di Andrea Guenna – Ci mancava solo che ci accusassero di essere antisemiti e razzisti. Lo hanno fatto i membri della comunità ebraica di Milano che tirano in ballo l’articolo pubblicato il 3 dicembre scorso dal titolo “Il ministro Gualtieri, fautore del Mes, compare nella lista di DCLeaks dei 14 “amici di Soros” al Parlamento Ue” dove si evidenzia il fatto che il nostro ministro delle finanze è ebreo e compare nella lista dei fedeli di Soros, il finanziere ebreo, per cui ci si chiede se effettivamente col Mes si facciano gli interessi dell’Italia o delle banche tedesche. Forse sono in mano agli ebrei anche queste, ma che male c’è? Tutto il mondo sa che nell’ambito della finanza gli ebrei sono presenti massicciamente. E allora? È come dire che in atletica sono presenti moltissimi centometristi – per non dire quasi tutti – di colore. E allora? È come dire che i migliori pizzaioli del mondo sono napoletani. E allora? Posso garantire a tutti che io e la mia redazione non abbiamo niente contro gli ebrei che, anzi, sentiamo molto vicini. Dirò di più: qualche caro amico ebreo ha scritto e scrive per noi, e i suoi articoli sono sempre molto apprezzati. Di più ancora: il sottoscritto ha qualche antenata ebrea, mi ricordo una certa Giuditta Bona che, dopo la conversione al cattolicesimo, ha sposato ai primi del settecento un Guenna, mio avo diretto, quando la famiglia era già convintamente cattolica (annoveriamo preti e suore). Non basta perché il mio cognome, scritto esattamente com’è scritto oggi, è un sostantivo sumero – e gli Ebrei sono Sumeri – per cui in una tavoletta di Ur trovata alla fine del XIX secolo dall’archeologo scozzese Langdon, si legge in Sumero: “gu-za gu-en-na gub-ba-bi e-azag an-na ul-la tu-ra-na-am”, che in Italiano vuol dire: “Il Trono posto in guenna è come il Tempio puro del Paradiso che dimora nello splendore”. Il sostantivo si è trasformato nelle lingue gaeliche in Guinness, Gruen, Grenn/Grenna, Gwenn, Guena, Guerina e Guenna (che è anche un nome di donna che significa candida), e in ebraico in Coen/Cohen, Choem/Cuhen/Cuhem. Inoltre ho lavorato a Milano con amici ebrei coi quali ho avuto ed ho un rapporto splendido di profonda e fraterna amicizia. Ancora: a dimostrare il fatto che siamo vicini agli ebrei è che siamo tra i pochissimi giornali a pubblicare una rubrica fissa sulla storia ebraica in Piemonte e nella nostra provincia (Alessandria): clicca http://www.alessandriaoggi.info/sito/category/rubriche/breve-storia-degli-ebrei-nella-nostra-provincia/.
E poi, nella foto ci sono io: guardate che faccia da Beniaminita ho.
Quando scriviamo che Soros è ebreo, non vogliamo stigmatizzare un bel niente ma sottolineare il fatto che lui ed altri deputati europei, in gran parte ebrei, sono legati da un rapporto di comunanza di intenti. È chiaro che, essendo solitamente politici e uomini di finanza, tendono a tutelare le banche convinti che se gli istituti di credito sono sani, tutti ne beneficiano. È un modo di vedere le cose che si può anche condividere, ma quando di mezzo c’è il destino della nostra Italia che, in questo contesto, potrebbe avere solo svantaggi, gli italiani dicono di no.
Gli è che quando scriviamo che non se ne può più perché gli ebrei sono sempre fra i piedi, non vogliamo offendere nessuno ma affermare, con un pizzico di ironia, che in questo caso l’influenza degli ebrei è sensibile, come quando abbiamo scritto che a Casale conta di più la famiglia ebrea dei Carmi del sindaco, e probabilmente è vero. Sarà perché i discendenti di Giacobbe sono molto solidali fra loro ed hanno sviluppato capacità e sensibilità particolari che li rende più forti, ma le cose stanno così.
Anche mia moglie talvolta mi rompe le balle, ma non per questo ho pensato di ucciderla. E lei lo stesso nei miei confronti.
Quindi la reazione degli amici della comunità ebraica meneghina è del tutto fuori luogo e osservo che gli antisemiti non sono quelli che li mandano a quel paese, ma quelli che non parlano, fingono di rispettarli e poi li chiudono nei campi di concentramento.
E a proposito dei campi di concentramento, dal 1943 al 1945 mio padre Alberto si è fatto due anni a Lukenwalde vicino a Berlino, ed è diventato amico di molti ebrei come Mazzoleni, Brandi, Piemonte, Caldarola, amici sinceri coi quali si sarebbe visto, a guerra finita, ogni anno, il 30 novembre per il tradizionale pranzo di Sant’Andrea. Omnia munda mundis. Shalom.
Per la comunità ebraica di Milano noi siamo antisemiti e razzisti
