di Andrea Guenna – L’accusa è pesante e può determinare scossoni politici. È quella del vicepremier Luigi Di Maio nei confronti di un ipotetico sabotatore all’interno della coalizione gialloverde che avrebbe manipolato il decreto fiscale licenziato dal governo e spedito a Mattarella. Ipotetico fino a un certo punto perché tra i Grillini, ieri, girava il nome del sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega) il quale, per questo motivo, è furente col vicepremier pentastellato. In questa bagarre si è inserito Mattarella che in una nota fa sapere di non aver ricevuto niente, per cui abbiamo Di Maio che nutre forti sospetti su Giorgetti reo – secondo lui – di aver taroccato un decreto che avrebbe dovuto arrivare al Capo dello Stato, il quale afferma di non averlo mai ricevuto.
È il caos e il premier Conte, ancora una volta, deve fare il pompiere quando da Bruxelles fa sapere che “Il decreto fiscale è stato anticipato al Quirinale in via meramente informale, come è consuetudine fare in questi casi”.
Tutto a posto quindi? Manco per idea.
I rapporti tra Leghisti e Grillini sembrano tesi anche perché non è la prima volta che tra Di Maio e Giorgetti c’è scontro aperto. Infatti, già in occasione del varo del decreto dignità, durante una diretta Facebook, il vicepremier grillino aveva puntato il dito contro i tecnici del Mef e, ovviamente, contro lo stesso sottosegretario vicino a Salvini. Non poteva mancare la presa di posizione della Lega che in una nota ha avuto modo di scrivere: “Noi siamo gente seria e non sappiamo niente di decreti truccati, stiamo lavorando giorno e notte sulla riduzione delle tasse, sulla legge Fornero e sulla chiusura delle liti fra cittadini ed Equitalia”.
Alla base di tutto sembra esserci una profonda incomprensione dovuta al fatto – mi dice il Maligno – che Giorgetti è padano e Di Maio campano, per cui parlano due idiomi non pienamente comprensibili dai rispettivi interlocutori. Certamente Giorgetti quando parla non si capisce cosa dice perché è sgrammaticato. Lo ha dimostrato al recente meeting di CL quando, durante il suo sgangherato intervento, ha detto che “la prescrizione seppelle tutto” (guardare il video per credere), mentre bisognava dire che “la prescrizione seppellisce tutto”. Ecco perché i due non riescono a dialogare, anche se bisogna dire che Giorgetti ha l’attenuante di essere un bocconiano per cui preferisce i numeri alle lettere. Pertanto non è un caso se, quando parla davanti ai Ciellini, il video ha i sottotitoli in italiano che Lupi non può leggere, in quanto non è al computer, per cui non capisce cosa stia dicendo il suo vicino di tavolo come dimostra chiaramente la sua espressione di forte perplessità.
Ma se Lupi che è lombardo fatica a capire quello che dice un altrettanto lombardo come Giorgetti, figuriamoci come è messo male il povero Di Maio che è campano.
Si rende pertanto necessario un interprete quando parlano insieme per evitare una crisi di governo.