Alessandria – “Una decisione sciagurata quella di dimettere la paziente dall’ospedale di Alessandria”. Lo affermano i consulenti della procura Luca Tajana e Carlo Bulgheroni, il caso è quello di Ingrid Vazzola, la giovane madre di Oviglio morta lo scorso 18 giugno, incinta della seconda figlia.
Secondo Tajana e Bulgheroni quando Ingrid fu dimessa l’infezione da streptococco era già in atto. E non fu vista o non fu cercata con scrupolo e coscienza professionale. E’ di questa negligenza e imperizia che la procura ritiene responsabili due dei medici che hanno avuto in carico Ingrid Vazzola tra il 17 e il 18 giugno: Angelo Chiappano, 47 anni, in servizio al Pronto Soccorso, tutelato da Piero Monti, e Ezio Capuzzo, 55, ginecologo, difeso da Giuseppe Cormaio.
Per gli altri cinque medici che, all’inizio, erano stati comunque indagati, il procuratore Enrico Cieri e il sostituto Andrea Trucano chiedono l’archiviazione: escludono che abbiano avuto responsabilità nella tragedia. Che, invece, ipotizzano nelle condotte di Chiappano e Capuzzo, con l’orientamento a chiedere il loro rinvio a giudizio per omicidio colposo.
Chiappano e Capuzzo, dopo l’avviso di chiusura delle indagini, hanno voluto spiegare personalmente le loro posizioni al pm e hanno anche depositato un paio di consulenze ciascuno, con tesi opposte a quelle sostenute dai tecnici della procura oltre che dei famigliari, rappresentati dai legali Francesco Sangiacomo, Vittorio Spallasso e Angela Massa.
Secondo quanto ricostruito, la causa della morte di Ingrid sarebbe da circoscrivere tra il 17 giugno quando, dopo il ricovero verso mezzanotte, la puerpera fu sottoposta a visita ginecologica, e il mattino del 18 alle 10 quando fu dimessa dal Pronto soccorso, per farvi ritorno, ormai in gravi e irrimediabili condizioni, poche ore dopo.
La giovane madre, dopo una tranquilla passeggiata serale a Oviglio con il marito, aveva iniziato ad accusare dei malesseri febbrili, tanto che il consorte l’aveva poi accompagnata al Pronto Soccorso.
Qui, oltre ad accertamenti clinici, la dottoressa di turno aveva chiesto una visita specialistica al ginecologo Capuzzo. Il medico afferma che Ingrid “non stava male, non aveva febbre e gli esiti dei primi esami del sangue erano perfetti”.
Al ritorno in Pronto soccorso, era stata rilevata la febbre e si era disposta l’emocoltura. Alle 8, la dottoressa aveva terminato il turno e aveva passato le consegne al collega Chiappano che senza consultare l’esito dell’emocoltura, che, si appurerà poi, aveva evidenziato l’infezione in atto, aveva dimesso la donna raccomandando tachipirina e riposo.
Ma giunta a casa, Ingrid aveva iniziato a stare sempre peggio. Il marito l’aveva riportata in ospedale. Era mezzogiorno del 18 giugno.
La situazione era apparsa disperata, si era tentato un cesareo in urgenza, ma la neonata era morta. Era subentrata pure un’emorragia grave. Si era tentato il tutto per tutto coinvolgendo anche il chirurgo vascolare, ma in sala operatoria, ormai, la situazione era diventata irreversibile.
Secondo la procura, è stata l’infezione da streptococco ad aver ucciso Ingrid e la piccola.
I legali dei due medici sotto accusa, dopo la notifica di chiusura indagini, hanno consegnato al pm le relazioni dei loro consulenti: una delle tesi difensive, comune a entrambi, è che “nessun antibiotico, e per di più con il tempo di una sola somministrazione, avrebbe potuto fermare la sepsi fulminante che ha colpito la puerpera.”
Non la pensano così i consulenti della procura e quelli nominati dai legali che rappresentano i famigliari: “Con gli antibiotici Ingrid e Alice si sarebbero potute salvare”.
Morte Ingrid Vazzola, chiuse le indagini: due medici a giudizio per la giovane madre di Oviglio deceduta in gravidanza all’ospedale di Alessandria
