Roma – Si apprende dall’Ansa che stamane è stato depositato il verdetto col quale la Corte di Cassazione ha confermato la sentenza emessa dalla Corte di appello di Torino nel 2017 nel processo di secondo grado-bis ed ha confermato l’adottabilità della bimba nata da una coppia di genitori anziani di Mirabello Monferrato, nel casalese, ritenendoli incapaci “di comprendere quali siano i bisogni emotivo affettivi e pratici” della bimba, e risultando il padre “totalmente dipendente” dai desideri della moglie “chiusa in un processo narcisistico”. La Cassazione inoltre sottolinea che padre e madre pur non presentando “caratteristiche di emarginazione sociale, culturale ed economica” e pur avendo collaborato con le “indicazioni” dei servizi sociali, hanno riportato “valutazioni tecniche”, emerse nei giudizi di merito, “univocamente negative in ordine all’idoneità genitoriale”. Gli ermellini aggiungono inoltre che la valutazione della vicenda, e la decisione finale di dichiarare l’adottabilità della bimba, non è stata centrata “esclusivamente” sull’episodio di abbandono in auto della piccola per qualche minuto, né solo sull’età di padre e madre, dal momento che le indagini svolte si sono arricchite di “numerosi ulteriori elementi”. Ad avviso della Cassazione la “complessiva valorizzazione e valutazione” di tutti gli elementi raccolti nei processi di merito costituisce un nucleo “incensurabile”. Per la complessità della vicenda, la Suprema Corte ha compensato le spese di giudizio tra i genitori “anziani” e il tutore provvisorio della bimba.
Smentita la Procuratrice di Cassazione
Bocciato quindi il parere della Procuratrice Generale della Cassazione Francesca Ceriani che nel novembre scorso aveva dichiarato che la figlia di Gabriella Carsano di 64 anni e Luigi Deambrosis di 76 anni, lei bibliotecaria, lui impiegato ed ex sindaco, nata nel 2010 che era stata loro tolta perché considerati anziani e inadatti dopo essere stati accusati ingiustamente di averla abbandonata in macchina per quattro minuti, doveva essere restituita ai genitori naturali. Tre mesi fa la dottoressa Ceriani aveva sostenuto in udienza che l’adozione non era ottenibile in quanto si trattava di una situazione la cui genesi non era legale. Era stata l’avvocato Adriana Boscagli, che ha tutelato gli anziani coniugi in processo, a riportare il caso davanti alla Suprema Corte per la terza volta. La Procuratrice Generale si era basata sul fatto che l’abbandono non ci fu e le consulenze dei periti del tribunale non hanno dimostrato l’incapacità genitoriale della coppia, mentre la Corte d’Appello nel dichiarare a marzo per la seconda volta la bambina adottabile, non ha tenuto conto delle indicazioni precedenti della Cassazione sul pregiudizio dell’età.
La denuncia di un “solerte” vicino di casa
Tutto iniziava nel settembre del 2011 quando un “solerte” vicino di casa denunciava i coniugi Deambrosis per abbandono di minore, per cui i giudici torinesi sottraevano loro la piccola che aveva appena un anno e quattro mesi essendo nata il 26 maggio 2010 all’ospedale Sant’Anna di Torino grazie alla fecondazione artificiale fatta all’estero. La loro colpa era stata quella di avere lasciato la bimba seduta in auto meno di un minuto mentre scaricavano la spesa. Il papà Luigi aveva già 70 anni e la mamma Gabriella 58, e per i giudici di primo grado Donata Clerici, Federica Florio, Alberto Astesano e Silvia Truffo erano troppo anziani per una bimba di 14 mesi. Secondo loro: “…i genitori non si sono mai seriamente posti domande in merito al fatto che la bambina si ritroverà orfana in giovane età e prima ancora sarà costretta a curare i genitori anziani, che potrebbero avere patologie più o meno invalidanti, proprio nel momento in cui, giovane adulta, avrà bisogno del sostegno dei suoi genitori”. A queste considerazioni aggiungevano l’eccessivo desiderio di genitorialità, un brutto neologismo per affermare che i genitori hanno desiderato “troppo” avere un figlio, andando contro le leggi della natura ed evidentemente ricorrendo alla fecondazione al di fuori dei confini italiani.
Dopo che, nel 2013, la Corte di Cassazione, presieduta da Corrado Carnevale, aveva ritenuto i genitori troppo “anziani e sbadati”, confermando la sentenza dell’anno precedente, i legali della coppia monferrina, gli avvocati Fabio Deorsola e Giulio Calosso, presentavano un secondo ricorso che era stato accettato, e nel giugno del 2016 avevano vinto la causa in Corte d’Appello proprio perché la legge italiana non prevede limiti di età per avere un figlio.
Ma la Cassazione la pensa diversamente.