Roma (Agi) – Ospite a “Di Martedì” il 17 aprile, il segretario reggente del Partito Democratico Maurizio Martina ha dichiarato: “Il reddito di inclusione contro la povertà […] è un provvedimento che noi abbiamo già applicato e che interessa 900.000 italiani già oggi”.
Si tratta di un’affermazione imprecisa: Martina parla del Rei, ma la cifra si riferisce al totale delle misure di contrasto alla povertà che sono attive oggi in Italia.
Il reddito di inclusione
Il welfare italiano, e in particolare le misure per il contrasto alla povertà, è un mondo particolarmente complicato: misure diverse si sono stratificate nel tempo, sono rimaste attive per anni magari per pochi beneficiari e hanno creato situazioni di scarsa efficienza e di facile aggiramento (leggi l’articolo del Post). Uno dei problemi è che le leggi si sono susseguite per molto tempo senza una chiara visione d’insieme e senza un unico strumento di contrasto alla povertà. Il Rei, introdotto pochi mesi fa, è stato un primo passo in quella direzione. Come certifica il sito dell’Inps, il Reddito di Inclusione è una misura di contrasto alla povertà e all’esclusione sociale introdotta dal decreto legislativo 15 settembre 2017, n. 147. A fronte di determinati requisiti – reddito, residenza, anagrafici – chiunque si trovi in situazione di grave povertà può fare richiesta del Rei, che si concretizza in un aiuto economico e nel sostegno da parte dei servizi per trovare lavoro e, in generale, migliorare le condizioni di vita familiari. Il Rei non è rivolto ai soli “italiani”, citati da Martina, ma ai residenti in Italia: dunque anche agli stranieri regolari. Dal primo dicembre 2017 è possibile presentare domanda per il Rei e dal primo gennaio 2018 la misura ha cominciato ad essere erogata. Ha una durata massima di 18 mesi e non si può godere contemporaneamente al Sia (Sostegno per l’Inclusione Attiva), altra misura di contrasto alla povertà, introdotta dal governo Renzi con la legge di bilancio per il 2016 e destinata ad essere progressivamente sostituita dal Rei (dal primo ottobre 2017 non è più possibile farne richiesta).
I primi dati
L’Inps ha diffuso lo scorso 28 marzo i dati relativi al primo trimestre di funzionamento del Rei, aggiornati al giorno 23 del mese. Nel rapporto dell’Osservatorio statistico si legge che nel primo trimestre 2018 sono stati erogati benefici economici a 110 mila nuclei familiari raggiungendo 317 mila persone. La maggior parte dei benefici vengono erogati nelle regioni del sud (72%).
Campania, Calabria e Sicilia sono le regioni con maggiore numero assoluto di nuclei beneficiari. L’importo medio mensile, pari a 297 euro, risulta variabile a livello territoriale, con un range che va da 225 euro per i beneficiari della Valle d’Aosta a 328 euro per la Campania”.
Dunque i beneficiari del Rei sono 317 mila, non 900 mila come sostiene Martina.
Le altre misure
Il segretario del Pd probabilmente confonde il dato relativo al solo Rei col dato relativo al complesso delle misure di contrasto alla povertà. Quando sono stati diffusi i dati relativi al Rei, infatti, sono stati diffusi anche quelli relativi alle altre misure. I beneficiari del Sia ad esempio sono stati quasi mezzo milione, nel sesto bimestre 2017, per la precisione 476.868. “Si tratta di dati cumulabili”, ha spiegato il presidente dell’Inps Tito Boeri in occasione della presentazione del rapporto trimestrale, secondo cui i benefici economici del Rei, del Sia e anche delle varie misure regionali di contrasto alla povertà “hanno raggiunto 251 mila famiglie al 23 marzo di quest’anno, coinvolgendo 870 mila persone”. Ecco dunque i quasi “900 mila” beneficiari delle varie misure di contrasto alla povertà, su cui varie testate titolarono a fine marzo.
Conclusione
Martina confonde il numero di beneficiari del Reddito di inclusione col numero di beneficiari di tutte le varie misure di contrasto alla povertà, incluse quelle regionali (che pure costituiscono la minoranza). I primi sono infatti poco più di 300 mila, mentre i secondi sono circa 870 mila.