Roma (red) – Di solito comanda chi produce, ma in Italia sembra che questa regola non sia presa in considerazione, o funziona al contrario. Se è vero, come è vero, che le regioni padane (Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Trentino, Veneto e Friuli) mantengono l’Italia, ci si aspetterebbe che, in nome dell’Europa dei popoli tanto cara al Pd, la Padania fosse lasciata libera di avere il proprio destino di regione laboriosa e felicemente ricca. Ma qui il Pd cessa di essere europeista e diviene sovranista bacchettando la Padania perché siamo tutti italiani, da Bressanone a Lampedusa, e dobbiamo essere solidali. Poi manda Paolo Gentiloni a fare il commissario dell’economia a Bruxelles anche se, in verità, data la sua ignoranza in materia, sarà agli ordini dei tre vicepresidenti esecutivi (prima di Gentiloni ce n’era uno solo), nel senso che non servirà neppure per firmare i provvedimenti. I tre sono dei mastini del calibro di Margrethe Vestager, Frans Timmermans e Valdis Dombrovskis, responsabili rispettivamente del digitale, del clima e dell’economia. Saranno totalmente indipendenti dal “fantoccio italiano” per il fatto che saranno responsabili del loro portafoglio oltre che del dossier più generale. Niente, ma proprio niente sarà lasciato al povero Gentiloni perché la danese Margrethe Vestager sarà responsabile anche della concorrenza. Altri quattro esponenti saranno vice presidenti non esecutivi: Maros Sefcovic, Vera Jourova, Margaritis Schinas e Dubravca Suica. A questi si aggiunge l’Alto Rappresentante per la politica estera e di Sicurezza Josep Borrell.
Insomma, Paolo Gentiloni, attorniato da sette falchi pronti a piombargli addosso, non farà nulla e non conterà un fico secco.
Da parte sua se il governo giallorosso andrà a Bruxelles col cappello in mano, continua a fare la voce grossa in Italia col ministro per il Sud dal cognome molto, ma molto imbarazzante, Peppe Provenzano (nella foto), che risponde “picche” ai governatori nordisti Fosson, Cirio, Toti, Fontana, Zaia e Fedriga. Durante la trasmissione di stamane su Radio Capital Provenzano ha avuto modo di dichiarare: “Noi abbiamo il dovere di realizzare un’autonomia giusta: il rischio delle proposte di Veneto e Lombardia è quello di spaccare il paese. Noi dobbiamo capire se aggravare la situazione che esiste o se vogliamo invertirla. Gli sprechi vanno combattuti, ma ai costi e ai fabbisogni standard, bisogna affiancare i livelli essenziali delle prestazioni. Non voglio ripartire da zero – ha aggiunto Provenzano – o cestinare il lavoro che è stato fatto ma è necessario integrare e modificare quelle proposte”.
Il governatore della Lombardia ha risposto che in quel caso la Lombardia non starà a guardare ma partirà subito con una legge regionale sulla scuola.
“Aspettiamo il confronto con il ministro Francesco Boccia – ha dichiarato in proposito il governatore lombardo Fontana – ma sulle autonomie regionali bisogna ripartire da dove si era arrivati e la Lombardia è pronta ad assumere le competenze su scuola e sanità”.
La verità è che la Padania vanta il pil più alto e l’economia più forte d’Europa.
E se si volesse fare sul serio la Padania? No, non sarà mai possibile perché l’Europa non vuole un nuovo socio che risulterebbe essere più ricco della Germania.
Noi Polentoni dobbiamo rassegnarci.
Dobbiamo tenerci Grillo e i suoi, Provenzano, i pomodori marci della De Micheli, Conte, l’abusivo Mattarella, l’inglese scritto e parlato di Di Maio, e Papa Francesco.
Ma cosa abbiamo fatto di male?
Il governo giallorosso è europeista quando si tratta di poltrone ma è sovranista quando si tratta di negare l’autonomia alla Padania
