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Politica

L’Ue – meno Italia, Grecia e Svezia – è favorevole al colpo di stato di Trump in Venezuela

1 Febbraio 2019 admin Politica 196

L’Ue – meno Italia, Grecia e Svezia – è favorevole al colpo di stato di Trump in Venezuela

di Andrea Guenna – Nonostante la telefonata del presidente Antonio Tajani (nella foto) fatta ieri a Guadò con la quale lo informava che il parlamento europeo da lui presieduto aveva votato a suo favore riconoscendolo come legittimo presidente del Venezuela, nulla di tutto ciò è ufficiale e non vale praticamente niente essendo quella votazione niente di più che un generico atto politico e non una legittima risoluzione assunta nell’ambito del diritto internazionale.

La consueta arroganza di Macron
Insomma, nulla di ufficiale è uscito dal Vecchio Continente che è spaccato fra i paesi che ritengono legittima la posizione di Maduro e quelli che parteggiano per l’autoproclamato presidente ad interim Juan Guaidò. Non basta perché, per il fatto che in Europa le decisioni di politica estera si prendono all’unanimità, la situazione che si è delineata ieri è di stallo, con Francia, Spagna, Regno Unito, Germania e Portogallo pronti a far rispettare l’ultimatum di otto giorni lanciato sabato scorso per poi riconoscere Guaidò già domenica, nel caso in cui Maduro non convocasse nuove elezioni. Sul fronte opposto ci sono Italia, Grecia e Svezia contrarie a riconoscere Guaidò come presidente del Venezuela perché si tratterebbe di un’ingerenza inaccettabile e non consentita dai trattati internazionali.
Come al solito Macron fa il gradasso e insieme ai Paesi Visegrad, con in testa l’Ungheria, intima l’ultimatum a Maduro “che se ne deve andare immediatamente lasciando la presidenza a Guaidó”. Delirio puro di onnipotenza d’un Galletto nervosetto e un po’ confuso che non avrà nessun effetto a meno che non si pensi di rendere legali i colpi di stato eterodiretti, in questo caso dagli Stati Uniti e avallati dall’Ue.

L’Ue come al solito lavora nel caos
Ieri il Parlamento europeo ha riconosciuto, con una risoluzione non legislativa, Juan Guaidò come legittimo presidente ad interim del Venezuela, invitando i governi e le istituzioni Ue a fare lo stesso, chiedendo altresì la convocazione di elezioni “libere e trasparenti”. La risoluzione è stata approvata con 439 voti a favore, 104 contrari e 88 astensioni. Si tratta di una votazione del tutto inutile in quanto il diritto internazionale lascia solo agli Stati singoli la facoltà di riconoscimento di altri Stati e la Ue non è uno stato singolo. Siamo alle solite con l’Ue che decide su argomenti che non le competono e non decide su quelli che le competono e che gli Stati membri attendono in vano da anni. Oltre tutto, dopo il trattato di Aquisgrana della settimana scorsa che ha sancito l’unione contro natura di Francia e Germania, l’Ue s’è messa a fare politica dimenticandosi il suo ruolo supra (e non super) partes.

L’Italia si è smarcata
Gli eurodeputati del Movimento Cinque Stelle e della Lega si sono astenuti e lo strappo con l’asse franco-tedesco si fa ancora più grave. ”L’Italia non riconosce Guaidò – ha affermato il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano (M5S) in un’intervista – perché siamo totalmente contrari al fatto che un Paese o un insieme di Paesi terzi possano determinare le politiche interne di un altro Paese. Si chiama principio di non ingerenza ed è riconosciuto dalle Nazioni unite. Il più grande interesse che abbiamo -ha aggiunto Di Stefano- è quello di evitare una nuova guerra in Venezuela. Stesso errore che è stato fatto in Libia oggi riconosciuto da tutti”.

Astenuto anche qualche parlamentare del Pd
Gli astenuti del Pd, secondo quanto riferiscono fonti di area renziana, sarebbero eurodeputati schierati con Nicola Zingaretti. Si tratterebbe di Brando Benifei, Goffredo Bettini, Renata Briano, Andrea Cozzolino e Cecile Kyenge. Nel frattempo il golpista filo americano Juan Guaidò ha fatto sapere di aver avuto “incontri clandestini con membri delle forze armate e delle forze di sicurezza”. Intanto, a dimostrazione che Guaidò ha rapporti di amicizia con gli Usa, Guaidò ha rilasciato un’intervista in esclusiva al New York Times, il giornale della finanza americana e del presidente Trump, in cui afferma che “la fine del sostegno dei militari a Maduro è fondamentale per consentire un cambiamento di governo; e la maggioranza di coloro che sono in servizio concordano che le recenti difficoltà del Paese sono insostenibili”. Nell’articolo, Guaidò rivela anche che l’opposizione ha offerto un’amnistia ai militari, a patto che non si siano “resi colpevoli di crimini contro l’umanità”. Insomma il golpista si sente già presidente al servizio degli Usa come lo è stato Pinochet qualche decennio fa in Cile.
E nonostante che alla fine il Parlamento Europeo voto al Parlamento europeo che lo ha riconosciuto, con una risoluzione non legislativa, come legittimo presidente ad interim del Venezuela, il leader dell’Assemblea nazionale ha commentato l’astensione degli eurodeputati italiani dei partiti di maggioranza come “una probabile mancanza di informazioni”.

Guaidò è un usurpatore come lo è stato Pinochet
“Noi non vogliamo arrivare al punto di riconoscere un soggetto che non è stato votato dal popolo come presidente”, ha replicato Luigi Di Maio. “In questi anni – sottolinea il capo politico dei Cinque Stelle – siamo stati già scottati da ingerenze di stati occidentali in altri Stati. “In Venezuela – aggiunge – il cambiamento lo decidono i cittadini, noi siamo dalla parte della pace, della democrazia, dobbiamo creare i presupposti per favorire nuove elezioni”. “Noi vogliamo fare gli interessi della regione, non entriamo nel merito delle singole dichiarazioni”, ha commentato all’AdnKronos il sottosegretario agli Esteri del M5S, Manlio Di Stefano tagliando corto: “Non è un dialogo a due”.

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