Il Bando-Truffa che sputtana definitivamente l’Italia: appena pubblicato su internet, alle nove dell’11 maggio scorso, 3.150 aziende hanno risposto e ottenuto i soldi in un secondo
di Andrea Guenna – Non sarà il virus cinese a mettere Ko l’Italia, ma, se va avanti così, Conte, il suo Governo, quei fenomeni dei Grillini e le varie Task Force che costano una fortuna ma non concludono niente. Una masnada composta anche da sciagurati e idioti, se non addirittura da trafficanti di poltrone e volgari impostori, che promette e non mantiene quello che promette agli italiani che ormai, disperati, hanno ripreso a suicidarsi. E se “Giuseppi & Compagni” arrivano sempre in ritardo, qualcun altro sfoggia un tempismo fulmineo oltreché sospetto.
Stavolta parliamo del tanto atteso bando “impresa Sicura” dell’11 maggio scorso, previsto dal decreto Cura Italia (DL 18/2020, articolo 43, comma 1), per il quale c’è stato chi è riuscito a compiere una sorta di mission impossible, nel leggerlo, fare domanda di finanziamento via telematica e calcolare al centesimo l’importo richiesto, tutto in meno d’un secondo.
Nella giornata odierna sono state pubblicate le graduatorie per cui risultano essere state finanziate le prime aziende, la prima delle quali ha compilato la domanda nel tempo record di 0,237 millesimi di secondo, mentre l’ultima ci ha messo un po’ di più: 1 secondo e 46 millesimi. Le imprese che hanno risposto, riuscendo a fare saltare il banco, sono state 3.150 (per chi non ci crede pubblichiamo la classifica delle prime 330 aziende beneficiate, mentre tutta la graduatoria e consultabile nel sito di Invitalia clicando qui https://prenotazione.dpi.invitalia.it/).
Ecco cos’è successo:
- dopo appena un minuto dall’apertura dello sportello telematico, avvenuta puntualmente alle 9:00 dell’11 maggio, erano già state effettuate 59.025 richieste di prenotazione da parte di 42.753 imprese per un importo di 498.841.142 euro;
- dopo undici minuti le prenotazioni erano diventate 91.000;
- alle 9,42 erano 110.749 per oltre un miliardo di euro di richieste di rimborsi, a fronte di una dotazione complessiva di 50 milioni di euro, e già questo fatto aveva creato molte perplessità per i pochi fondi destinati.
Abbiamo quindi la prova incontrovertibile della truffa e qualcuno in Invitalia, l’Agenzia nazionale per l’attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, di competenza del Ministero dell’Economia, ne deve rispondere, a cominciare dal ministro Roberto Gualtieri che di economia e finanze non ci capisce molto essendo laureato in Storia.
Ma ciò non toglie che, anche se Gualtieri non capisce una beata minchia di finanza pubblica, non poteva ignorare la colossale truffa che ha regalato 50 milioni di soldi nostri a 3.150 ladri che hanno potuto ottenere il finanziamento grazie ad un programma informatico che è entrato nel sistema di Invitalia catturando l’elenco, per cui, appena pubblicato il bando, in circa un secondo c’è stata una rapina molto ben orchestrata. È infatti umanamente impossibile fare tutto ciò, se non utilizzando programmi boot fuorilegge e purtuttavia proposti da diversi call center che hanno contattato le aziende per il bando, rispondere in modo così fulmineo, praticamente istantaneo alla pubblicazione.
Tutto ciò è successo dieci giorni fa.
E in tutti questi giorni il ministro Gualtieri cos’ha fatto per rimediare?
Non s’è accorto di niente?
Dov’era?