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La Mandrognìa è la nuova Terra dei Fuochi?

21 Agosto 2018 admin_AG PRIMO PIANO 666

La Mandrognìa è la nuova Terra dei Fuochi?

Castelceriolo di Alessandria (Andrea Guenna) – I casi sono tre: o c’è un piromane, o il Comune di Alessandria ha deciso di trasformare la discarica di Castelceriolo in un rudimentale inceneritore, o i residenti non ne possono più e si aggiustano appiccando il fuoco ai rifiuti come fanno a Napoli. A quattro giorni dal rogo che ha semidistrutto il reparto plastica della discarica Aral, stasera alle otto e mezzo il fuoco ha ricominciato a bruciare nello stesso cumulo dell’altra volta. Se non fossimo in Mandrognìa dove tutto è possibile tra l’indifferenza della gente, ci sarebbe da attivarsi subito, indire un’assemblea popolare, organizzare delle squadre di pattuglia per presidiare il sito della discarica Aral. Niente: sono intervenuti i pompieri che stanno avendo ragione delle fiamme e chi s’è visto s’è visto. Buonanotte suonatori. Lasciamo perdere le dichiarazioni di tecnici e politici che non servono a niente e cerchiamo di capire cosa stia succedendo di nuovo ad Alessandria. Sta succedendo che, molto semplicemente, i residenti di Castelceriolo non ne possono più di una discarica abbandonata a se stessa, praticamente incustodita e sepolta dai rifiuti. Siccome a Castelceriolo sono in gran parte mandrogni, quindi levantini dal sangue arabo come in Bassitalia, non dicono mai niente, lasciano andare avanti gli altri e poi, non avendo ottenuto quel che volevano perché i risultati bisogna guadagnarseli, passano alle maniere forti. In Sicilia ti sparano alle gambe, quando va bene, in Mandrognìa danno fuoco alla discarica.
Ed ora il signor Paolo Borasio assessore all’ambiente del Comune di Alessandria deve spiegarci come sia possibile che dopo il primo rogo ne sia divampato un altro nello stesso punto a distanza di quattro giorni che interessa 5.000 metri quadri di rifiuti alti sette metri, per un totale di ben 35.000 metri cubi: ma stiamo scherzando? Dove siamo, a Scampìa?
Non ancora, Tuttavia bisogna dire che Aral Spa, la società consortile di smaltimento rifiuti con sedi a Castelceriolo e a Solero, di cui il Comune di Alessandria ha i due terzi delle quote, si dibatte in una vicenda estenuante che la vede al centro di una controversia con creditori di cui non è chiaro a che titolo siano tali per gli importi milionari vantati. Giorni fa è stata presentata in tribunale la domanda per ammettere Aral al concordato preventivo. La giudice della sezione fallimentare dottoressa Caterina Santinello ha accettato la richiesta, ma questo non vuol dire niente perché per concedere il concordato preventivo occorrono requisiti che Aral, a quanto è dato sapere, non ha.
Innanzi tutto non ci sono soldi e per un concordato in cassa qualcosa bisogna pur avere.
Poi bisogna presentare la contabilità a posto ed aggiornata mentre Aral non sembra avere i conti in ordine.
C’è tempo fino a fine anno per mettere a posto tutto ma siccome i soldi non si stampano in cantina, e non ci sono, non si capisce che razza di concordato si possa chiedere in quanto la giudice, mettendo mani ai conti e constatata la totale assenza di liquidità, opterebbe per il fallimento, anche se la giurisprudenza è orientata verso soluzioni diverse dal fallimento se riferite ad enti pubblici. Infatti il fallimento di Amiu è stato un’anomalia.
A questo punto l’unica strada da percorrere sembra essere il bando di gara per assegnare il servizio di smaltimento rifiuti. Ci aveva già pensato Luciano Vandone nel 2010, ma non gli hanno dato il tempo di farlo perché l’hanno sbattuto sotto processo insieme a Fabbio e Ravazzano per motivi che continuano a sfuggire a chi scrive.
Tutto ciò mentre i rifiuti restano ammucchiati nelle tramogge e nessuno provvede a lavorarli.
La puzza, con le temperature tropicali di questi due mesi, è diventata insopportabile, e alcuni residenti di Castelceriolo hanno dato fuoco ai rifiuti.
La situazione di Aral è solo vittima dell’ignoranza e della malafede e, come ama ripetere il collega Giacobone, io pago.

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