaco Fabbio ed all’immediato intervento dell’agenzia, la situazione si era stabilizzata mentre la Solvay ha iniziato un primo intervento di messa in sicurezza. “Quando l’arpa ci comunicò i primi risultati delle analisi nel maggio del 2008 – ci ha detto Piercarlo Fabbio al telefono – come Comune intervenimmo immediatamente perimetrando l’area. Fu così che scoprimmo che non solo l’area della Solvay ma tutta l’area di Spinetta era inquinata per cui, con Amag decidemmo di realizzare una ventina di pozzi per prendere dei campioni ogni settimana e analizzarli nei laboratori di Amag”. Che si sappia questa attività di bonifica si sarebbe interrotta con l’arrivo della sindaca Rita Rossa in quanto sarebbe costata troppo in rapporto ai benefici generati. Ciò senza tener conto che l’attività della giunta del sindaco Fabbio aveva consentito di ridurre l’area da bonificare in quanto le analisi consentirono di stabilire quali erano le zone interessate dalla contaminazione.
La prima bonifica della Solvay costò poco più di tre milioni di euro mentre l’attività dell’agenzia continuò coi prelievi d’acqua: “Progettammo di intercettare le falde di primo livello per prelevare l’acqua, bonificarla e reimmetterla in falda – ci ha spiegato Fabbio – in attesa che arrivasse il finanziamento da tempo promesso dal Ministero dell’ambiente, un finanziamento che non arrivò mai, per cui i soldi finirono e l’attività di bonifica anche. A parole siamo tutti ambientalisti – ha terminato con l’amaro in bocca l’ex sindaco di Alessandria – nei fatti un po’ meno”.
Successivamente la giunta di Rita Rossa dichiarò il dissesto e bloccò tutto per cui non se ne fece più nulla.
A pochi giorni dal processo d’appello contro la Solvay, Arpa ricorda che è stato il sindaco Fabbio ad iniziare la bonifica della falda nel 2011
