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PRIMO PIANO

Cuccaro capitale

20 Dicembre 2018 admin PRIMO PIANO 330

Cuccaro capitale

Cuccaro (Max Corradi) – C’è chi si lancia alla presa della Bastiglia, chi a quella del Palazzo d’Inverno, e chi, più modestamente, “assalta” il Municipio di Cuccaro Monferrato. È successo ieri, quando una quindicina di abitanti del paese, che avevano fatto parte del comitato per il “no” al referendum sulla fusione del comune di Cuccaro con quello di Lu (vinsero i “sì” col 53,5% dei voti a favore), si sono spinti fin dentro gli uffici di Via Roma inscenando una decisa protesta. In questo caso, però, l’“occupazione” è durata giusto qualche ora. Alle otto di sera si è rispedito tutti a casa, e, c’è da crederlo, senza grossi mugugni, che a far raffreddare la cena è un attimo.
Ora, non se ne abbia a male qualcuno se facciamo un po’ d’ironia, ma a seguire la vicenda da esterni, un mezzo sorriso ci scappa. Anche perché, pur con tutto l’affetto per chi dimostra un forte attaccamento al proprio paese d’origine, l’insistenza delle polemiche circa la probabile fusione dei due comuni monferrini, nonché le manifeste resistenze soprattutto dei cuccaresi a tale eventualità, lasciano il tempo che trovano.
Se infatti esistono casi nei quali a simili fusioni possono corrispondere dei processi di fagocitazione di comuni più piccoli da parte di realtà più grandi, col rischio conseguente di perdita dell’identità di alcuni borghi ricchi di storia, qui la questione appare più semplice, dal momento che a vantaggi di natura economica e gestionale comprovati non sembrano doversi necessariamente associare derive che porterebbero il meno popoloso Cuccaro al “dominio luese”. Né tantomeno si sente puzza di bruciato, di chissà quale complotto ai danni di chicchessia. Semmai, puzza di vecchie abitudini, poiché, più che ad una protesta ragionata, verrebbe da chiedersi se non ci si trovi nuovamente a fare i conti con l’ombra dei soliti campanilismi all’italiana, quelli sterili ed insensati ma che tuttavia ci hanno sempre appassionato, da nord a sud, nel mentre la storia proseguiva la sua corsa e nessuno faceva nulla per indirizzarla a vantaggio del Paese o anche solo di un territorio. Troppo presi dalle scaramucce fra comuni, gli Italiani, nelle faide guascone durante le quali, in fondo, non si rischia nulla, e tutti compìti quando invece si tratterebbe di fare sul serio per risollevarsi come popolo. Del resto, anche questa è l’Italia.
Ma nel presente caso, a scorgere sostanziali vantaggi per chiunque a seguito della suddetta fusione non siamo certo solo noi, bensì quelli di scenarieconomici.it, che nel delineare un quadro generale del fenomeno parlano di “interessanti premialità economiche [da parte di Stato e Regione] in quanto la fusione è considerata un processo in grado di ‘fornire risposte ad una necessaria razionalizzazione della spesa ed efficientamento della gestione dei servizi per il cittadino’, che si sommeranno ai risparmi di gestione”. In dettaglio, il sito parla di: minori spese di struttura grazie allo sfruttamento delle economie di scala nei costi e nei tempi, con conseguenti maggiori risorse da dedicare ai servizi ai cittadini e alle imprese, ad esempio per programmi anticrisi e sociali o per incentivare l’efficientamento energetico per cittadini e imprese; incremento quantitativo (più ore) e miglioramento qualitativo (apertura in fasce orarie attualmente non coperte) del livello di accessibilità al pubblico; possibilità di realizzare investimenti in progettazione di nuove opere pubbliche e in manutenzione di quelle esistenti grazie agli incentivi statali e regionali; strategie di programmazione e sviluppo territoriale e urbanistico sovracomunale di area vasta, che prevedano ad esempio la valorizzazione e la cura delle risorse ambientali e idrogeologiche, culturali e sportive presenti; sviluppo di politiche di marketing territoriale. Senza considerare poi che a tutto ciò andrebbe aggiunto un maggior “peso istituzionale” come ente pubblico e che, nello specifico, se la nuova sede comunale unica risiedesse a Lu – come si era detto –, gli uffici archivio e anagrafe resterebbero comunque anche a Cuccaro, così da ridurre praticamente a zero ogni disagio concreto in relazione ai cambiamenti apportati.
Per carità, i cittadini hanno tutto il diritto ad essere pienamente coinvolti in simili processi, a non subire decisioni dall’alto senza magari nemmeno adeguate spiegazioni, e anche a fare opposizione qualora lo ritenessero giusto. Parimenti, sarebbe forse importante compiere uno sforzo per comprendere ragioni le quali, talvolta, vengono invece rigettate per mera pigrizia, per una volontà irresistibile a farsi bastian contrari anche laddove, da un simile atteggiamento, si ha molto più da perdere che da guadagnare. È una storia vecchia di secoli, immutata e apparentemente immutabile, da cui però vengono quasi sempre gli stessi risultati: confusione e arretratezza.
Che cuccaresi e luesi siano allora liberi di celebrare eternamente i loro santi e i loro martiri, ma chi fra di essi leva oggi la voce in opposizione alla nascita del comune di Lu-Cuccaro – o Cuccaro-Lu –, non si dimentichi di fare i conti della serva e, soprattutto, non si confonda: da simili matrimoni, nessuno esce deprivato di un pezzo di sé, delle sue tradizioni, del suo “cognome”. Sono ben altri i rischi del tempo, e riguardano il Paese intero, non solo qualche bel borgo piemontese.
Se ne ricorderanno i nostri orgogliosi manifestanti monferrini?

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