di Giusto Buroni – Per farla breve, e sempre senza sottilizzare su questioni sociofilosofiche, mi azzardo ad affermare che l’unico vero prodotto culturale degli USA è il Cinema (del resto importato in gran parte dall’Italiana Cinecittà dei suoi tempi d’oro), cui hanno fatto seguito i Fumetti e la Televisione (tralascio Internet e derivati, che sono il prodotto della nuova civiltà globale), il che, sempre secondo me spiega l’infantilismo che ha sempre regnato in USA anche tra le classi più “colte”. Gli Americani al di fuori dei campi di battaglia (dove, secondo i loro film, diventano generosi, abili e eroici guerrieri, giocando comunque ai “soldatini” che si divertono con giocattoli micidiali), sono dei bambinoni, in altre parole degli ingenui, a cui si può far credere qualunque cosa che abbia basi non tanto scientifiche o religiose, quanto piuttosto paranormali o superstiziose: di qui per esempio il successo dell'”ufologia” e della tesi che attribuisce agli Extraterrestri la teogonia (da noi si direbbe Mitologia, per loro è tutta un’unica fantastica storia fatta di superuomini e superdonne con poteri inimmaginabili da altre mentalità seppur fantasiose, localizzabile in un’epoca preistorica qualunque, ma preferibilmente al tempo della guerra di Troia), testimoniata, secondo i loro “scienziati”, dall’esistenza dei giganteschi monumenti in Egitto, nell’America Centrale e nel Sud dell’Inghilterra (Stonehenge); la possibilità che tali monumenti siano stati costruiti sotto la guida di “ingegneri” extraterrestri, per molti Americani, e sfortunatamente anche di Europei, è molto più di un’ipotesi di lavoro.
Il Paese dove si crede in qualsiasi cosa
Purtroppo la credulità si è spinta troppo oltre, grazie alla venerazione che gli statunitensi portano, più che ai singoli scienziati, alle Università o agli Istituti di Ricerca dove tali scienziati operano. La convinzione della superiore intelligenza degli scienziati, unita agli svariati tipi di superstizioni che si annidano e si sviluppano nelle piccole comunità sopra menzionate, situate a grande distanza l’una dall’altra, porta spesso queste credenze, che fanno degli extraterrestri gli occulti padroni del mondo, al fanatismo radicale, che non è certo prerogativa dei soli Paesi Arabi, e che si esprime con Messe Nere, Suicidi di Massa, stragi di Negri o di piccole comunità, inspiegabili massacri di scolaresche, razzismo, ecc.
Cinema e televisione, goduti con in mano enormi secchi di pop-corn e bottiglie di Coca Cola o birra, portano in casa della gente americana, e ora anche extraamericana, immagini di catastrofi magistralmente ricostruite, a volte anche dal punto di vista scientifico, che significano tutto e il contrario di tutto, passando da livelli di allarmismo moderati, quando la sceneggiatura è tratta e vincolata da soggetti letterari, come “La Guerra dei Mondi”, a disastri mondiali irreversibili, come “The day after Tomorrow”, “Independence Day” e innumerevoli altri, con un successo proporzionale all’intensità dell’allarme procurato. Causa della distruzione del genere umano, o di tutte le specie viventi, a scelta, sono, a seconda dei casi e delle mode correnti, fenomeni cosmici, sconvolgimenti climatici, imprevedibili fenomeni geologici, epidemie scatenate da microorganismi provenienti dallo Spazio (comete) o incautamente creati da scienziati terrestri, o anche extraterrestri.
Laddove si perde il senno
Ultimamente prevalgono i film dove solo l’Uomo (qualcuno ha imparato la già comunissima parola “anthropos”, che improvvisamente, grazie a cinema e televisione, ha invaso il mondo, soprattutto politico) è “causa del suo mal” per colpa appunto delle sue attività cosiddette antropiche, e perciò arriva in ritardo, o non arriva del tutto, a “pianger se stesso”: il Mondo finisce e non se ne parla più per qualche milione di anni. Ormai tutti recitano a memoria, anche in Europa, che “60 milioni di anni fa un malvagio meteorite ha colpito la Terra, provocando l’estinzione del 95% delle specie viventi”, a quel tempo dominate da innumerevoli specie di dinosauri, di cui sopravvive oggi fortunatamente solo qualche lucertolina (qualche iguana al massimo) e una quantità impressionante di enormi ossi. Ma gli “scienziati”, almeno quelli che non hanno ancora perduto completamente il buon senso, conservano qualche dubbio, e uno sparuto numero di questi cerca anche di scoprire che cosa sia successo in quegli ultimi 60 milioni di misteriosi anni di intervallo: se è vero che l’attuale specie umana, che a detta degli scienziati catastrofisti attuali ha solo pochi decenni di vita residua, è apparsa sulla Terra meno di 50000 anni or sono, in 60 milioni di anni potrebbero essersi sviluppate, nascendo e estinguendosi, per svariate cause e con una miriade di modalità diverse, almeno un migliaio di specie umane, di cui sembra impossibile che non sia rimasta traccia alcuna.
Tutta la vita è un film e la realtà non conta
Ad oggi è possibile scavare fino a 7000 metri sotto la superficie terrestre e si dovrebbero poter trovare numerose tracce di eventuali esseri vissuti negli ultimi 60 milioni di anni, visto che a quella profondità la temperatura, non più di una cinquantina di gradi, è ancora più che sopportabile per animali e piante. Il guaio è che la risposta arriverà, prima che dalla “scienza”, dagli immaginifici soggettisti cinematografici; e si ripeterà lo scandaloso fenomeno della Scienza che elaborerà modelli matematici ispirati o suggeriti da tali film, dai quali si trarranno conseguenze economiche, politiche e sociali che diventeranno linee guida reali, che con molta probabilità causeranno veramente l’estinzione della Specie Umana e delle altre specie ad essa collegate. Naturalmente non è escluso che il solito asteroide di una quarantina di km di diametro decida di passare da queste parti, eludendo ogni controllo e difesa, e di fare piazza pulita di tutto. Negli ultimi tuttavia anni l’evento non è utilizzato molto come deterrente, perché scagionerebbe le attività antropiche, la cui colpevolezza deve essere invece assolutamente dimostrata per togliere di mezzo i carburanti fossili il cui bassissimo costo non soddisfa più le esigenze dei grandi finanzieri e trafficanti.
Falsi clamorosi che hanno depistato la ricerca scientifica
I soggetti catastrofisti, che per una trentina d’anni furono dominati dalla paura della tecnologia nucleare e si conclusero con “La Sindrome Cinese” (1979, pochi anni prima dell’incidente di Chernobyl del 1986, che, forse perché reale, non suscitò molto interesse cinematografico, nonostante fosse accaduto in URSS). I “liberi ricercatori”, citati più sopra, dagli anni ’70 si concentrarono sulla disponibilità, sull’uso e sugli effetti delle sorgenti energetiche fossili e di qui passarono all’inquinamento atmosferico, il cui allarme fu innescato dalla scoperta di un presunto “buco nell’ozono”, che oggi gli “scienziati” definiscono come “stabilizzato”, per non ammettere che fu ed è un falso allarme. Tuttavia in breve tempo, prima ancora che la gente imparasse cosa sia l’Ozono, che del resto mezzo secolo fa veniva generato artificialmente in tutte le case, anche italiane, per togliere gli odori provenienti dalla cucina, l’allarme si trasferì alle condizioni climatiche e qualche mente acuta pensò bene di distinguere fra cambiamenti climatici “naturali” e variazioni dovute a sconsiderate “attività umane” (o “antropiche”, per parlar difficile), nella convinzione che contro Madre Natura non si possano, né si debbano prendere provvedimenti, perché sarebbero, appunto, “contro natura”, mentre l’Umanità deve mettere la testa a posto e soprattutto modificare il proprio “stile di vita” al fine di non raggiungere quel “punto di non ritorno” (per alcuni ormai superato) che segnerebbe la meritata fine del Genere Umano. Madre Natura diventa così una ben distinta divinità a cui l’Universo, e specialmente l’Uomo, che credeva di esserne padrone, si deve assoggettare.
Anche il Papa è caduto nella trappola
Di qui lo spunto per considerazioni teologiche (in cui è incappato anche il Papa cattolico, con la sua popolarissima Enciclica involontariamente antiscientifica) e teogoniche, che il Papa cattolico avrebbe dovuto prevedere e prevenire (ma non lo ha fatto) per non essere defenestrato e ridotto al livello di uno dei tanti sacerdoti pagani di cui era ricca l’Umanità fino a 2000 anni or sono; cosa che accadrà se i consulenti scientifici del Vaticano non si renderanno conto dei gravissimi errori che stanno commettendo e non daranno le giuste informazioni al Papa affinché esorti gli Uomini (e le Donne) a rimettere in funzione il cervello secondo logica e non secondo superstizione indotta dagli accaparratori di ricchezze. Forse per questi motivi, e perché consapevoli della credulità degli Americani, cinema, fumetti e televisione (americani e anche giapponesi, grazie al loro spirito di emulazione) hanno rispolverato, già prima degli anni 2000, soggetti mitologici, che avevano avuto brevi momenti di commiserata popolarità negli anni ’50 e che erano rimasti sotto le ceneri in attesa di tempi migliori, che sono finalmente arrivati (Maciste, Ercole, l’improbabile Minotauro, Ulisse e compagni furono molto popolari nei primi film in technicolor). In uno di questi (serial) film, se non avevo le traveggole, mi è sembrato di vedere rappresentati in battaglie, di ambientazione e costumi e armi medioevali o greco-romani, divinità pagane (Marte, Minerva, ecc.) contro poveri “Cristi”, è il caso di dirlo, di religioni monoteiste. Il che, se non è blasfemia, perché alla fine vincono i “nostri”, è superstizione pura, la vera passione degli Americani, che non vedono l’ora di unire a questi personaggi pseudoreligiosi anche i loro supereroi, che credo siano quasi scomparsi dalla fumettistica europea dopo la breve popolarità del periodo postbellico, ma sono ancora un elemento importantissimo della “cultura” americana.