Asti – È un astigiano il terzo componente di una banda che aveva messo a segno una serie di furti in abitazione ai danni di anziani in Emilia Romagna, Toscana, Liguria e Lombardia.
Si tratta di Enzo Agazzi, 57 anni, catturato dai Carabinieri di Imperia che lo hanno letteralmente braccato.
Nella prima fase dell’operazione erano stati arrestati i suoi due complici: Michele Costa di 39 anni e Francesco Franco di 23 ma lui era sfuggito agli arresti disposti da tre diversi gip, quello di Imperia, quello di Savona e quello di Pesaro.
Con il suo arresto si chiude il cerchio intorno all’indagine “Cops”, chiamata così dai Carabinieri di Imperia perché proprio Agazzi, secondo quanto accertato, era quello che si presentava a casa degli anziani presentandosi come maresciallo dei Carabinieri o, in alternativa, come brigadiere della Guardia di Finanza incaricato di indagare su un giro di banconote false. Gettando anche il dubbio sugli impiegati delle banche in cui gli anziani avevano i loro depositi: l’astigiano diceva, infatti, che questi impiegati erano infedeli e avevano messo in circolazione delle banconote false.
Di qui la necessità di visionare quelle in possesso degli anziani. Dopo essere state “visionate” insieme alle ignare vittime sul tavolo della cucina, la banconote erano accuratamente osservate da vicino dall’uomo che fingeva grande professionalità. Alla fine dell’esame, il truffatore si portava via i pezzi grossi sostenendo che facevano parte della partita di soldi falsi messi in circolazione lasciando agli anziani solo gli spiccioli.
Ma il finto maresciallo non si accontentava solo dei soldi. In alcuni casi si portava via anche oggetti preziosi e gioielli. Con la scusa, infatti, di dover andare a visionarli sull’auto di servizio dotata di un’apparecchiatura in grado di verificarne la genuinità, si dava alla fuga.
Il bottino complessivo che gli inquirenti hanno addebitato a capo della banda cui faceva parte Agazzi è di oltre 200.000 euro.
Mentre gli altri due sono stati arrestati subito, per arrivare ad Agazzi i militari di Imperia hanno dovuto mettere in atto una ricerca durata tre mesi fatta di appostamenti, pedinamenti, controlli stradali ma anche tracciatura con sofisticati dispositivi tecnici digitali.