di Giusto Buroni – Apparentemente sono proprio gli Stati Uniti, la maggiore potenza mondiale economica e tecnologica attuale, ad avere fornito storicamente il peggior risultato sociale, a parte avere ispirato la Rivoluzione Francese del 1789 e, un po’ troppo tardivamente per quanto riguarda la realizzazione,1948, la Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. Le innumerevoli guerre intraprese o supportate e le indebite intromissioni nelle politiche di tutto il mondo hanno portato gli USA a dettar legge nell’ONU, ma troppo spesso con scelte politiche controproducenti, che hanno generato fra l’altro nel 1945 le stragi (circa un milione di morti) di Tokio, Hiroshima e Nagasaki (e il fallimento dell’era tecnologica nucleare). Al disastro delle guerre di Corea (1950-1953) e Vietnam (1955-1975) fecero seguito i parziali insuccessi in Medio Oriente (per questioni di supremazia in campo energetico) e quindi un pericoloso declino nei confronti della Russia e soprattutto della Cina, che ora sono in grado di poter combattere con gli USA ad armi pari.
La “patria” di moltissimi Premi Nobel… non statunitensi
È pur vero che gli Stati Uniti vantano probabilmente il maggior numero di Premi Nobel (un inaffidabile indice del livello di civiltà di un Paese), ma non sarebbe difficile dimostrare che la maggior parte dei premiati ha origini europee o asiatiche e sono legittimamente americani solo per avere utilizzato per alcuni anni (a volte pochi) le risorse economiche e tecnologiche del grande Paese che li ha con astuta lungimiranza accolti e ospitati. Lo stesso si può dire per il grande numero di studenti universitari, con l’aggravante che moltissime scuole si fregiano immeritatamente del titolo di Università e in moltissime di esse, anche importanti, più che altro si pratica sport per la formazione di atleti di valore mondiale, che di conseguenza avanzano poco tempo per studiare (in molti altri Paesi, fra cui l’Italia, il compito di formare gli atleti è affidato alle Forze Armate, che dedicano agli atleti speciali reparti, mai impiegati in attività belliche o di ordine pubblico).
Un elenco dei pregi e difetti storici americani non è completo se manca la NASA, l’organismo che ha battuto l’Unione Sovietica, unico concorrente, prima che si aggiungesse la Cina, nella gara verso lo Spazio, ma che è stato praticamente cancellato dalla miopia dei governi del terzo Millennio per i soliti motivi economici a cui si sacrificano quelli scientifici e intellettuali in generale.
La lunga attesa del “risveglio” della Nasa
Gli sforzi straordinari che hanno permesso di far saltellare 32 uomini americani sulla Luna (i Sovietici non possono vantarne nemmeno uno) sono stati buttati alle ortiche con l’ultima missione Apollo del lontano 14 dicembre 1972, mentre dal 2008 si può considerare sospeso, benché sempre imminente, ogni tentativo di raggiungere Marte, pur con un veicolo automatico. Le navette (Shuttle), che erano state usate per mettere in orbita bassa (100-200 km) fino a due carichi di alcune tonnellate di materiale al mese, sono state mandate definitivamente in pensione (e in un museo) nel 2011 dopo un onorato servizio, costellato di tragici incidenti, iniziato nel 1982, ma senza un programma per sostituirle. Le missioni necessarie ai rifornimenti della Stazione Spaziale Internazionale (ISS) e all’avvicendamento dei suoi equipaggi, che si alternano in orbita dal 2 novembre 2000 a tutt’oggi, sono affidate tutte ai Russi (non più Sovietici), in attesa che abbiano successo alcune delle tante iniziative private che tardivamente si sono arrischiate a proporsi come sostitute della
NASA. Nel frattempo la ISS svolge esperimenti “spaziali” di routine (che potrebbero essere eseguiti anche al suolo) al solo scopo di analizzare le capacità di resistenza di esseri umani maschili e femminili (e anche di materiali strutturali vecchi e nuovi) nell’ambiente spaziale, in previsione di missioni su pianeti lontani, che nei prossimi secoli, risorse economiche permettendo, richiederanno permanenze nel Sistema Solare di molti mesi o anni.
La questione ambientale
È comunque chiaramente un pretesto per ridurre i fondi, e quindi i programmi, alla NASA, di cui si è già paventata qualche volta la chiusura. Naturalmente per non dare l’impressione di un calo di attività e soprattutto di interesse, si pubblicano su carta o su modellini centinaia di studi dettagliati di future esplorazione dello Spazio vicino e lontano, compreso un ritorno sulla Luna, con equipaggi più numerosi e multinazionali, che richiederà il rifacimento completo di tutta l’ingegneria che era stata sviluppata con successo fino al 1972, ma che sarà cancellata dalle nuove tecnologie del XXI o XXII secolo. Dunque l’unico vero successo della civiltà statunitense in favore del genere umano, ammesso che se ne possa dimostrare l’utilità o l’urgenza, è da considerare momentaneamente sospeso per motivi non solamente economici e tecnologici.
L’Umanità “che conta”, cioè “liberi ricercatori” al servizio della Grande Finanza da cui soltanto deriva il Potere, negli ultimi anni tende piuttosto a concentrarsi sulla possibilità e capacità dell’intelletto umano di risolvere supposti problemi ambientali che lo stesso comportamento Umano avrebbe generato negli ultimi due secoli (detti dell’Era Industriale). Avendo la medesima Umanità stabilito che gli Stati Uniti sono i maggiori colpevoli della situazione ambientale, da alcuni giudicata irrimediabilmente compromessa, gli stessi USA sono stati designati come responsabili di trovare e applicare rimedi ai danni ambientali e ora anche climatici provocati soprattutto nel XX secolo.
Francia e Germania, ovvero: il gatto e la volpe
Dopo la strenua opposizione del nuovo multicolore Presidente Trump, che ha osato perfino ritirarsi dagli accordi di Parigi del 2016 sul Clima, sottoscritti dal precedente presidente Obama, suscitando lo sdegno dei padroni dell’Europa Merkel e Macron, e dei loro servitori, Premier italiano compreso, il governo USA ha dichiarato la propria disponibilità a un ripensamento (il 27/1/2018) a certe condizioni, non impossibili da accettare da parte degli Stati ambientalisti, quali lo sfruttamento da parte degli USA di certe risorse “tradizionali”, come le grandi miniere di carbone, che, se venissero soppresse, toglierebbero lavoro a migliaia di operai; è abbastanza probabile che fra le deroghe richieste ci sia anche quella di usare la tecnica del “fracking”, già bandita in quasi tutta l’Europa, per l’estrazione di gas e petrolio a piccole profondità (ne beneficeranno i soliti furbi, leggasi Tedeschi e Francesi, che già adesso fanno con carbone e nucleare tutto ciò che sarebbe proibito nelle intenzioni degli Ambientalisti, di cui a parole condividono le teorie).
Cosa sono veramente gli Usa?
A parte questo possibile rientro in un’iniziativa di portata mondiale, e quindi “storica”, gli Stati Uniti d’America continuano ad essere, per il Mondo che vi vorrebbe trovare qualche sprazzo di cultura:
– la terra dei pellirossa, racchiusi tuttora, per benevolenza del governo, nelle riserve che furono loro assegnate alla fine del 1800 e delle lunghe guerre indiane: nonostante i pretesi sforzi per preservarne lingua e cultura, è chiaro che nel giro di un paio di secoli queste etnie saranno estinte, insieme con la memoria della loro Storia,
– la patria delle centinaia di sette, o relativamente grandi, come quelle dei Mormoni, dei Testimoni di Geova, degli Avventisti del Settimo Giorno, note e diffuse anche in Europa, o molto piccole, che fanno riferimento addirittura a prestigiose famiglie o a singoli abili predicatori, che quasi sempre sono anche spacciatori senza scrupoli di droghe;
– il ricettacolo di sette segrete (non escludendo vari tipi di mafia), come quelle già esistenti in Europa (Massoni, ecc.) fra le quali è ancora florido il famigerato e sanguinario Ku Klux Klan, che si propone lo sterminio o almeno la cacciata di tutti i negri che non siano disposti a tornare allo stato di schiavitù;
– infine il rifugio e quartier generale di Extraterrestri, probabilmente un’esclusiva degli USA, con qualche succursale nell’Agenzia Spaziale Francese, dove, più che in altri Paesi, dall’ultimo dopoguerra e nella fase più acuta della “guerra fredda” si sono diffuse notizie per lo più false di avvistamenti di macchine e “persone” dall’aspetto e dalla tecnologia misteriosa. Si parla perfino di un certo Hubbard, scrittore dilettante di fantascienza, sbarcato da chissà quale astronave, che fondò nel 1954 la diffusissima Scientology e morì negli anni 80; gli attuali capi della potentissima (perché ricchissima) setta dichiarano di avere 15 milioni di adepti nel mondo: ne esiste una sontuosa sede a Milano, mentre è stata messa fuorilegge ed espulsa dai Francesi, e sono impegnati per statuto a sterminare, chissà perché, la categoria degli psicologi, ma anche a raccogliere fondi da danarosi sponsor, specialmente appartenenti al mondo americano dello spettacolo, che in nessun caso coincide con quello della cultura;
– migliaia sono le comunità derivate da gruppi etnici europei particolari, come quella, diventata recentemente popolare, e quindi meta turistica, degli Amish, di origine tedesca e quindi con costumi, usanze, abitudini e gergo derivati dall’antica Germania.
L’estensione del territorio, e quindi l’isolamento di queste comunità, scarsamente o per nulla coordinate fra loro, in alcuni casi le ha fatte divenire oggetto di folklore, con frotte di turisti e commercio di souvenir, come avviene in Europa per i Santuari, facendo sì che gli Stati Uniti siano rappresentati oggi più da una fioritura di leggende locali che da una coerente Storia Nazionale.