Trieste – La statua di D’Annunzio a Trieste fa litigare Croazia e Italia a cento anni dall’occupazione dell’italianissima Fiume da parte del Poeta Soldato e dei suoi legionari fra i quali alcuni erano massoni come il loro grande condottiero (nella foto in alto c’è chi mostra un segno massonico come quello della mano destra tesa sul petto). La Croazia protesta con una nota consegnata oggi all’ambasciatore d’Italia a Zagabria, con la quale condanna l’inaugurazione della statua di Gabriele D’Annunzio a Trieste avvenuta stamane in occasione del centenario dell’occupazione di Fiume. Lo si apprende da un comunicato del ministero degli Esteri croato. È un atto, si legge nella nota, che “contribuisce a turbare i rapporti di amicizia e di buon vicinato tra i due Paesi”. Inoltre, secondo il ministero degli Esteri croato, le commemorazioni dell’impresa fiumana iniziate oggi con l’installazione della statua del Vate a Trieste “sono anche un omaggio a un’ideologia e a un comportamento profondamente in contrasto con i valori europei”.
Ma ai triestini la statua piace moltissimo, installata nella centrale piazza della Borsa su decisione della Giunta di centrodestra guidata da Roberto Dipiazza, e con una cerimonia celebrata da Giordano Bruno Guerri, presidente del Vittoriale.
Sull’altro fronte la ferma condanna della lodevole iniziativa della giunta di Trieste arriva perfino dalla presidente della Croazia, Kolinda Grabar Kitarovic, che ha fermamente condannato “l’inaugurazione della scandalosa statua della discordia”. Forse la signora Kitarovic dimentica che Fiume è sempre stata italiana e che ciò che di bello conserva l’hanno fatto gli italiani e gli austriaci, ma non certo i croati.
Non si è fatta attendere la risposta su facebook del sindaco Dipiazza: “Come sindaco di Trieste ho sentito il dovere di rendere omaggio a un grande italiano, un grande poeta, un grande letterato come Gabriele d’Annunzio, che ha vie, piazze e scuole che lo ricordano in tutto il Paese. Ricordiamo un grande italiano in una città che viene scoperta ogni giorno da tanti turisti che arrivano dall’Italia e da tutto il mondo. Continuiamo così perché siamo sulla strada giusta”.
D’altronde, nonostante che siamo in Croazia, a Fiume una delle vie principali è intitolata ad Alessandro Manzoni, proprio come a Milano e in tutte le città italiane. Ma a cancellare il ricordo degli italiani per la loro città (negli anni dieci del secolo scorso il 60% dei residenti erano italiani) ci hanno pensato quei galantuomini di americani che nel 1945 hanno compiuto un bombardamento inutile dei quartieri storici, distruggendo mezza città.
Fiume, oggi Rijeka, fu promessa all’Italia per la vittoria nella prima guerra mondiale, ma i tentennamenti del primo ministro Nitti (chiamato da D’Annunzio “cagoia”) prima, e di Giolitti poi, hanno indotto Gabriele D’Annunzio alla testa dei suoi legionari ad occuparla ben prima che fosse legittimamente annessa all’Italia.
Fu una grande impresa quella di D’annunzio che, alla testa dei suoi 2.600 Arditi, entrò in citta il 12 settembre del 1919 tra il tripudio della stragrande maggioranza dei residenti, proclamandone l’annessione al Regno d’Italia (nella foto a lato i fiumani impazziti di gioia salutano l’entrata degli italiani in città).
Hanno fatto bene a Trieste, la città più italiana d’Italia, che ha resistito per due anni (1945 – 1947) alle violenze dei titini jugoslavi appena dopo la fine della seconda guerra mondiale, a dedicare un monumento ad un grande italiano che tutto il mondo onora e ci invidia.
Viva l’Italia libera e sovrana!
Cari croati, giù le mani da D’Annunzio
