di Andrea Guenna – Pochi minuti fa è arrivata in redazione la notizia che a Torino s’è insediata l’ennesima task force italiana per debellare un’influenza. Certo, non è la solita influenza ma il Covid19, un’influenza un po’ particolare di cui, nonostante la montagna di indagini cliniche e anamnestiche su tutti i pazienti sottoposti a test per coronavirus (positivi o negativi) di cui i nostri cerusici sono in possesso, non sappiamo praticamente niente. Se queste analisi fossero state condotte correttamente fin dall’inizio, ma soprattutto, se i nostri medici fossero capaci di leggerle, avremmo da tempo una statistica talmente ricca e differenziata per aree geografiche grandi e piccole, e per categorie anagrafiche e patologiche di pazienti, da poter risolvere quasi ogni problema su eziologia, contagio e cure, e poi anche prevenzione (anche a beneficio di altre nazioni che iniziano adesso il calvario e che, grazie alla nostra inettitudine, devono partire da zero). Ma sappiamo che non è così, per cui è chiaro – lo capisce anche il mio gatto Lillo – che qualcosa non ha funzionato. Ignoranza, confusione, paura, potrebbero essere le cause per cui nel Nord Italia da due mesi siamo nel caos totale mentre i morti aumentano. E dobbiamo accontentarci di constatare che le curve epidemiologiche (contagi, ricoveri, morti) regione per regione, o a livello nazionale e sovrannazionale, coincidono con quelle risultanti da modelli matematici abbondantemente sperimentati in tutto il mondo durante le numerose epidemie dell’ultimo trentennio. Un po’ poco. Risultato è che in Italia siamo paralizzati e stiamo fallendo. Dico sul serio, stiamo fallendo. E cosa fanno i nostri politici? Nominano dei comitati detti task force composti da dozzine o più di pseudo esperti per combattere il Covid19 nella pia illusione di garantire all’Italia la ripresa sotto l’egida dell’immancabile Stellone. La task force del Piemonte annovera l’ex ministro berlusconiano della Salute Ferruccio Fazio, Giovanni Di Perri responsabile delle Malattie infettive dell’Ospedale Amedeo di Savoia di Torino, il presidente dell’Ordine dei Medici di Torino Guido Giustetto, Pietro Presti coordinatore straordinario per il coronavirus dell’Asl di Vercelli, Massimiliano Sciretti presidente dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Torino e Alessandro Stecco neuroradiologo e presidente della Commissione Sanità del Consiglio regionale. Non mancheranno i rappresentanti delle diverse professioni sanitarie e qualche farmacista. Siamo alle solite: siccome i politici non capiscono una beata minchia di quasi niente, ogni volta che c’è un problema che esula dall’ordinaria amministrazione chiamano le truppe cammellate anziché affidarsi ai tecnici dell’ente pubblico di riferimento che, in questo caso, è la Regione Piemonte. Tecnici e dirigenti che percepiscono emolumenti annuali a cinque zeri che paghiamo noi poveri cristi di cittadini lavoratori, che ci ammaliamo, e ci lasciamo anche la pelle per il fatto che lorsignori non sanno che pesci prendere e ci mandano a sbattere. E, nonostante quello che guadagnano, non sono in grado di far fronte ad un’epidemia influenzale un filino più complicata, al punto che i politici, più ignoranti di loro, devono chiamare qualcuno da fuori. Tutto questo non porta da nessuna parte se non al fallimento totale perché sono ormai in troppi al capezzale dell’Italia. E non solo per motivi sanitari.
Multitudo medicorum mors certa.