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Le Fiamme Gialle indagano sul buco colossale di “Energia e Territorio” che ha fatto bancarotta

4 Maggio 2018 admin PRIMO PIANO 1500

Le Fiamme Gialle indagano sul buco colossale di “Energia e Territorio” che ha fatto bancarotta

RETTIFICA: CI SCUSIAMO COL PROFESSOR GUIDO RATTI, OMONIMO DEL DOTTOR GUIDO RATTI EX PRESIDENTE DI ENERGIA E TERRITORIO, LA CUI FOTO ERA STATA INSERITA PER ERRORE NELL’ARTICOLO. PURTROPPO L’OMONIMIA CI HA INGANNATO. LA FOTO E’ STATA TOLTA APPENA CI SIAMO RESI CONTO DELLO SBAGLIO INSERENDO QUELLA DEL DOTTOR RATTI CITATO NELL’ARTICOLO. PORGIAMO PERTANTO LE SCUSE DELLA REDAZIONE DI ALESSANDRIA OGGI AL PROFESSOR RATTI NEI CUI CONFRONTI VA TUTTA LA NOSTRA STIMA E CHE SALUTIAMO CON VIVA CORDIALITA’.

Alessandria (Andrea Guenna) – Continuano a tutto campo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza nei confronti di tutti i responsabili di Energia e Territorio Srl, la partecipata della Provincia di Alessandria fallita il 10 marzo 2015. Gli uomini delle Fiamme Gialle stanno raccogliendo le deposizioni degli ultimi responsabili della società, quali l’ultimo presidente del Cda Guido Ratti (nella foto) insieme al suo vice Marco Laguzzi, ed ai consiglieri James Pingani, Ennio Negri e Paolo Pietro Onetti.

L’esposto dei Grillini
Prima della dichiarazione di fallimento i consiglieri comunali di Alessandria del Movimento 5 Stelle Andrea Cammalleri, Domenico Di Filippo e Angelo Malerba avevano presentato un esposto in procura firmato anche dal capogruppo a Palazzo Lascaris Giorgio Bertola e dal consigliere regionale Paolo Mighetti, nel quale denunciavano la gestione “allegra” della partecipata che nel 2015 era ormai soffocata dai debiti. Si trattava di un carrozzone mangiasoldi voluto da Pci e Psi negli anni ottanta del secolo scorso. Costituita nel 1988 per volontà della Provincia di Alessandria, Finpiemonte, Finidreg e Castalia, queste ultime società dell’allora Gruppo Iri, aveva il compito di partecipare alla programmazione e allo sviluppo territoriale, occupandosi soprattutto della realizzazione di infrastrutture. Nel 2003 era tra i soci fondatori di Slala, società oggi divenuta Fondazione, costituita da enti piemontesi e liguri (Regioni, Province, Comuni, Camere di Commercio, Autorità Portuali, Fondazioni Bancarie). Nel 2006 entravano in società con delle piccole quote i Comuni di Novi Ligure, Tortona, Casale Monferrato e Valenza, mentre la Provincia di Alessandria manteneva la maggioranza col 97,22% delle quote.

Il socio cinese
Nel 2007 diventava socia della cinese Riverside di Nanchino con l’obiettivo di creare le condizioni per promuovere e sviluppare gli investimenti da parte degli operatori cinesi sul territorio della Provincia di Alessandria e al tempo stesso promuovere gli investimenti di operatori alessandrini sul territorio della Provincia di Nanchino. Come al solito i carrozzoni pubblici, specialmente se gestiti dalla sinistra, volendo fare troppo finiscono solo per indebitarsi fino al fallimento che, nel caso di E.T. è stato dichiarato da Caterina Santinello, presidente del tribunale civile di Alessandria. Curatrice Marta Mario Leonardo.

Il fallimento
L’inchiesta fa seguito proprio all’esposto del Movimento 5 Stelle che denunciava come ET avesse nel corso degli anni più volte modificato il proprio oggetto sociale, occupandosi un po’ di tutto, dalle infrastrutture informatiche alle telecomunicazioni, dal risparmio energetico alla manutenzione degli impianti termici, dalla gestione finanziaria a quella dei siti internet, dai rapporti con la Cina alla gestione delle multe, dalla progettazione e realizzazione di una strada in Sardegna alla sponsorizzazione di una squadra di pallacanestro. Ed è stato proprio questo mucchio indistinto di attività che, data la confusione – voluta o meno – ha fatto sì che quelle stesse attività non potessero essere redditizie. Come amava ripetere il grande Luigi Einaudi, sul lavoro bisogna fare quello che si sa e sapere quello che si fa, mentre in Energia e Territorio hanno fatto quello che non sapevano e non sapevano quello che facevano. Inoltre nell’esposto si legge che “il continuo cambio e ampliamento dell’oggetto sociale verso attività anche molto differenti tra loro, si pone in contrasto con i fini istituzionali perseguibili da un ente locale quale la Provincia di Alessandria, la quale, dovendo esercitare un controllo analogo sulla ET, aveva piena responsabilità nella definizione delle strategie societarie”.

Le pesanti responsabilità della Provincia
Presidenti della Provincia nel periodo di riferimento sono stati Fabrizio Palenzona dal 1995 al 2004, Paolo Filippi dal 2004 al 2014, Rita Rossa dal 2014 al 2017. I bilanci finiti sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti sarebbero gli ultimi due, relativi agli esercizi 2011 e 2012, quest’ultimo peraltro approvato tardivamente, quando presidente era Paolo Filippi e vicepresidente Rita Rossa prima di diventare sindaca di Alessandria. Sulla vicenda la sinistra ha messo una sordina come al solito molto efficace in quanto in città non se ne parla e i giornali non ne scrivono anche se siamo di fronte ad uno scandalo colossale per il quale la stessa Corte dei Conti aveva emesso una sentenza di condanna nel 2014 nella quale stigmatizzava la gestione dissennata delle risorse pubbliche.

Bilanci fantasma
Già il bilancio 2011 (presidente Filippi) presentava un risultato di esercizio negativo pari ad euro 646.597,00, con un indebitamento complessivo di ben 4.446.429,00 di euro. L’anno dopo (presidente Filippi) la perdita di esercizio si allargava a 1,5 milioni di euro a causa principalmente del fatto che si lavorava poco e si faceva un fatturato risibile. Insomma il solito carrozzone della sinistra pagato coi soldi dei contribuenti. Eppure i responsabili di Provincia e di ET hanno avuto tempo in abbondanza per rimediare, se è vero che la crisi della partecipata si era già manifestata nel 2010 (presidente Filippi), quando i dati a bilancio erano già chiarissimi come anche la pesante situazione debitoria. È stato in quel periodo che la società ha iniziato a ricorrere a ingenti prestiti bancari, soprattutto all’allora Cassa di Risparmio di Alessandria (tale fino al 13 febbraio 2012, quando è stata incorporata nella Banca di Legnano che si è successivamente fusa, il 14 settembre 2013, con la Banca Popolare di Milano).

Il balletto delle cessioni
Il gigantesco buco di bilancio era tutto ai danni della collettività in quanto la Provincia di Alessandria era detentrice della quasi totalità del capitale di ET. L’ultimo presidente Guido Ratti, oggi nell’elenco degli indagati della Procura della Repubblica, è stato un uomo di spicco del Pd e prima ancora di Pci, Ds e Pds, storico tesoriere del Partito. Compare nel 2012 tra i liquidatori della Siweb Srl una delle aziende della galassia ET, della quale non sono chiare le modalità e le motivazioni della cessione come anche quelle riguardanti un’altra società controllata, la ET Serco, avvenuta il 18 febbraio del 2013 ceduta a Kickoff Srl. Stupefacente poi la decisione di costituire una società in Cina, la Nanjing Riverside, sempre di proprietà di ET, sulla legittimità della quale, soprattutto per quanto riguarda alcuni investimenti e sui beneficiari degli stessi, esistono molte perplessità.

L’entrata in gioco di Monte Paschi di Siena
In questa brutta storia si incastra quella di Monte Paschi di Siena che, per soddisfare le pressanti richieste del presidente Guido Ratti, concedeva un prestito da 2 milioni di euro a fronte di una fidejussione da parte della Provincia (presidente Filippi) di 1,8 milioni di euro, la cui legittimità è dubbia in quanto non è mai stata votata dal consiglio provinciale che, oltre tutto, non era stato neppure informato della cosa.. E qui il giallo si infittisce poiché non si è mai capito a cosa servissero tutti quei soldi se non a ripianare parte del debito a bilancio – la cui consistenza non è chiara nemmeno oggi – proprio perché non c’erano i presupposti per un risanamento. Inoltre, a leggere con attenzione il bilancio del 2011 (l’ultimo che ho trovato), sono venuto a sapere che i debiti verso le banche ammontavano a ben 2.416.532 euro. La cifra è stratosferica per un ente che non ha mai fatto praticamente nulla, per cui appariva del tutto evidente che la fidejussione della Provincia era stata concessa solo ed esclusivamente per tappare un buco gigantesco e non per fare investimenti. E siccome il Monte Paschi di Siena si era appena fatto regalare 4 milioni da Mario Monti, si capiva che alla base di tutto c’era una stangata micidiale ai danni dei cittadini.

Sandro Tortarolo liquidatore
Le sorprese non erano finite perché quando la Provincia decise di chiudere baracca e burattini e liquidare Energia e Territorio, ha chiamato un esperto per chiudere i conti. In un primo momento era stato nominato commissario liquidatore il dottor Gian Luigi Sfondrini ma poi è arrivato il ragionier Sandro Tortarolo, quello che aveva costituito Farmacom a Tortona senza poterlo fare perché la legge proibisce di mettere in piedi società comunali che gestiscono le farmacie in Comuni con meno di 30.000 abitanti, e Tortona di abitanti ne aveva 27.000 circa. Tortarolo, lo stesso che non era riuscito a salvare, in qualità di commissario, l’Ipab di San Salvatore e che, quando era assessore nella giunta di Mara Scagni, aveva acquistato derivati per il Comune di Alessandria raddoppiandone il debito. Proprio Tortarolo prese in mano la situazione di ET dopo che le trattative di vendita a terzi dei rami aziendali non avevano avuto esito positivo. Successivamente ET faceva bancarotta, se fraudolenta o meno lo deciderà il giudice quando saranno finite le indagini e ci sarà il processo. Ma quello che più conta è che i 14 dipendenti sono stati licenziati in tronco.
Ecco una delle tante storie non a lieto fine di cui è protagonista la sinistra italiana.

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